Ci sono momenti e vicende nella storia di un popolo che fanno seriamente riflettere, che invitano alla meditazione, che incoraggiano a una presa di coscienza collettiva veramente importante. A nostro avviso, è successo in due distinte occasioni nello scorso fine settimana, nella giornata di venerdì 25 aprile e nella mattinata di sabato 26 aprile.
Ebbene, nell’ottantesimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, durante la Festa nazionale che ha ricordato la vittoria di partigiani, resistenti e alleati avvenuta con il 25 aprile 1945, in ogni angolo del Paese si è celebrata la scelta di quanti hanno avuto coraggio e hanno scelto da che parte stare, si sono schierati per la libertà e la democrazia, hanno lottato con enormi sacrifici e indomita speranza contro gli oppressori, hanno scritto una pagina gloriosa per il bene e il futuro dell’Italia anche al prezzo delle loro stesse vite.
Essi hanno forzato l’alba a nascere, e nel buio di una guerra che è stata abisso del male hanno amato e voluto, con tutte le proprie forze, la rinascita della Nazione attraverso principi e percorsi democratici che sarebbero stati poi consacrati nella Costituzione repubblicana. Ebbene, questi autentici patrioti – differenti per storie personali, convincimenti religiosi e politici, condizioni sociali – sono stati uniti da un solo, grande obiettivo: lottare per vincere definitivamente contro una dittatura che aveva negato in radice l’idea di persona e di libertà – esaltando la guerra, le leggi razziali, le persecuzioni degli oppositori – garantendo così a se stessi e alle nuove generazioni la possibilità di costruire un edificio comunitario saldamente ancorato ai valori più alti della civiltà occidentale. Hanno combattuto “spes contra spem”, sperando contro ogni speranza, pagando spesso con la repressione, il carcere, le torture, la morte la dedizione agli ideali che fanno grande la vita di un popolo: era la via più difficile, la più rischiosa, ma l’hanno perseguita fino in fondo, seguendo la propria coscienza, oltre se stessi.
Come disse il costituzionalista Piero Calamandrei nel famoso discorso agli studenti milanesi del 1955, “Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione”.
Ecco il più nobile sentimento patrio, la memoria di un popolo capace di riscattarsi e di impegnarsi con tutte le proprie forze per avere un domani di libertà, di democrazia e di pace, il ricordo di una stagione straordinaria di infinite lotte e sofferenze che seppe generare un’Italia finalmente libera dal giogo delle tirannie, delle sopraffazioni violente, dei conflitti devastanti e distruttivi. Per noi si tratta di non dimenticare mai, di non dare nulla per scontato, di mantenere vivo il senso di quanto avvenuto, in una stagione che segnerà per sempre la grandezza dell’Italia e l’esempio dei suoi cittadini.
La memoria, questa memoria in particolare, va mantenuta e consolidata specialmente di fronte ai problemi di oggi, alle difficoltà del quotidiano, alle tentazioni della sfiducia, del disimpegno e dell’assenteismo di fronte alla cosa pubblica del nostro tempo: gli italiani dell’Italia di allora hanno saputo affrontare e superare momenti drammatici, quando tutto poteva congiurare contro, e imboccando decisamente la via della libertà e della democrazia hanno lavorato insieme con forza e fiducia alla ricostruzione di un Paese diventato in pochi decenni tra i più avanzati al mondo.
Legittimo orgoglio e gratitudine, dunque, per questa storia italiana, fatta da sempre di genialità, conquiste, scoperte, invenzioni, bellezza, gusto e stile. E proprio riferendoci alla profondità e all’altezza di questa storia, non poteva passare inosservata al mondo intero la grandiosità di Roma “città eterna” andata in onda in diretta televisiva in occasione dei funerali di papa Francesco. La capitale d’Italia è stata per alcune ore il vero centro del pianeta, ha fatto incontrare i Grandi della terra, attraverso il messaggio della vita del pontefice scomparso e la grandissima partecipazione di popolo alle esequie ha ispirato i sentimenti più vivi e condivisi della solidarietà umana, ha dato volto concreto alle ritrovate relazioni fra leader politici e al senso di pace e cooperazione fra i popoli e le nazioni.
Inoltre, Roma ha incantato ancora una volta per la sua magnificenza e la sua unicità, attraverso le immagini e le visioni della sua “grande bellezza” in ogni sede, in ogni piazza, in ogni spazio urbano in cui risaltavano splendide opere di arte, scultura e architettura. Ecco dunque un altro motivo vero di orgoglio e di riconoscenza alle generazioni che ci hanno preceduto, e insieme una sfida di civiltà e di modernità per gli italiani dell’Italia di oggi: avere la giusta coscienza di possedere – nella capitale come in ogni altro luogo del Paese – un patrimonio paesaggistico, culturale, storico e artistico assolutamente unico e inimitabile, non delocalizzabile e non clonabile, e di vantare una sorta di privilegio in questo ambito che non può essere misconosciuto o, peggio, sminuito o dissipato. Serve a comprendere fino in fondo la bellezza e la grandezza di questa storia, che vuol dire dono e responsabilità, e una “mission” speciale per tutto coloro che abitano l’Italia, patria della vita buona e dell’umanesimo del tempo passato, del presente e del futuro.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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