Tempesta Vaia, Bostrico e Picchio nero, una lezione di sostenibilità

Le foreste alpine stanno affrontando una serie di sfide interconnesse che richiedono una spiegazione approfondita. Come purtroppo ben sappiamo, nel 2018, la tempesta Vaia ha rappresentato un punto di svolta nella comprensione della vulnerabilità dei nostri ecosistemi forestali. Quando venti di straordinaria intensità hanno attraversato le Alpi, hanno letteralmente sradicato milioni di alberi, creando vaste distese di tronchi abbattuti.

Questo scenario di devastazione ha innescato un effetto domino nell’ecosistema. I tronchi abbattuti e gli alberi indeboliti hanno creato un ambiente perfetto per la proliferazione degli scolitidi. Questi insetti, dei minuscoli coleotteri a cui appartiene la specie bostrico (Ips typographus), si nutrono del legno e normalmente svolgono un ruolo importante nel rinnovamento naturale della foresta. Tuttavia, trovandosi di fronte a una quantità abnorme di materiale legnoso disponibile, la loro popolazione è aumentata in modo esponenziale, trasformandoli da decompositori naturali a vera e propria minaccia per la sopravvivenza degli alberi sani circostanti.

I cambiamenti climatici hanno ulteriormente complicato la situazione. Gli inverni sempre più miti non riescono più a contenere naturalmente le popolazioni di questi insetti attraverso le basse temperature, mentre le estati calde e secche accelerano i loro cicli riproduttivi. In risposta a questa emergenza, le autorità forestali hanno implementato massicce operazioni di disboscamento, rimuovendo non solo gli alberi già abbattuti dalla tempesta, ma anche quelli infestati dagli scolitidi.

Questo intervento, sebbene necessario dal punto di vista della gestione forestale tradizionale, ha sollevato preoccupazioni sulla conservazione della biodiversità. Le foreste non sono semplicemente collezioni di alberi, ma ecosistemi complessi dove ogni elemento svolge un ruolo cruciale. Il picchio nero, per esempio, è considerato una specie chiave perché le cavità che crea negli alberi per nidificare diventano successivamente casa per molte altre specie di uccelli, pipistrelli e piccoli mammiferi.

Una bella ricerca (che trovate qui) suggerisce che un approccio più equilibrato sia possibile e necessario. Invece di procedere con il disboscamento totale delle aree colpite, si propone di mantenere delle “isole” di alberi, specialmente intorno ai siti di nidificazione. Questo approccio permetterebbe di preservare gli habitat critici per la fauna selvatica mentre si gestisce l’emergenza degli alberi danneggiati.

La gestione forestale moderna deve quindi evolvere verso un modello più flessibile frutto di un approccio ecosistemico. Non si tratta più semplicemente di massimizzare la produzione di legname o di rispondere alle emergenze nel modo più rapido possibile, ma di trovare un equilibrio tra le necessità economiche, la sicurezza del territorio e la conservazione della biodiversità. Questo richiede una comprensione profonda delle dinamiche ecologiche e la capacità di prevedere le conseguenze a lungo termine delle nostre azioni di gestione.

Le lezioni apprese dalla tempesta Vaia e dalla successiva infestazione di scolitidi stanno guidando lo sviluppo di nuove strategie di gestione forestale. Queste esperienze ci insegnano che la resilienza delle foreste dipende dalla nostra capacità di mantenere la loro complessità ecologica anche quando dobbiamo intervenire per gestire le emergenze.

Il futuro della gestione forestale risiede quindi nella nostra capacità di integrare le conoscenze scientifiche più recenti con pratiche di gestione innovative e rispettose dell’ecosistema.

(Autrice: Paola Peresin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
(Articolo e foto di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata

Total
2
Shares
Related Posts