Cosa accade quando i drammi interiori si manifestano al lavoro?

Cosa accade quando i drammi interiori si manifestano al lavoro?

Buongiorno e benvenuti, io sono Pierantonio Polloni www.dottorpolloni.it e questa è psicologia pratica una rubrica che riflette sul proprio benessere personale e la realtà quotidiana. L’argomento di oggi è: Cosa accade quando i drammi interiori si manifestano al lavoro?

Ti è mai capitato di sentirti paralizzato da emozioni forti mentre ti trovavi al lavoro? Ti capita mai di reagire in maniera eccessiva alle critiche? Ti capita mai di pensare che la tua reazione assomigli a quella di un bambino piuttosto che a quella di un adulto quando affronti i colleghi o superiori? Pensi di essere una persona intelligente e affermata, ma continui a nutrire dei dubbi sulle tue capacità nonostante la realtà dimostri il contrario?

Molte persone arrivano nel mio studio riportando con una frequenza sempre maggiore problemi legati al mondo del lavoro. Le loro insicurezze si presentano sotto forme diverse: alcuni non riescono a superare un impulso incontenibile a soddisfare gli altri, alcuni lottano contro la sindrome dell’impostore, spaventati dalla prospettiva di non essere all’altezza del lavoro che svolgono, altri, invece, sono vittime di perfezionismo e della mania del controllo. Altri ancora hanno una soglia di tolleranza molto bassa riguardo ciò che percepiscono come ingiusto nel luogo di lavoro, oppure si scontrano con pettegolezzi crudeli e atti di bullismo.

Tutte queste problematiche rappresentano un intralcio al raggiungimento degli obiettivi di business.

Per molti individui le relazioni sviluppatesi in ufficio hanno preso il posto di quelle familiari, data l’importanza e lo spazio occupato dal luogo di lavoro nella loro mente. Molti pazienti che arrivano nel mio studio scoprono che stanno riproducendo sul luogo di lavoro le medesime dinamiche familiari che un tempo li facevano soffrire. Perché mai dovrei ripetere uno schema che mi rende così infelice? E la risposta a questa domanda è inaspettata, è altresì semplice. L’attrazione verso ciò che è familiare è estremamente forte, così potente da superare i nostri desideri consci. Per esempio, venire rimproverati continuamente da bambini può sforare da adulti nella paura del rifiuto da parte di una figura autoritaria. Si può essere talmente terrorizzati all’idea di compiere degli errori che il pensiero diventa l’origine della paralisi, rendendo impossibile portare a compimento i progetti entro una scadenza stabilita. Molti degli individui con i quali ho lavorato avevano tentato già di sconfiggere queste emozioni opprimenti, pensieri negativi e le abitudini distruttive, usando tecniche come il pensiero positivo, leggendo libri di auto-aiuto sul business e partecipando anche ai workshop per poi finire col sentirsi ancora più intrappolati dai loro problemi. Nel mondo dell’impresa accade raramente che la psicoterapia sia il primo approdo mentre quello che io penso è che sia necessario guardarsi dentro in maniera approfondita, soprattutto quando ci si sente incapaci di cambiare la propria mentalità e il proprio comportamento. Il problema delle aziende di fronte alla prospettiva di perdere del tempo per riflettere su determinate problematiche, è evidente, loro preferiscono soluzioni immediate, concrete, ottenute tramite delle stime. Alcuni datori di lavoro ritengono che la vita privata e le emozioni dei dipendenti debbano essere lasciati a casa. Per cui si auspicano un lavoratore costantemente concentrato solo esclusivamente sui propri compiti. Si pensi che per molti dirigenti il dipendente ideale è un individuo recentemente divorziato che vive in un appartamento vuoto e arriva in ufficio con un sacco a pelo per fare il turno di 24 ore. Ma la verità è che tutti noi ci portiamo dietro il disordine delle nostre vite emotive ovunque andiamo, compreso nel luogo di lavoro. Insieme alle nostre abilità, alla nostra dedizione, alla nostra ambizione, portiamo in ufficio anche le nostre vite interiori, le nostre emozioni fraintendimenti, le paure, le insicurezze, ovvero l’insieme di quelle emozioni forti che hanno il potenziale di abbatterci. Le famiglie e i rapporti al centro dell’infanzia sono talmente radicati nella nostra mente da influenzare tutte le nostre relazioni successive. Nonostante i tentativi di allontanare le emozioni e le esperienze di dolore risalenti all’infanzia, queste non spariscono, ma dimorano nel nostro inconscio, dove non possiamo controllarle. Inconsciamente avviene che i superiori o i colleghi, possano assumere i ruoli dei nostri familiari associando la figura di nostro padre a quella del nostro capo cosicché la figura autoritaria del presente rappresenta la figura autoritaria del passato o il padre che avremmo desiderato avere. Un altro caso è un battibecco con una collega che attiva le emozioni risalenti a quando i litigi familiari sforavano in sentimenti di rifiuto, mutismo o insulti. Se siamo stati abbastanza fortunati da appartenere a famiglie che rispondevano ai nostri bisogni primari con calore, affetto e sostegno, probabilmente ci aspettiamo un trattamento giusto ed  interessato da parte dei nostri superiori. Se invece abbiamo sperimentato incuria durante il primo periodo della nostra vita, siamo stati abusati in qualche modo, avremmo difficoltà a fidarci dei colleghi. Potremmo persino aspettarci che i colleghi remino contro di noi, sminuendo il nostro lavoro o addirittura tentino di farci fuori. In questi casi, il pensiero paranoico, prende facilmente il sopravvento. Le nostre vite lavorative, ricordatevi, rischiano di ritrovarsi nel caos quando l’inconscio riproduce conflitti irrisolti del passato.

Bene, per oggi è tutto, spero avervi lasciato abbastanza stimoli per riflettere su quello che succede dentro di voi mentre siete al lavoro, se avete domande o altro scrivetemi o commentate ed arrivederci alla prossima puntata ciao!

(Autore: Dottor Pierantonio Polloni psicologo corporeo).
(Foto e video: Dottor Pierantonio Polloni psicologo corporeo).
(Articolo di proprietà di Dplay Srl).
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