L’insostenibilità di una emergenza permanente

Nel cuore dell’Unione Europea, un dramma silenzioso si sta svolgendo nei campi e nei frutteti. Il Professor Simone Tosi dell’Università di Torino, insieme al suo team di ricercatori, ha recentemente alzato il sipario su questa scena inquietante pubblicando uno studio rivelatore su “Science of the Total Environment” che trovate Qui 

La trama si dipana attorno a un protagonista inaspettato: le autorizzazioni d’emergenza per i pesticidi. Queste, concepite come uno strumento di ultima istanza, si sono trasformate in un espediente comune, creando quella che gli scienziati definiscono una “stabile emergenza agricola“.

I dati raccolti dal team di Tosi dipingono un quadro preoccupante. Le autorizzazioni d’emergenza, lungi dall’essere eccezioni limitate, si protraggono ben oltre i 120 giorni previsti dalla normativa, rinnovandosi ciclicamente come in un loop temporale distopico. Ancora più allarmante, il 21% di queste deroghe riguarda sostanze attive ad alta tossicità, precedentemente respinte dal rigoroso processo di Valutazione del Rischio dell’UE.

“L’ampio uso delle Autorizzazioni d’Emergenza nel tempo e nello spazio porta alla contaminazione ambientale da parte di numerose sostanze attive non approvate e altamente tossiche”, avverte il Professor Tosi, la sua voce un monito in un paesaggio agricolo sempre più compromesso.

Questo fenomeno non è confinato a poche aree isolate. Come un’onda che si propaga, le autorizzazioni d’emergenza si estendono attraverso il continente, creando un mosaico di rischi per la salute umana e l’integrità degli ecosistemi. La ricerca solleva interrogativi profondi sulla sostenibilità a lungo termine delle pratiche agricole attuali, evidenziando una dipendenza quasi patologica da sostanze che dovrebbero essere l’ultima risorsa.

Il ricercatore Luca Carisio, co-autore dello studio, offre uno spiraglio di speranza in questo scenario cupo: “La nostra ricerca intende facilitare l’implementazione di strategie di controllo sostenibili perché il nostro ambiente diventi più sano e sicuro”. È un appello all’azione, un invito a ripensare radicalmente l’approccio alla protezione delle colture.

Lo studio non si limita a diagnosticare il problema, ma prescrive anche una terapia. Invoca un controllo più rigoroso sull’uso delle autorizzazioni d’emergenza, una maggiore trasparenza nei dati e, soprattutto, un investimento massiccio nella ricerca di alternative sostenibili. È una chiamata a un cambio di paradigma nell’agricoltura europea, da un modello reattivo basato su interventi chimici d’emergenza troppo impattanti ad uno proattivo, fondato su una chimica diversa, su pratiche ecologicamente sostenibili.

Mentre il sipario cala su questo atto della saga agricola europea, il pubblico – costituito da legislatori, agricoltori e cittadini – è lasciato con una domanda pressante; saremo in grado di riscrivere il copione della nostra relazione con la terra, o continueremo a recitare in questa tragedia ambientale mascherata da commedia dell’emergenza?

La risposta a questa domanda determinerà non solo il futuro dell’agricoltura europea, ma anche la salute dei suoi ecosistemi e dei suoi cittadini per le generazioni a venire.

(Autore: Paola Peresin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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