“Può ben dire la sua un leone, quando a dir la loro ci sono tanti asini in giro” dice il padre. “Se citi Shakespeare ti rispondo con il Re: “Un asino raglia anche in giacca e cravatta””. Seduta tra due generazioni mentre si confrontano sul futuro prossimo che dovrebbe essere più o meno garantito dalla imminente iscrizione universitaria, constato che non conosco le citazioni attribuite a Shakespeare né a Stephen King (l’ignoranza è una brutta cosa), ma so di sicuro che usare l’asino come strumento per esempi negativi per non dire squallidi, mi rattrista non poco.
Penso che pochi animali siano stati sfruttati come schiavi come gli asini. Così, con l’intenzione di placare gli animi famigliari, mi assicuro l’attenzione di padre e figlia parlando dell’origine dell’asino domestico che deriva dall’asino selvatico, noto scientificamente come Equus africanus. Faccio notare come l’addomesticamento dell’asino selvatico sia avvenuto molto tempo fa, probabilmente tra i sei e i settemila anni. Gli esseri umani hanno riconosciuto le qualità di questo animale in termini di resistenza, adattabilità ad ambienti desertici e capacità di svolgere lavori pesanti. Di conseguenza, l’asino è stato selezionato e allevato per diventare una forma addomesticata che si è diffusa in diverse parti del mondo, contribuendo alla storia dell’umanità come animale da lavoro e da trasporto. Insomma è importante ricordare che senza gli asini avremmo avuto tutta un’altra storia.
Accantonata la foga per sciocchi aforismi e citazioni insulse sugli asini, continuo con le interessanti teorie sull’evoluzione e la diffusione dell’asino selvatico. Questa specie ha avuto originariamente un’ampia distribuzione geografica, ma nel corso del tempo il suo areale si è ristretto alla sola Africa settentrionale. Tuttavia, è possibile che in passato l’asino selvatico fosse presente anche in Arabia e nelle regioni più aride dell’Asia occidentale durante la fine del Pleistocene e l’inizio dell’Olocene.
Una teoria suggerisce che l’asino selvatico si sia originariamente evoluto in Asia e successivamente si sia diffuso in Africa. Un’altra teoria, basata sulle similitudini di variazioni dell’areale dell’alcelafo (Alcelaphus buselaphus), suggerisce che l’asino selvatico potrebbe essersi diffuso dall’Africa all’Asia occidentale. Le prove archeologiche e genetiche continuano a essere oggetto di studio per determinare l’origine e la diffusione precisa dell’asino selvatico. Padre e figlia non conoscono l’alcefalo né tantomeno la variazione storica del suo areale, ma una veloce ricerca di immagini in rete svela l’arcano ed entrambi se ne escono con un “l’Alcefalo è brutto, l’asino è bello”.
Entrambi sorridono. Ecco, almeno si trovano d’accordo sull’estetica del “somaro”.
(Foto: Qdpnews.it).
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