Nella parola “Suzuki” le prime due sillabe significano letteralmente “campana”, un termine che ci riconduce subito a una visione locale, di paese: eppure, dalle prime Suzulight in poi (il primo modello prodotto nel ‘55), la Suzuki è diventata una delle aziende giapponesi di auto, di moto e di motori navali più importanti del mondo, conquistando notorietà in diversi mercati, compreso quello europeo.
È bene sapere che i rintocchi delle campane della Suzuki non si sentono soltanto ma si suonano anche qui in Italia, dove questo brand incontra il suo lato più creativo e artistico: non tutti coloro che guidano una Suzuki sanno infatti che il quartier generale europeo del design si trova a Torino, città cardine per il design e riferimento per chi, anche dal Veneto, voglia lavorare nel settore del design automobilistico.
Sempre in trasformazione, il design deve seguire le regole dell’aerodinamicità, anche nel segno della diminuzione dei consumi, dell’aumento della sicurezza, del comfort e delle prestazioni, ma al contempo deve seguire le tendenze di mercato senza perdere in originalità.
Le “penne” italiane, specie su questi due ultimi punti, tendono a brillare: questo mix culturale tra la capacità tecnologica e ingegneristica giapponese e il gusto italiano s’incontra a Torino per restituire qualcosa di diverso al consumatore.
Dal dipartimento di Torino nasce, per esempio, la S-Cross, un’auto che ha venduto ben oltre mezzo milione di unità in tutto il mondo. L’auto è stata pensata – secondo il suo designer Cristino Zanot, che ha rilasciato un’intervista a proprio su questo tema – triangolando i canoni della classica bellezza italiana, quindi il bilanciamento delle proporzioni, con superfici sofisticate capaci di caratterizzare il veicolo e distinguerlo dal segmento. Un frontale più massiccio e ricco, un cofano più lungo e un pizzico di sportività sul retro descrivevano il primo schizzo della S-Cross su carta, dettagli poi limati in fase di produzione.
Le regole del design, secondo quanto espresso dai professionisti che lavorano con Suzuki, risiedono nel trovare ispirazione dall’osservazione della vita quotidiana, perché proprio a un’esigenza giornaliera le auto devono rispondere.
Le tecnologie Suzuki seguono lo stesso processo di sviluppo, con genialità nelle soluzioni, ma semplicità nel proporle. La S-Cross, specie nella sua versione dotata di trazione integrale e nell’allestimento StarView, consente quattro modalità di guida: l’utente può selezionare “Auto”, che imposta la sola trazione anteriore (tranne in caso di slittamento), “Sport”, con il retrotreno che potenzia la spinta dell’auto, “Snow”, che consente il 4×4 permanente, e “Lock”, degno di un fuoristrada, che blocca il differenziale.
L’agile cambio a sei marce (con levette al volante) e i vari aiuti alla guida, alcuni dei quali insoliti per il segmento a cui quest’auto appartiene, rispecchiano la dinamicità e lo sguardo al futuro ritratti nel design della S-Cross: il motore 1.4 turbo benzina viene accostato a un secondo elettrico da 13,6 cavalli, che consente di agevolare partenza e ripresa, consentendo consumi ridotti nonostante il cambio automatico e la trazione integrale.
Se S-Cross è uno di quei modelli che vediamo anche in Italia, il dipartimento di design italiano ha lavorato anche per gli altri mercati internazionali, compreso quello giapponese, dove le regole cambiano. Il risultato è stato che le penne italiane sono state particolarmente apprezzate, specie con i modelli 2021 Alto, già conosciuta anche in Italia, e Solio, mai sbarcata nella penisola.
Si tratta, in quest’ultimo caso, dell’ereditiera della Wagon R-Wide, un minivan piuttosto diffuso in Asia, ma raro in Europa. In Italia, infatti, viene considerato dagli appassionati del Japanese Domestic Market un vero e proprio pezzo da collezione.
Il design di S-Cross Hybrid, così come di tutta la gamma Suzuki, è visibile da vicino nelle concessionarie Sarlogroup Autogiada, dov’è possibile anche testare su strada queste tecnologie.
(Foto: Suzuki group).
#Qdpnews.it