Colline di lucciole

Queste piccole luci sono un dono della natura, una danza luminosa che ci riempie di meraviglia.” Così finisce la poesia di Emily Dickinson “Lucciole” che celebra la bellezza di queste affascinanti creature che illuminano le notti estive. Per chi non si lascia scalfire dalla poesia niente paura, la biologia delle lucciole vi svela altre gustose meraviglie.

Questi piccoli coleotteri sono presenti con oltre 2000 specie in tutte le terre emerse, nel nostro Paese ne identifichiamo una ventina, tutte caratterizzate dalla produzione di bioluminescenza, la caratteristica luce che serve ai maschi e alle femmine per comunicare tra loro.

La biologia delle lucciole ci insegna che la danza luminosa di questi insetti è il frutto di un sofisticato processo chimico che avviene negli ultimi segmenti del loro addome.

Il segreto della loro luminosità risiede in una reazione chimica che utilizza ossigeno, energia e due enzimi speciali: la luciferina e la luciferasi. Quando questi componenti si combinano, producono luce senza quasi generare calore, una caratteristica nota come luce fredda. La capacità di regolare il flusso d’aria permette all’insetto di controllare la frequenza dei lampeggiamenti, creando così i caratteristici segnali luminosi che vediamo.

La straordinaria efficienza di questa reazione è un tributo alla sofisticazione della natura. La luce prodotta dalle lucciole ha un rendimento vicino al 100%, trasformando quasi tutta l’energia disponibile in luce percepibile dall’occhio umano. Questo dato è ancora più sorprendente se paragonato con le invenzioni umane: una lampadina a incandescenza ha un rendimento inferiore all’8%, un tubo fluorescente arriva al 15%, una moderna lampadina LED oscilla tra il 44% e il 65%, mentre una candela ha un misero rendimento dello 0,04%.

In un mondo in cui l’efficienza energetica è sempre più importante, la bioluminescenza delle lucciole ci ricorda quanto ancora abbiamo da imparare dalla natura. Le loro delicate luci, che danzano nelle notti estive, non sono solo una meraviglia per gli occhi, ma anche un potente esempio di come l’evoluzione abbia perfezionato un processo di conversione energetica che supera di gran lunga le nostre tecnologie più avanzate.

Non bastasse, la bioluminescenza delle lucciole, in particolare della specie Luciola italica, ha applicazioni promettenti in medicina. Introdotta nei tessuti viventi, può essere usata per marcare le cellule dei mammiferi, facilitando la diagnosi di tumori e metastasi. Inoltre, trova impiego nell’immunodiagnostica e nell’individuazione di sostanze stupefacenti.

Illuminanti lucciole, anche per l’ingegno umano.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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