“Storia di una torre”: per la prima volta la comunità di San Giacomo raccontata nel volume di Bruno Dall’Anese

 

La “Storia di una torre” non è solo la storia della Torre di Veglia, ma quella di una intera comunità negli ultimi 100 anni. Partito da quello che voleva essere il ricordo dei Caduti della Grande Guerra della frazione vittoriese in occasione del centenario della vittoria, il lavoro portato avanti da Bruno Dall’Anese, con la redazione dello storico foglio parrocchiale “Torre di Veglia” e la parrocchia, ha voluto coprire uno spazio ancora vuoto: la storia di San Giacomo di Veglia, vissuta attraverso la ricostruzione, appena conclusa, di quello che era il simbolo del paese, la sua torre campanaria.

L’antica torre “vigiliae” di epoca romana che prima della guerra era alta 22 metri, e che fu dimezzata per il rischio di crollo nel 1922, lasciando le campane allo scoperto, con il nuovo restauro tornerà all’altezza originale. Questo campanile-torre fu destinato a diventare il punto di riferimento del paese e il suo recupero, così come la sua storia, sono molto cari alla comunità.

Dal lavoro di Dall’Anese è uscito un lavoro completo, che é durato la bellezza di 5 anni, stampato in duemila copie a disposizione delle famiglie sangiacomesi e di chi vorrà conoscere fatti, aneddoti e la storia di una comunità sotto tutti gli aspetti, civile, sportiva, religiosa.

Storia del paese ma anche quella del periodico La Torre di Veglia, che da 60 anni ininterrottamente, grazie al lavoro di una redazione di volontari-parrocchiani, esce e informa i sangiacomesi di qualsiasi cosa avviene e interessa la comunità: diretto ora da don Giampietro Moret, sulle pagine interne di copertina del nuovo libro l’autore e la redazione hanno voluto riportare i nomi di tutti coloro che hanno scritto una notizia sul periodico nel corso degli anni.

L’idea é nata perché ci é parso doveroso collegare il racconto dei caduti alla loro terra, creando un contesto che inglobasse la storia di questa comunità” racconta don Giulio, parroco di San Giacomo, che continua entusiasta: “Finora non c’erano scritti sulle memorie dei sangiacomesi: il paese é stato felice del progetto, molte famiglie si sono riconosciute e hanno contribuito con foto storiche e testimonianze”.

Dall’Anese, tra le sue ricerche, ha fatto alcune scoperte di rilievo, come quella sulla storia del monastero, riuscendo a ricondurlo a un possedimento dei conti Crotta, una famiglia influente nel vittoriese, che inizialmente l’aveva adibito a villa di campagna, per poi passare alle suore nei primi del ‘900.

“Intorno al monastero è sorta tutta la comunità di San Giacomo di Veglia – continua Dall’Anese – e sono felice di aver contribuito a creare un filo rosso nella nostra storia, penso sia uno studio interessante e utile a tutti“.

Entrambi poi ricordano il grande contributo di don Michele Arcangelo Ossi, colui che per primo ha promosso il recupero della torre, ottenendo ben 60mila euro dalla Cei: senza di lui, concordano, il progetto non sarebbe partito.

 

(Fonte: Alice Zaccaron © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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