Il tema, secondo tanti di stringente attualità, ha messo d’accordo alcuni illustri relatori che nei giorni scorsi hanno partecipato a importanti incontri nell’Alta Marca trevigiana. Sì, perché attorno all’argomento della “speranza” – come significato per l’esistenza, come prospettiva, come esigenza fondamentale per gli uomini e le donne del nostro tempo – hanno parlato e interloquito con i partecipanti molto numerosi agli eventi il cardinale Matteo Zuppi a Pieve di Soligo, il vescovo Vincenzo Paglia a Sernaglia della Battaglia e a Follina il religioso dei frati Servi di Maria padre Ermes Ronchi, volti noti presso l’opinione pubblica e il grande pubblico televisivo.
Attesi per capire il loro pensiero sulle ragioni della speranza oggi, “in un mondo a pezzi – attraversato dalle crisi internazionali e dalle emergenze della guerra, dai fenomeni delle migrazioni, dai cambiamenti climatici che interessano l’intero pianeta – essi hanno voluto ribadire che proprio in questa stagione “magnifica e drammatica” della nostra storia non possiamo arrenderci alla tentazione della disperazione, della rinuncia a lottare per un’umanità migliore, del ripiegamento su noi stessi e sui sentimenti dell’angoscia che si provano proprio a causa di queste difficoltà, di queste incertezze, di queste inquietudini diffuse.
“Contro la società dell’angoscia. Speranza e rivoluzione” è giusto il titolo di un interessante saggio dello studioso Byung -Chul Han, pubblicato di recente per i tipi della casa editrice Einaudi. “L’angoscia si aggira come uno spettro. Solo la speranza può farci recuperare quel vivere che è qualcosa un più del sopravvivere” – si legge nella pubblicazione dell’autore, nato nel 1959 a Seul, che ha studiato a Friburgo e a Monaco di Baviera ed è stato professore universitario di filosofia e studi culturali a Berlino. “Stiamo barattando l’empatia, la solidarietà, la stessa capacità di pensare e di raccontare la nostra esistenza con un eterno presente sovraccarico di informazioni disorientanti, ansie di prestazione, solitudine – si legge ancora nel testo – Eppure ci sono ancora spazi d’azione e pensiero, altri modi di vivere. E a innervarli è la forza della speranza. Una forza che non si esplica nell’attesa, ma apre la strada alla rivoluzione … Perché chi spera sa che l’ultima parola – su di noi e sul mondo – non è stata ancora detta”.
E’ proprio questo il messaggio sul quale i citati, prestigiosi ospiti in terra UNESCO hanno convenuto, mettendo in evidenza come proprio la “speranza” rappresenti la necessità vera dei singoli e delle comunità della nostra epoca, che sembra smarrita, miope e stanca, priva di energie, incapace di futuro. Un concetto di speranza, in verità, da loro stessi declinato non nel senso dell’attesa passiva, del mero desiderio, dell’auspicio immobile, ma secondo il significato dell’energia, della forza generativa, del salto verso l’inedito, della risolutezza verso traguardi mai conosciuti prima, della sfida verso la pienezza della mente, del cuore e delle relazioni di vita buona.
Insomma, qualcuno di loro ha rimodulato il famoso slogan in “Finché c’è speranza, c’è vita”, perché è proprio la speranza il fattore determinante per dare forza, luce, calore, certezza e domani ai percorsi personali di ogni giorno, l’elemento decisivo affinché “la vita di sempre diventi vita per sempre”. “Ma che cosa è veramente la speranza? Che cosa intendiamo con questo termine? Qual è la speranza che non delude ? – si chiedeva di recente il celebre saggista e pedagogista Franco Nembrini sulle pagine di un quotidiano nazionale – Bisogna essere molto chiari: la speranza autentica è la certezza della bontà del destino che ci attende. Non c’è altra speranza, altrimenti staremmo parlando di ottimismo, di temperamenti più o meno allegri o superficiali. La speranza è tutta un’altra cosa: è la certezza del bene per cui siamo stati messi al mondo. Per dirla con Dante: la speranza è certezza di cose future”.
E parliamo di uno stato dell’anima che si coltiva e si trasmette vivendo effettivamente la speranza, perché la passione, la fiamma, l’intuizione, il motore interiore ed esteriore si espandono, diventano significativi, tangibili ed eloquenti, riescono a coinvolgere e a destare l’attenzione di coloro che ci stanno accanto, sorpresi, meravigliati e convinti dalla bellezza di questa straordinaria mobilitazione delle coscienze, da questa formidabile capacità di uno sguardo libero e profondo verso destini nuovi, per se stessi e per l’intera umanità.
E allora Zuppi ha indicato la speranza fra le virtù più importanti per questa fase della vita comune, insieme all’umiltà e alla pazienza, mentre Paglia ha evidenziato il dinamismo esemplare di coloro che continuano a tessere legami e relazioni favorevoli nonostante tutto, oltre l’egoismo e l’indifferenza che tante volte sembrano caratterizzare in negativo l’esistenza quotidiana, proprio nel segno della speranza che rischia, ha coraggio, non teme le avversità, non si scoraggia per la difficoltà delle situazioni e per le umane fragilità. Ronchi, infine, ha parlato della speranza come “combattiva tenerezza”, invincibile salto nella sua capacità di superare ogni ostacolo, “spesa contra spem”.
Torna dunque la sostanza e l’immagine della vita buona, di un nuovo umanesimo, nei quali risaltano – come afferma il teologo Olivier Clément – “uomini e donne la cui bontà disinteressata, la cui forza calma, la cui presenza gioiosa e rassicurante, la cui umile capacità non solo di servire, ma anche di creare“ fa di loro dei “rammendatori dell’esistenza universale, incessantemente lacerata dalle potenze perverse del nulla”.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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