Innovazione e investimenti: così Maurizio Polo ha affrontato e superato le varie crisi che si sono susseguite nel nostro Paese dal 2008; attraversando i tempi bui dell’economia italiana, fino al periodo nerissimo della pandemia, quando anziché fermare la produzione – in pieno lockdown – ha avviato la produzione del lievito per panificati, inventando la linea d’alta gamma “Crema di Lievito” per panifici e pizzerie ed una per la grande distribuzione. Il motivo? Far fronte alla ‘scomparsa’ del lievito, che in quel buio periodo divenne a un certo punto introvabile nei punti vendita.
Visione, coraggio e lungimiranza sono il punto di forza di Maurizio Polo da oltre quarant’anni. I numeri parlano chiaro: 8 milioni di euro di fatturato in costante aumento. Uno stabilimento moderno (8 mila metri quadrati e un investimento di 30 milioni di euro) alle porte di Oderzo, energeticamente sostenibile, dotato della tecnologia più innovativa e un team di collaboratori (microbiologi, tecnologi alimentari, enologi, mastri birrai) giovani e preparati.
Un “case history” in piena regola che ha attirato l’attenzione dei media nazionali e non solo (Rai 3, Milano Finanza, Sole24Ore, Tv svizzera, Reti Fininvest, oltre ai media locali e a innumerevoli riviste specializzate). Il Laboratorio Polo e Bioenologia 2.0 sono infatti eccellenze riconosciute, l’uno nel settore delle analisi enologiche e l’altra per la produzione di tannini, attivanti enzimi e lieviti freschi in crema, Atecnos, completamente naturali. Un brand che gira il mondo e che ha saputo imporsi anche sulle multinazionali.
Non solo enologia, ma anche birra. Una scelta che paga, considerato che Bioenologia 2.0 è fornitore di lieviti a birrifici artigianali e industriali famosi e famosissimi, che ogni anno guadagnano la Top ten della classifica delle migliori birre italiane.
Per Maurizio Polo “è necessario continuare a innovarsi per poter proseguire il cammino in un mercato in evoluzione. Per questo l’azienda continua a investire. Si tratta di un atteggiamento, di un modo di sentire contraddistinto dalla positività. Uno strumento fondamentale di questi tempi, che permette di individuare sempre nuove opportunità”.
Qdpnews.it ha incontrato Polo nei suoi uffici opitergini, ricordando che più di quarant’anni fa è nato il laboratorio che porta il suo nome e successivamente ha fondato Bioenologia 2.0, due realtà che lavorano in simbiosi: da una parte analisi enologiche e ricerca, dall’altra la produzione di tannini, enzimi, attivanti e lieviti.
Polo ha sintetizzato questi otto lustri di lavoro ricordando che “siamo partiti come semplici consulenti, poi ci siamo resi conto che per fare una consulenza fatta bene bisogna conoscere veramente tutti i vari additivi e le varie dinamiche di prodotti che si possono impiegare, e quindi ci siamo messi a fare ricerca e a produrre noi stessi i prodotti che poi andavamo a usare. Sommando questo alle consulenze, l’azienda è via via cresciuta. Abbiamo investito quasi 30 milioni di euro, negli ultimi anni, per la produzione di questi additivi biologici finendo per produrre appunto una cosa importantissima che sono i lieviti, fonte di trasformazione del vino ma anche della birra”.
Quali sono oggi i prodotti di punta di Bioenologia 2.0? “Senz’altro i lieviti – risponde Polo – perché non sono industriali ma li abbiamo isolati e ricercati nel territorio. Abbiamo diversi lieviti isolati nel territorio trevigiano e addirittura uno di questi è stato brevettato e isolato a Santa Lucia di Piave e un altro lo scorso anno a Valdobbiadene, quindi sono lieviti che esprimono i profumi delle nostre terre e diventano importanti perché così riusciamo a tipicizzare i vari vini. Il futuro non è nella chimica ma nelle biotecnologie”.
In questo periodo si parla molto di un “super tannino” uscito da questi stabilimenti. Quali sono le sue caratteristiche e perché è così importante? “Questa è una novità mondiale – afferma con orgoglio Polo – noi dal 2013 mettiamo a punto protocolli per produrre lieviti senza solfiti e dopo 8 anni di ricerca abbiamo messo a punto l’estrazione di un tannino particolare che sostituisce l’anidride solforosa, non accontentandoci di una bassa qualità ma aumentando di molto la qualità e la salubrità dei vini, perché quando noi beviamo un vino contenente solfiti assumiamo un “veleno” di cui, ahimè, non possiamo fare a meno in questo caso. Questo estratto vegetale che abbiamo scoperto permette a chi lo beve di avere un beneficio dal punto di vista della salute, nel senso che riesce ad abbassare fino al 30% la glicemia nel sangue, quindi ha un effetto medicale e non “velenoso” come la solforosa e permette di mantenere vini per vent’anni senza l’ausilio di questa sostanza chimica deleteria”.
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