Nordio risponde a Szumski: “Chi delinque non va a guardare la pena prima di commettere un reato, serve anche l’educazione”

“È una pia illusione che l’inasprimento delle pene da solo possa determinare una riduzione dei delitti”: risponde così il ministro della Giustizia Carlo Nordio – a margine della firma del protocollo con la Regione Veneto oggi a Venezia – a Riccardo Szumski, portavoce dell’associazione “Resistere“.

Intervista di Rossana Santolin

In una lettera, inviata allo stesso Nordio, al presidente della Regione Veneto Luca Zaia, al presidente del Consiglio Regionale Roberto Ciambetti e per conoscenza al premier Giorgia Meloni, l’associazione sostiene che l’omicidio di Margherita Ceschin sia la riprova di quanto “le istituzioni dello Stato Italiano non riescono a garantire la sicurezza dei cittadini in alcun modo”.

“Questo è un problema molto complesso – ribatte Nordio -: i fatti di sangue purtroppo ci sono dei tempi di Caino e Abele e le leggi repressive esistono, e in Italia sono anche molto severe”.

La legge penale non deve essere la sola deterrenza nei confronti del potenziale reo, ma “bisogna incidere molto di più sull’educazione e sul senso civico – continua il ministro –: questo vale non solo per i delitti di sangue o per gli stessi omicidi stradali, ma per tutto”.

Secondo il ministro, l’educazione che va di pari passo con la pena serve anche per molti dei fatti di sangue di cui si parla in questi giorni anche a livello nazionale, soprattutto reati contro le donne e l’identità sessuale.

“Il reo non va a guardare sul Codice penale quale sia la pena edittale nel massimo e nel minimo – conclude Carlo Nordio -; uno perché è convinto di farla franca e di non essere né individuato né punito, e in secondo luogo perché in quel momento prevale su tutto la sua tendenza a delinquere e qui si può incidere solo con l’educazione“.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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