Abbiamo analizzato assieme a Danilo Riponti, avvocato penalista e docente di Criminologia all’Università di Trieste, l’approccio alle scienze criminologiche.
Queste secondo Riponti in alcuni programmi televisivi risultano essere trattate oltre che in maniera “poco scientifica anche infausta e pericolosa” in quanto questo metodo “non fa altro che solleticare le voglia di curiosità morbose che caratterizzano la nostra società”.
La criminologia è una rigorosa scienza sociale
Riponti sottolinea come la criminologia sia una rigorosa “scienza sociale, interdisciplinare e multidisciplinare”, obiettiva e fenomenologica in quanto basata su osservazioni empiriche.
Tuttavia questa non può essere definita certo scienza esatta, paragonandola magari alla fisica e alla matematica, perché i fattori analizzati fanno parte della sfera umana.
“È una scienza che unisce molti saperi – spiega Riponti -, prevede e contempla molte conoscenze in diversi ambiti e che vuole farli connettere tra loro creando dei canali di dialogo, che consentono di far convergere argomenti scientifici e sociali verso obiettivi conoscitivi , con finalità di prevenzione e trattamento della criminalità.
La criminalistica
La criminalistica è materia ben diversa dalla criminologia, è infatti quel ramo della criminologia che raccoglie tutte le conoscenze tecniche e scientifiche che vengono utilizzate durante le indagini per raccogliere la tracce del reato e gli elementi investigativi utili alle indagini.
“Questa materia è molto importante perché è la scienza che investiga e ricostruisce le tracce dei delitti” afferma Danilo Riponti.
Le tecniche utilizzate per ricostruire i delitti
La criminalistica è dunque l’insieme delle molteplici tecniche, conoscenze e tecnologie che vengono impiegate nell’attività investigativa e nelle pratiche di polizia scientifica: “Questa è una scienza molto affascinante e di estrema attualità – precisa – coinvolge molti saperi tra i quali la medicina legale, la psichiatria forense, la balistica giudiziaria, la tossicologia forense, la grafologia, la genetica e l’entomologia forensi”.
Le finalità di questo ramo della criminologia sono pratiche investigative che vengono svolte principalmente per la corretta qualificazione del reato, all’identificazione del reo e/o della vittima, alla caratterizzazione delle circostanze del delitto, alla ricostruzione della scena del crimine.
Il legame con il mondo digitale
Queste pratiche sono anche legate – e molto probabilmente lo saranno sempre maggiormente – al mondo digitale.
“La criminalistica è una materia sulla quale sicuramente ritorneremo – prosegue Riponti – ma uno dei temi decisivi per lo svolgimento delle indagini criminali moderne è una disciplina neonata all’interno della criminalistica denominata ‘computer forensics’”.
La nascita dell’informatica forense
La legge numero 48 del 2008 ha modificato numerose norme procedimentali e processuali, introducendo previsioni a contenuto informatico di molta importanza soprattutto in tema di ispezioni e sequestri al fine di consentire un appropriato sistema di ricerca e affidando le indagini per i reati informatici alle Procure.
Da questa necessità nasce dunque l’informatica forense, ovvero l’applicazione di metodologie investigative scientifiche al mondo dell’informatica, della telematica e di ogni altra realtà digitale, al fine di ricavarne prove, informazioni, copie forensi di documenti informatici e in genere elementi idonei per un utilizzo in sede processuale di dati.
“Oggi tutto il mondo viaggia su binari digitali – conclude Riponti – e la capacità di cogliere in termini investigativi tracce o circostanze utili per la ricostruzione dei delitti dai dispositivi digitali è diventata una materia fondamentale delle scienze investigative”.
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