Osservare da vicino le usanze di una cultura, per comprenderla e, magari, accorciare eventuali distanze: è questo il messaggio che l’altra sera è stato lanciato a Onigo di Pederobba, luogo in cui si è svolto un evento particolare, all’insegna del dialogo interreligioso.
Lo spazio dell’oratorio parrocchiale ha infatti ospitato una cena di Ramadan, all’insegna di piatti tipici etnici, accompagnati dal tradizionale té alla menta.
Come è noto, per la religione musulmana siamo in pieno Ramadan, un mese sacro che prevede il digiuno dall’alba al tramonto.
L’iniziativa è stata organizzata dalla Federazione Regionale Islamica del Veneto, con l’associazione S.I.M.S.P. e il patrocinio del Comune di Pederobba.
In quell’occasione non è mancato uno spazio allestito dal minimarket Nakhla, completo di spezie, profumi, tè vari e oggettistica tipica.


Un appuntamento che è stato molto partecipato, non soltanto dalla comunità islamica, ma anche da quella cristiana.
Presenti anche il sindaco di Pederobba Marco Turato,il vicesindaco Fabio Maggio, l’assessore ed ex sindaco Raffaele Baratto e parte dell’amministrazione comunale, una rappresentanza dell’opposizione e don Lino Bertollo. Presente anche l’assessore all’Ambiente di Pieve di Soligo Mohammed Hammouch.
Un’iniziativa, quella della cena, che è stata preceduta da un momento di confronto su quelle che sono le iniziative realizzate dalla Federazione e di realtà come l’associazione Giovani marocchini, all’insegna del dialogo e del confronto. Alle autorità presenti è stata donata una targa in ricordo della manifestazione.
Un modo con cui la comunità musulmana ha voluto testimoniare la volontà di integrazione e, al tempo stesso, esprimere la propria preoccupazione in merito a determinati fatti di cronaca locale (e non solo), che potenzialmente possono mettere in cattiva luce la comunità stessa.
“Le religioni sono fatte per il bene dell’essere umano”, così, con poche ma significative parole, ha espresso il proprio pensiero Lhouissaine Ait Alla, presidente della Federazione Regionale Islamica del Veneto e dell’associazione S.I.M.S.P.


“Siamo preoccupati, perché sentiamo determinati fatti compiuti da persone che li giustificano in nome del Corano – è stato uno dei commenti a margine fatti da qualche rappresentante di associazioni -, ma nel Corano non c’è scritto da nessuna parte che bisogna adottare certi comportamenti, anche in riferimento alle donne. Quelle cose fanno parte solo della cattiveria della persona”.
Suggestivo il momento riservato al richiamo alla preghiera in cui, successivamente e in contemporanea, i fedeli musulmani si sono raccolti in una stanza, mentre i cristiani in un’altra a recitare le rispettive preghiere.
Alla fine, ampio spazio è stato riservato a questa cena di Ramadan, con pietanze che spaziavano dal tradizionale e più noto cous cous, fino ai datteri e a particolari dolcetti. Una cena, quindi, all’insegna del dialogo e dell’incontro tra culture.
(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto e video: Arianna Ceschin)
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