Continua a far discutere la scelta della scuola primaria “Edmondo De Amicis di Agna”, Comune in provincia di Padova, di sostituire il nome di Gesù con la parola “cucù” nel testo di una canzoncina in occasione della tradizionale recita natalizia.
La motivazione delle maestre e della dirigente, che hanno sottolineato come a scuola siano stati fatti sia il presepe che l’albero di Natale, era quella di non offendere i bambini e i genitori che non seguono la religione cristiana.
La vicenda ha scatenato un polverone forse inaspettato, che ha spinto l’Italia intera a riflettere su come alcune realtà stiano interpretando il fenomeno del multiculturalismo e la volontà di integrare i cittadini stranieri che non professano la fede cristiana.
Sul tema si è espresso anche Ait Alla Lhoussaine, presidente della Federazione Regionale Islamica del Veneto, che ha toccato l’argomento nel suo messaggio con gli auguri di Natale che da anni invia agli “amici cristiani”.
“Non metto in dubbio le buone intenzioni delle maestre e della dirigente – sottolinea Lhoussaine -, ma non è ‘oscurando‘ i simboli Natale che si aiuta l’integrazione. Noi musulmani siamo consapevoli di vivere in un Paese che ha una tradizione cristiana. Non ci sogneremmo mai di chiedere, o addirittura di imporre, a chi ci accoglie di modificare la propria storia per venirci incontro. Poi perché Gesù dovrebbe offendere i musulmani considerando che è un profeta anche per l’Islam? Nel mio Paese, il Marocco, ci sono chiese, moschee e sinagoghe a poca distanza le une dalle altre ed è bello farci gli auguri in occasione delle principali festività delle varie religioni”.
“Per questo – continua – da anni mi piace inviare messaggi di auguri ai miei ‘fratelli cristiani’ in occasione del Santo Natale o della Pasqua. I veri musulmani non vogliono ‘sabotare il Natale‘, piuttosto chiediamo che ci vengano riconosciuti diritti importanti come quello di poter seppellire i nostri defunti in cimiteri islamici. Spero che tante amministrazioni comunali si mettano una mano sulla coscienza perché, di fronte alla morte e al dolore delle persone, certe contrapposizioni non hanno ragione di esistere”.
“Rivolgo a tutti i cristiani – prosegue – i più fervidi e sinceri auguri di buon Natale, affinché rappresenti un’occasione di riflessione per tutte le fedi, per ripensare l’esistenza umana come straordinaria opportunità di fraternità, di amicizia, di incontro e collaborazione. La nascita miracolosa e benedetta di Gesù, figlio di Maria, pace e benedizione su di loro, ci invita all’impegno e alla costruzione di relazioni umane capaci di rendere più fraterna, solida e serena la convivenza civile”.
“Il Natale – conclude – non è semplicemente un atto della memoria, una ripetizione di gesti trasmessi nella catena della tradizione e degli affetti, ma è anche l’occasione per prendere coscienza del cammino di dialogo e di conoscenza compiuti e di quello che ci aspetta, nella nostra reciproca capacità di amare e di compiere il bene, con generosità verso il prossimo. È l’occasione per guardare ai nostri rapporti con lo sguardo di chi ne misura l’autenticità e per ripartire con maggior forza nell’impegno per la pace, al servizio della persona, del bene comune e del creato”.
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