Sostenibilità oltre la pubblicità

Sostenibilità oltre la pubblicità

La sostenibilità vera, quella che un valore scientifico misurabile, non quella della stucchevole pubblicità che ci attanaglia ogni giorno, è un concetto che nasce 40 anni fa, quando appare evidente come le indicazioni biologiche per uno sviluppo sostenibile abbiano bisogno di finanziamenti.

Negli anni ’80, il biologo statunitense Thomas Lovejoy propose un’innovativa soluzione per la crisi del debito in America Latina: i “debt-for-nature swaps”. Questa idea prevedeva che i creditori riducessero o cancellassero il debito in cambio dell’impegno dei paesi debitori a finanziare specifiche attività ambientali che avessero un chiaro e misurabile valore sostenibile.

Il primo “debt-for-nature swap” fu realizzato in Bolivia nel 1987. Nei primi anni ’90, questo approccio generò oltre 164 milioni di dollari in spese per la biologia della conservazione attraverso almeno 48 diversi scambi in 15 paesi. In questa fase iniziale, gli scambi coinvolgevano principalmente i governi dei paesi debitori e le organizzazioni non governative (ONG) ambientali.

La fase successiva, iniziata nei primi anni ’90, vide la leadership dei paesi industrializzati, in particolare gli Stati Uniti e altri membri del Club di Parigi, con un ruolo minore per le ONG. Gli Stati Uniti guidarono questa fase attraverso l’Enterprise for the Americas Initiative del 1990 e il Tropical Forest Conservation Act del 1998, focalizzandosi sulle foreste tropicali umide del Sud America.

Tra il 1984 e il 2015, i “debt-for-nature swaps” diressero poco più di 1 miliardo di dollari alla conservazione. Tuttavia, verso la metà degli anni ’90, l’interesse dei debitori iniziò a diminuire a causa di diverse criticità. Prima tra tutte, la “scarsa misurabilità” degli interventi sostenibili.

Negli anni successivi, i “debt-for-nature swaps” continuarono, ma con una frequenza inferiore. Furono introdotte alcune innovazioni, come gli “scambi di debito sovvenzionati” e l’inclusione di obiettivi di riduzione delle emissioni e adattamento climatico.

Nel corso dei decenni, sono state tratte importanti lezioni dall’esperienza dei “debt-for-nature swaps” e dalle valutazioni delle politiche di conservazione e sviluppo. Queste lezioni hanno evidenziato la necessità di riforme per rendere più efficaci questi strumenti.

Avvicinandoci al presente, le condizioni globali sono cambiate. Gli atteggiamenti verso la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico si sono evoluti, e le istituzioni di sviluppo internazionali hanno abbracciato la salute planetaria come fondamentale per la crescita economica e la riduzione della povertà.

Nel 2021, uno scambio di natura a sostegno della conservazione marina in Belize ha dimostrato che il ridimensionamento nazionale è possibile.

Infine, alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima del 2023, le banche multilaterali di sviluppo e le istituzioni ambientali si sono impegnate ad aumentare il numero, la dimensione, i tipi e l’efficacia dei meccanismi di finanziamento per sostenere i paesi in via di sviluppo nell’affrontare le crisi interconnesse del debito, del clima e della biodiversità. È stata istituita una “Task Force on Sustainability-Linked Sovereign Financing for Nature and Climate” per stabilire un quadro per riformare i “debt-for-nature swaps”.

Sembra che i Paesi in via di sviluppo si stiano impegnando per rendere reali, cioè scientificamente misurabili, gli indirizzi biologici intrapresi per promuovere la sostenibilità.

In questo link le modalità con cui vengono definiti i metodi e le metodologie per compensare la perdita di biodiversità e per mitigare la crisi climatica, e qui l’ammontare del debito.

E i Paesi “sviluppati”?

Interessante “misurare” quante iniziative “sostenibili” siano misurabili “biologicamente” e quante rispondano a logiche burocratico-amministrative.

Oltre la pubblicità, quindi.

(Autore: Redazione Qdpnews.it)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
(Articolo e foto di proprietà di Dplay Srl)
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