Si chiama Me.Ve e ha sede a villa Correr Pisani di Biadene di Montebelluna, ai piedi del Montello. È il Memoriale Veneto contemporaneo della Grande Guerra, allestito in occasione del centenario del primo Conflitto mondiale, e ‘baricentro’ di quel ‘museo diffuso’ di itinerari e di cicatrici di guerra che caratterizza il Veneto, ‘regione al fronte’ nello scontro tra i Grandi imperi del Novecento.
Il Consiglio regionale del Veneto, con la legge proposta da Marzio Favero (Lega-Lv) e approvata ieri all’unanimità, ha adottato il centro multimediale e interdisciplinare di Montebelluna come partner istituzionale per una duplice operazione: fare memoria e storia ragionata di un evento che ha condizionato tutta la storia contemporanea e i cui effetti, come un’onda sismica, arrivano ai nostri giorni; e promuovere la valorizzazione turistica dei luoghi e dei percorsi di guerra del Veneto, come ‘viaggio di formazione’ ed esperienza culturale, sull’esempio di innovative istituzioni museali europee come il Museo della Grande Guerra del Pays de Meaux, sulla Marna, e il Memoriale di Caen in Normandia.
Un’operazione che – ha spiegato il relatore Favero, ex sindaco di Montebelluna e già presidente del Comitato per le celebrazioni del centenario della Grande Guerra – vuol dare continuità ai programmi di studio e di investimenti della Regione Veneto che negli ultimi trent’anni ha impegnato oltre 30 milioni di euro per tenere viva la memoria di quel massacro che ha cambiato per sempre il corso della storia.
“Non si tratta di celebrare la guerra, né tantomeno di coltivare nazionalismi e imperialismi – ha spiegato in aula il relatore – ma di capire che il portato di quel dramma militare, sociale, politico ed economico ha segnato l’inizio dell’età contemporanea, generando una guerra infinita i cui effetti perdurano tuttora”. Tra gli effetti alcuni sono destabilizzanti e forieri di morte, come nazionalismi, totalitarismi, massificazione e globalizzazione, altri innovativi e forieri di progressi come il senso di unità nazionale, le innovazioni tecniche, l’emancipazione delle donne, la soggettività delle masse che hanno rivendicato nuovi diritti, il sogno della costruzione di un’Europa unita e di un nuovo ordine mondiale fondato su pace e democrazia, unico antidoto alla ‘guerra perpetua’. “Non possiamo capire i processi di trasformazione degli Stati, l’avvento dei totalitarismi e l’evoluzione delle democrazie – ha riassunto Favero – se non comprendiamo a fondo il senso del primo Conflitto mondiale. Con questa operazione di storia e cultura vogliamo demistificare la narrazione sulla Grande Guerra, e valorizzarne in modo organico i luoghi e gli effetti, grazie al coinvolgimento non solo della ricerca culturale ma anche degli operatori privati del turismo”.
Secondo l’impianto normativo approvato dal Consiglio, il Memoriale veneto di Montebelluna, inaugurato nell’ottobre 2018, farà da polo di coordinamento di studi, ricerche, attività scientifiche, culturali e didattiche, promosse da organismi pubblici e privati che si occupano del primo e del secondo Conflitto mondiale. Nel contempo il Me.Ve. dovrà diventare il perno di una rete di proposte di turismo culturale, con itinerari diffusi dedicati ai luoghi e alle esperienze degli eventi bellici del secolo scorso.
“Il Veneto, con 1300 luoghi legati al conflitto bellico, 56 itinerari, decine di recuperi, restauri monumentali e allestimenti museali, dieci produzioni cinematografiche e altrettante mostre di grande livello ha già dispiegato in questi anni una grande attenzione per ‘tesaurizzare’ la memoria e l’interpretazione del primo Conflitto mondiale – ha sottolineato Favero –. Ora con questo investimento strutturale (lo stanziamento regionale è di 350 mila euro l’anno) potrà coagulare attorno al Memoriale veneto di Montebelluna un originalissimo museo diffuso da promuovere e valorizzare con una programmazione triennale come destinazione turistica di prim’ordine, capace di attrarre il turismo culturale e di formazione nazionale e internazionale”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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