Addio all’ex magistrato Francesco Saverio Pavone, noto per le maxi inchieste condotte contro la Mafia del Brenta di Felice Maniero: è mancato ieri, lunedì 16 marzo, nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale dell’Angelo di Mestre, dove era ricoverato da due settimane a causa di alcune problematiche polmonari. Era risultato positivo al tampone del Coronavirus.
Nato a Taranto il 25 marzo del 1944, Pavone risiedeva nella provincia di Venezia. Aveva iniziato la propria carriera come funzionario di cancelleria, prima in pretura e poi in tribunale nel settore penale, fino a diventare dirigente dell’ufficio di sorveglianza di Venezia.
Successivamente, dal 1989 al 1993, aveva rivestito i ruoli di pretore penale e di giudice istruttore nella sede distaccata di Mestre della Pretura circondariale di Venezia.
Dal 1994 al 2008 aveva fatto parte della direzione distrettuale antimafia nella Procura della Repubblica di Venezia, dove si era occupato specialmente di casi di criminalità organizzata, mentre dal 2008 al 2010 aveva lavorato nella Procura generale lagunare. Aveva concluso la propria carriera alla guida della Procura di Belluno.
Francesco Saverio Pavone collaborava con il magistrato Giovanni Falcone, tanto che il giorno della strage di Capaci (23 maggio 1992), quando lo stesso Falcone perse la vita assieme alla moglie e ad alcuni uomini della scorta, avrebbero dovuto incontrarsi per discutere di un’estradizione.
“Un servitore autentico dello Stato”, è stato definito da Bruno Pigozzo, vicepresidente del consiglio regionale del Veneto, il quale ha ricordato come avesse dedicato la propria vita alla legalità.
In effetti, Pavone era stato il magistrato a capo delle inchieste contro la banda mafiosa di Felice Maniero, a cui aveva dato parecchio filo da torcere, tanto che il boss veneto aveva programmato e ordinato il suo assassinio. Alla fine Francesco Pavone era riuscito a smantellare la Mafia del Brenta e a incastrare la banda dei giostrai, responsabile di diversi episodi di sequestro di persona.
Mafie, ecomafie, omicidi, rapine, traffico di droga, riciclaggio di denaro: sono state soltanto alcune delle questioni affrontate dall’ex giudice nel corso della sua carriera.
Era balzato agli onori della cronaca anche nel luglio del 2017, per aver fatto arrestare una borseggiatrice di 31 anni che aveva tentato di derubarlo: l’ex magistrato si trovava sul pontile del vaporetto della linea 2 di piazzale Roma a Venezia, dove era riuscito a sventare il tentato furto della ladra ai suoi danni, tenendola immobilizzata fino all’arrivo della polizia.
Una figura, quella di Pavone, ricordata per la professionalità e competenza, oltre che per la sua umanità, come aveva spiegato Michela Pavesi in occasione di un’intervista rilasciata a Qdpnews.it sulla vicenda che aveva coinvolto la nipote Cristina Pavesi, vittima senza giustizia del boss Felice Maniero.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
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