Le pandemie non sono certo una novità nella storia dell’umanità. Dal flagello di Atene nel V secolo a.C. alla Peste Nera del XIV secolo, dall’influenza spagnola del 1918-1919 fino al recente COVID-19, le malattie infettive hanno periodicamente sconvolto le società umane.
Ciò che è radicalmente cambiato è il nostro arsenale per combatterle. Oggi, disponiamo di strumenti senza precedenti: tecnologie di sequenziamento genetico che permettono di identificare rapidamente nuovi patogeni, piattaforme per lo sviluppo accelerato di vaccini, modelli di intelligenza artificiale per prevedere la diffusione delle malattie e reti di sorveglianza globale. Inoltre, la nostra comprensione della microbiologia, dell’immunologia e dell’epidemiologia è enormemente più avanzata rispetto anche solo a un secolo fa. Tuttavia, come dimostrato dalla pandemia di COVID-19 e dalla minaccia emergente di H5N1, questi strumenti da soli non bastano. La vera sfida risiede nella nostra capacità di utilizzarli efficacemente, coordinare gli sforzi a livello globale e agire tempestivamente di fronte a nuove minacce. La tecnologia ci offre possibilità senza precedenti, ma richiede anche una prontezza e una collaborazione internazionale mai viste prima.
Mentre il mondo sta ancora cercando di riprendersi dalla pandemia di COVID-19, un virus potenzialmente più pericoloso sta silenziosamente guadagnando terreno: l’influenza aviaria H5N1. Con una letalità che può superare il 60%, H5N1 rappresenta una minaccia che potrebbe eclissare l’impatto del coronavirus se riuscisse a diffondersi efficacemente tra gli esseri umani.
Un nemico in evoluzione
Un nemico in evoluzione H5N1 è noto da decenni come un virus che colpisce gli uccelli, ma la sua recente evoluzione sta allarmando gli esperti. Gli scienziati utilizzano il termine “viral chatter” per descrivere i segnali che indicano che un virus sta tentando di superare la barriera tra specie. Questi segnali comprendono infezioni sporadiche in nuove specie ospiti o casi isolati in esseri umani, che possono presagire un adattamento più efficace del virus. Nel caso di H5N1, questi segnali stanno diventando sempre più frequenti e preoccupanti.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una serie di eventi che suggeriscono un’evoluzione allarmante del virus:
- La diffusione tra mammiferi selvatici come volpi e procioni.
- L’infezione di mammiferi marini come leoni marini e foche.
- Il salto agli allevamenti di bovini da latte.
- Casi sporadici ma sempre più frequenti di infezioni umane.
Questi eventi, presi nel loro insieme, costituiscono un chiaro “chatter virale” che indica come H5N1 stia esplorando attivamente nuove vie di trasmissione e adattamento. La capacità del virus di infettare una gamma sempre più ampia di specie aumenta le opportunità di mutazione e ricombinazione genetica, potenzialmente portando a ceppi più adatti alla trasmissione tra mammiferi, inclusi gli esseri umani.
La minaccia nascosta nel latte
Il virus è stato rilevato anche nel latte vaccino non pastorizzato, aprendo un nuovo potenziale vettore di trasmissione. In Texas, dei gatti domestici che hanno consumato latte crudo da mucche infette sono morti rapidamente, mostrando sintomi neurologici gravi. Questo episodio evidenzia il rischio di trasmissione attraverso la catena alimentare e la capacità del virus di causare malattie severe in diverse specie di mammiferi.
Casi umani: un campanello d’allarme
Sebbene i casi umani rimangano relativamente rari, ogni infezione rappresenta un rischio potenziale di adattamento del virus. Nel 2024, lavoratori del settore lattiero-caseario e dell’industria avicola hanno contratto il virus. Ma è il caso recente in Missouri a destare maggiore preoccupazione: una persona ha contratto H5N1 senza apparente contatto con animali infetti, suggerendo una possibile trasmissione da uomo a uomo.
H5N1 vs COVID-19: un confronto allarmante
Mentre il COVID-19 ha un tasso di letalità globale stimato intorno all’1%, H5N1 ha mostrato tassi di letalità fino al 60% nei casi umani registrati. Se H5N1 dovesse acquisire la capacità di trasmettersi efficacemente tra gli esseri umani mantenendo anche solo una frazione di questa letalità, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.
Impatto ecologico e economico
L’influenza aviaria non minaccia solo la salute umana. Nel 2023, ha causato una mortalità significativa tra le aquile calve negli Stati Uniti, mettendo a rischio questa specie iconica. Inoltre, l’impatto sull’industria avicola e lattiero-casearia sta cominciando ad avere conseguenze economiche devastanti.
Lacune nella sorveglianza e nella risposta
Nonostante le lezioni apprese dalla pandemia di COVID-19, persistono gravi carenze nei sistemi di sorveglianza e risposta. Il caso in Missouri (USA) ha evidenziato come, anche in un paese avanzato come gli Stati Uniti, la capacità di tracciare e contenere potenziali focolai sia ancora inadeguata.
Un futuro incerto
Gli esperti temono che H5N1 possa persistere a lungo termine in Nord America, rappresentando una minaccia costante. La possibilità che il virus si adatti ulteriormente ai mammiferi, compreso l’uomo, è una preoccupazione reale. La preoccupazione di eminenti virologi è che, “se il virus acquisisse la capacità di trasmettersi efficacemente da uomo a uomo, potremmo trovarci di fronte a uno scenario molto più grave del COVID-19”.
Conclusione: una chiamata all’azione
La storia di H5N1 è un monito potente sulla natura in continua evoluzione delle minacce virali. Mentre il mondo è ancora alle prese con le conseguenze del COVID-19, l’ombra di H5N1 ci ricorda che la prossima pandemia potrebbe essere ancora più devastante. È essenziale intensificare gli sforzi di sorveglianza, ricerca e preparazione a livello globale. Come ha sottolineato Bill Gates in un’intervista del 2022, “avremo un’altra pandemia. Sarà un patogeno diverso la prossima volta”. La domanda non è se, ma quando, e quanto saremo preparati ad affrontarla.
(Autore: Paola Peresin)
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