Come prendersi cura delle cicatrici invisibili

Come prendersi cura delle cicatrici invisibili

Buongiorno e benvenuti, io sono Pierantonio Polloni www.dottorpolloni.it e questa è psicologia pratica una rubrica che riflette sul proprio benessere personale e la realtà quotidiana. L’argomento di oggi è: Come Prendersi Cura delle Cicatrici Invisibili.

Le cicatrici invisibili sono qualcosa che, in un modo o nell’altro, tocca ognuno di noi. Il trauma non è solo un evento straordinario, come un incidente o una grave perdita, bensì un’esperienza che lascia tracce nel corpo e nella mente, e che influenza la nostra vita quotidiana più di quanto crediamo. Ma cos’è, davvero, il trauma? Sicuramente essere sottoposti a gravi violenze, guerre o calamità naturali, attiva un processo traumatico, ma esso può nascere anche in contesti in apparenza tranquilli come la famiglia e la scuola.

Riguarda quindi conoscenti, amici, parenti e, come ovvio, anche noi stessi. Il dolore causato da uno o più episodi terribili vissuti in prima persona è spesso insopportabile, insostenibile.

Per questo, in linea generale si cerca di reprimerlo, rimuoverlo, fare come se non fosse mai esistito. Ma coloro che ne hanno avuto esperienza si trovano inevitabilmente cambiati.  Il trauma in effetti produce delle modifiche sostanziali al cervello e genera emozioni e sensazioni fisiche sgradevoli, disturbanti, a volte anche violente. Le sue tracce, insomma, non spariscono, ma continuano a manifestarsi nel tempo con una certa forza.

L’amigdala è una struttura a forma di mandorla composta da nuclei nervosi e collocata nella parte più profonda del cervello. È una sorta di rilevatore di fumo, il suo scopo è valutare se l’informazione che ci arriva sia rilevante o meno per la nostra sopravvivenza, dà l’allarme in sostanza. Quando lo fa, essa invia immediatamente messaggi all’ipotalamo, una piccola porzione del cervello che secerne ormoni dello stress utili a difendersi dall’eventuale minaccia. Il corpo agisce di conseguenza, il respiro aumenta in maniera considerevole, così come la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca. Siamo quindi pronti ad attaccare e farci avanti, oppure a scappare per evitare il pericolo. A questo punto, in condizioni normali intervengono i lobi frontali, cioè parte di corteccia cerebrale, che ci aiutano a ristabilire una situazione di equilibrio mettendo fine alla risposta allo stress. Facciamo un esempio: una donna ha il sospetto che il marito non le stia dicendo la verità. Mentre lui è in doccia, appare una notifica sul telefono che recita: “mi manchi amore”. A quel punto l’amigdala, valuta che questo messaggio è potenzialmente distruttivo e dà l’allarme. Inizia istantaneamente la produzione dell’ormone dello stress che ha il compito di fornire immediata energia e forza per affrontare una minaccia. Infine interviene la corteccia cerebrale che, vede una nuova notifica con scritto: “saluti mamma” e riesce immediatamente a terminare la risposta allo stress.   

Questo è ciò che accade quando la capacità di modulare le nostre reazioni non è alterata. Nelle persone che hanno subito un trauma, però, questo meccanismo si inceppa costantemente e nel loro cervello, l’amigdala, interpreta la minaccia in maniera davvero intensa. Non c’è dunque un bilanciamento tra amigdala e lobi frontali. Le emozioni e gli impulsi che investono queste persone diventano ingestibili, sono come ondate intense ed imprevedibili che lasciano storditi.

C’è chi ricorre a forme di iper-controllo per gestire il pericolo di un tradimento sebbene esso sia inesistente col nuovo partner. Quello, che chi è stato tradito, ha vissuto nel proprio passato, ha modificato il sistema nervoso ed il suo cervello continuerà ad inviare al corpo segnali di attivazione al fine di controllare sebbene nel mondo relazionale che vive non ci sia più una minaccia di tradimento. Col nuovo partner c’è invece un benessere ed una tranquillità che, con tutta evidenza, il partner non era più in grado di percepire.

Il trauma causa una sorta di disconnessione con il proprio corpo e con le sensazioni che questo ci dà perché la mente mette un tappo alle sensazioni che esso ci da. E’ un meccanismo di difesa che illude gli individui di sfuggire al dolore ma che invece li rinchiude in una bolla che li fa stare ancora peggio. La memoria di una persona che ha vissuto un evento terribile non è lineare, ma frammentaria e confusa. Chi ha condotto una vita normale, priva di grossi traumi, inserisce ricordi di una sorta di rete flessibile in cui ogni pezzo del puzzle influisce in maniera leggera su tutti gli altri.  Nelle persone traumatizzate, però, le cose vanno in maniera diversa. Le sensazioni, i pensieri, le emozioni legate all’evento spaventoso che hanno vissuto vengono immaginati in maniera separata, vi sono pezzi di ricordi ma manca una storia. Quando lo shock è grosso e ci investe in maniera del tutto indiscriminata, il nostro sistema va in tilt e collassa. Per guarire dal trauma bisogna riprendere il contatto con se stessi, riconoscendo le tracce che il dolore ha lasciato nel corpo e nell’anima. È impossibile cancellare un trauma. Tentare di eliminarlo significa di fatto condannarsi a riviverlo all’infinito. Ma ciò che è necessario fare al contrario e individuare le sensazioni e gli schemi, gli atteggiamenti derivati dall’evento traumatico e accettarli così come sono. Del resto, indietro non si torna. Un buon lavoro su se stessi può permettere di dominare e gestire ciò che prima comportava solo sofferenza. Bisogna quindi ripercorrere il trauma, dando così la possibilità a se stessi di riprendere il controllo della propria vita. Come si può ben capire, non è una cosa che si può improvvisare. Dobbiamo essere a nostro agio in un ambiente tranquillo che ci fa sentire protetti e accettati. Spesso le persone traumatizzate convivono con disturbi fisici invalidanti come dolore allo stomaco e al petto o una stretta costante a livello del torace. Scappare da queste sensazione non porta e non vi porterà alcun miglioramento ed ignorarle non farà altro che rinforzarle poiché chi desidera avere la tua attenzione, se ignorato, farà di tutto per farsi sentire o ascoltare!

Bene, per oggi è tutto, se queste informazioni sulle cicatrici invisibili ti hanno stimolato a riflettere oppure nuove domande scrivetemi o commentate che sarà un piacere poter approfondire ed arrivederci alla prossima puntata ciao!

(Autore: Dottor Pierantonio Polloni psicologo corporeo).
(Foto e video: Dottor Pierantonio Polloni psicologo corporeo).
(Articolo di proprietà di Dplay Srl).
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