Premessa: se un extraterrestre avesse buttato un occhio al nostro pianeta 60 mila anni fa avrebbe osservato almeno 5 umanità. Tra queste 5 specie, un nostro cugino indonesiano Homo floresiensis, la più piccola creatura umana che ha camminato sulla Terra, e noi, Homo sapiens, attualmente unica specie sopravvissuta del genere Homo.
Immaginate che ET avesse fatto atterrare la sua astronave su un’isola remota dell’Indonesia e avesse camminato attraverso la foresta tropicale. L’aria è umida, il sottobosco è fitto e, improvvisamente, un gruppo di ominidi alti poco più di un metro. Ecco il mondo dell’Homo floresiensis o, come lo chiamano affettuosamente i paleoantropologi, lo “hobbit” dell’evoluzione umana.
Fatta la doverosa premessa paleoantropologica (un po’ romanzata perché ET non esiste!) ora la straordinaria scoperta scientifica che potete leggere in questo articolo su Nature Communications.
Un team di scienziati giapponesi e australiani ha trovato e analizzato dei nuovi resti nell’isola di Flores, in Indonesia. Questi antichi resti ci raccontano una storia sorprendente: gli antenati dell’Homo floresiensis erano ancora più piccoli di quanto avessimo mai immaginato, circa 6 cm più bassi dei loro discendenti “giganti” di 60 mila anni fa.
Questa scoperta ha stravolto le ipotesi precedenti dei paleoantropologi. Dal punto di vista evolutivo, siamo abituati a osservare come le specie si adattino al loro ambiente nel corso del tempo. Solitamente, sulle isole, vediamo specie grandi rimpicciolirsi e specie piccole ingigantirsi – un fenomeno noto come “regola dell’isola”. Ma qui abbiamo un caso unico: una specie già minuscola che diventa… leggermente più alta!
Ma come in ogni buona verità scientifica, più scopriamo, più domande emergono. Perché Homo floresiensis è diventato più alto nel corso delle generazioni? È come se stessimo osservando l’evoluzione giocare a un gioco di cui non conosciamo ancora tutte le regole.
La questione delle origini di questa specie è altrettanto intrigante. Come ci insegna la biologia, abbiamo spesso osservato come le specie si adattino a nuovi ambienti, ma il caso dell’Homo floresiensis è particolarmente affascinante. Potrebbe discendere dall’Homo erectus, ma fino ad ora gli scienziati non hanno trovato tracce di questa specie sull’isola di Flores. O forse il suo antenato è l’Homo habilis, già di piccola statura? È come cercare di ricostruire un albero genealogico con pezzi mancanti del puzzle.
L’adattamento all’ambiente insulare gioca sicuramente un ruolo cruciale in questa storia. È stata proposta una spiegazione coerente con molte delle osservazioni nel regno animale; magari non c’era bisogno di essere di corporatura massiccia, il che richiede più cibo e richiede più tempo per crescere e riprodursi, forse. In un’isola isolata come Flores, senza predatori mammiferi e altre specie di ominidi, essere piccoli poteva essere un vantaggio.
Ma come sono arrivati i loro antenati sull’isola? Come spesso accade forse potrebbe essere stato “un probabile evento casuale”? Questa ipotesi mi ricorda quanto l’evoluzione possa essere influenzata da eventi fortuiti, un tema spesso esplorato negli studi sulle migrazioni animali.
Mentre rifletto su queste scoperte, non posso fare a meno di meravigliarmi della complessità e della bellezza dell’evoluzione. L’Homo floresiensis ci ricorda che la natura è piena di sorprese, e che la storia della nostra specie è intrecciata con quella di tutta la vita sulla Terra.
Per rispondere alle molte domande ancora aperte, i paleoantropologi dovranno continuare a scavare, letteralmente e figurativamente. Devono trovare altri fossili che colmino il vuoto temporale tra 700 mila e 60 mila anni fa. È come se stessero cercando di ricostruire un film guardando solo il primo e l’ultimo fotogramma.
In conclusione, la storia dell’Homo floresiensis è un affascinante capitolo nel grande libro dell’evoluzione umana. Ci ricorda come di fronte a nuovi dati, gli scienziati siano sempre pronti a mettere in discussione le ipotesi scientifiche e a farci meravigliare di fronte alle sorprese che la natura ci riserva.
Dopo tutto, è questa curiosità insaziabile che ci spinge a continuare a esplorare, a scoprire e a comprendere sempre di più il meraviglioso mondo in cui viviamo.
(Autore: Paola Peresin)
(Foto: Wikipedia)
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