L’analisi della vittima è un tema molto importante – quasi fondamentale – sia per quanto riguarda la criminologia che la criminalistica.
“Ricostruire un fatto criminoso secondo quelli che sono i binari tecnici dell’investigazione – spiega Danilo Riponti avvocato penalista e docente di Criminologia all’Università di Trieste – difficilmente può essere fatto senza approfondire gli aspetti della vittimalità”.
Ci si è resi conto – con il passare del tempo – che la vittimalità può essere molto importante anche per quanto riguarda la giustizia penale. “A partire dalla scuola classica dell’ottocento – continua l’avvocato – la giustizia penale è stata concepita come una partita a due tra il pubblico ministero e l’imputato che si sottoponevano con le loro contrapposte tesi a un giudizio di un giudice terzo”.
Un sistema di giustizia retributiva, tesa quasi esclusivamente all’obiettivo di irrogare al reo la giusta pena ma secondo Riponti l’esclusione della vittima da questa tipologia di processi “che al massimo – se chiedeva dei danni – diventava parte civile di questa dinamica processuale” era una grave fonte di grave ingiustizia sostanziale e insoddisfazione sociale.
“Introdurre nel processo penale la tutela della vittima è uno dei più alti e importanti obiettivi che si devono porre anche i nostri legislatori”.
Il tema della sicurezza deve essere declinato principalmente sulla figura della vittima. “Perchè la vittima deve essere il soggetto che negli ambiti dei procedimenti giudiziari deve trovare comprensione, ristoro e sussidio. Questo perchè un crimine lede una norma giuridica, ma sopratutto la vita di un essere umano” conclude Riponti.
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