La peste suina africana a 90 km dai confini veneti

L’abbattimento del cinghiale causa una diminuzione della popolazione?
La peste suina africana a 90 km dai confini veneti

L’amministrazione regionale del Veneto si è data l’obiettivo di contenere 13.400 cinghiali da qui al prossimo anno, al fine di scongiurare l’avvento della peste suina africana in Veneto.

“Il focolaio più vicino si trova a meno di 90 km dai confini regionali – sottolinea Cia Veneto -. Tutte le misure che vanno nella direzione del contrasto al virus sono da sostenere apertamente. Ma i costi degli interventi riconducibili al rafforzamento della biosicurezza non devono venire scaricati solamente sugli agricoltori”.

Per quanto riguarda gli ungulati, nell’area del Parco Colli Euganei, così come in Lessinia e nel Bellunese, verranno rinforzate le squadre dei selecontrollori autorizzati, mentre saranno posizionati dei nuovi chiusini. Non solo. L’ordinanza 84 della Giunta regionale, denominata “Misure di prevenzione e controllo della diffusione della Peste Suina Africana (PSA) sul territorio regionale”, impone ulteriori restrizioni “sia per evitare il contagio che per la gestione di eventuali focolai in Veneto”.

Tuttavia, osserva il presidente di Cia Veneto Gianmichele Passarini, “serve il supporto concreto delle Istituzioni, anche in termini finanziari, per dare piena attuazione alle prescrizioni indicate”. Entro il prossimo 10 ottobre, ad esempio, gli allevatori che non l’avessero ancora fatto saranno tenuti a potenziare le recinzioni, utilizzare adeguate protezioni individuali e vestiari monouso.

“Vero che gli imprenditori agricoli stanno migliorando la biosicurezza nelle loro attività da due anni a questa parte; ma non è possibile dare un lasso di tempo così ristretto, soltanto quattro settimane, per mettersi definitivamente in regola: sono necessari adeguati investimenti che talvolta richiedono dei mesi”. Gli allevamenti che non avranno messo a punto tali migliorie saranno esclusi da qualsivoglia indennizzo: “Anche questo è un aspetto che non ci convince. In linea generale, la questione della psa non va risolta unicamente dal mondo dell’agricoltura. Necessaria, invece, la massima collaborazione con tutte le autorità competenti. Si tratta di una criticità che va affrontata dall’intera comunità”.

“Non ci sottraiamo ai controlli, anzi – puntualizza il presidente –. Il settore del primario, però, non può essere lasciato solo nella lotta al virus”. Qualora dovesse davvero giungere la psa all’interno del territorio regionale, Cia Veneto stima delle perdite di almeno il 10% del fatturato complessivo del comparto suinicolo, circa 10 milioni di euro in 12 mesi.

“Andrebbe fortemente in crisi tutta la filiera del Prosciutto Veneto Dop – chiarisce Passarini – con impatti più che negativi sul tessuto economico-sociale”. “I cinghiali sono i primi vettori della peste suina africana e, dunque, rappresentano un enorme pericolo”. Da qui, conclude, “l’urgenza di contenere il numero degli ungulati, soprattutto nei quattro distretti suinicoli, Verona sud, Verona nord, Sossano-Teolo, Padova-Vicenza-Treviso-Venezia, individuati dalla Regione”.

(Autore: Redazione Qdpnews.it)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
(Articolo e foto di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata

Total
0
Shares
Articoli correlati