Un obiettivo ben chiaro in testa: continuare a diffondere la cultura dell’intelligenza artificiale e dell’innovazione, creando connessioni tra imprese, istituzioni e giovani talenti.
Lui è Michele Sangion, imprenditore, divulgatore e innovatore proprio nel campo dell’IA, settore in cui opera ormai da 12 anni sviluppando tecnologie all’avanguardia per le pubbliche amministrazioni, le aziende e il mondo dell’educazione.
Una parabola, la sua, passata anche attraverso alcune “cadute” (poi raccontate nel suo libro “FALLIMENTO 4.0: Dalla sconfitta alla rivoluzione tecnologica”) e altrettante risalite. In mezzo anche un proficuo incontro con Elon Musk, uno che di intelligenza artificiale ne sa decisamente qualcosa.
Tra le varie “rinascite” pocanzi citate, Sangion può annoverare la fondazione di Sistemevo Srl, azienda che ha ricevuto il Primo Premio al Politecnico di Milano per l’intelligenza artificiale applicata alle pubbliche amministrazioni, la creazione di EEVE Corp – San Francisco, in California, una società di intelligenza artificiale che collabora con istituti universitari e aziende per sviluppare soluzioni AI avanzate a livello internazionale, e, soprattutto, la fondazione di AION (Artificial Intelligence & Open Network) – Triennio Universitario e Hub Tecnologico, un innovativo polo formativo e tecnologico da 20.000 metri quadri nel cuore della provincia di Pordenone.
Ci può raccontare qualcosa della sua storia personale e imprenditoriale?
“Inizio a lavorare per delle aziende sul mondo finanziario e assicurativo bancario, con un percorso di oltre dieci anni, creando poi una mia azienda nel settore del risparmio gestito. Poi da lì cambiano le leggi e le normative per quanto riguarda il reclutamento dei consulenti e quindi chiudo questa impresa, la mia prima caduta, e mi metto sull’intelligenza artificiale, anche perché poi io nasco dall’informatica e l’idea era di fare qualcosa di particolare sulle tecnologie e sull’intelligenza artificiale, che a quei tempi ancora non era conosciuta. Ma c’erano gli e-commerce, i primi WWW (che la gente non capiva cos’era) e quindi abbiamo creato il primo centro commerciale online che si chiamava Ariel Center dove avevamo marchi come Ferrari, Gucci, Bugatti. La richiesta era talmente tanto alta che noi, non avendo una struttura commerciale, siamo caduti nuovamente”.
Da lì l’idea dell’intelligenza artificiale, ormai 14 anni fa quando, in Italia specialmente, dell’argomento non si parlava...
“Però c’erano i primi sentori dell’esistenza di questo sistema di tecnologia. Ho quindi aperto un’azienda, una startup innovativa, e di conseguenza ne ho dovute aprire altre due proprio sulle applicazioni dell’intelligenza artificiale: un’intelligenza artificiale algoritmica in linguaggio naturale, che potesse parlare correttamente l’italiano (non tradotto dai motori di ricerca). Quindi ci siamo specializzati nel linguaggio naturale e questo ci ha dato una gran mano, una gran forza. Successivamente però è arrivato il Covid e siamo fieri di dire che abbiamo vinto il premio Politecnico di Milano, grazie al supporto fornito ad oltre 200 Comuni e Province. Con la nostra tecnologia di intelligenza artificiale, infatti, abbiamo aiutato utenti e residenti a reperite le informazioni sulla pandemia e le leggi, normative e regole conseguenti. Piccolo problema però: con il Covid di mezzo ci siamo ritrovati circa 1250 aziende, più della metà, che non pagavano e di conseguenza siamo caduti ulteriormente”.
E qui arriviamo anche all’anticipazione dell’incontro con Musk, attuale figura di spicco dell’amministrazione Trump.
“Grazie anche ad un incontro di cui vi parlerò meglio tra poco, quello con Elon Musk, apro un’azienda a San Francisco e lì poi il processo è proseguito in positivo”.
È vero dunque che ha incontrato Musk: com’è andata e quale impressione ne ha ricavato?
“Con Elon Musk c’è stato un incontro che doveva durare 15 minuti e, in verità, è durato quasi due ore. Ho conosciuto una persona straordinariamente capace, un innovatore. Ho notato in particolare che, il suo essere posizionato in un luogo come la California, che dà i supporti necessari per innovatori, creativi e persone che hanno queste visioni (cosa che l’Italia sta incominciando a fare solo adesso, capendo finalmente quanto siano importanti le nostre capacità di espandere la mente nelle tecnologie), era un grande valore aggiunto. È stato un incontro importante che mi ha fatto capire che si possono fare veramente tantissime cose. Ho trovato una persona sensibilissima, capace e soprattutto convinta che l’intelligenza artificiale non sia un nemico, ma un supporto, un aiuto. Io la penso nella stessa identica maniera e, nello stesso tempo, lui è anche convinto che Marte sia il nostro futuro”.
Riflessione finale un po’ amara, invece, sulla “fuga di cervelli” e la necessità di trattenerli (o riportarli) in Italia. Ma forse c’è ancora spazio per crederci e invertire la rotta…
“Le tecnologie oggi sono alla portata di tutti, ma l’Italia non ha creato un chatbot come JCPT o come quello cinese, che oggi sta facendo parlare di sé, ma è altrettanto vero che, nelle mie esperienze a San Francisco e in Texas, ho visto ‘colonie’ di ingegneri italiani, di connazionali capaci che portano la nostra creatività fuori dal nostro Stato. Sarebbe bene che finalmente ci tenessimo i nostri cervelli qui in Italia e facessimo in modo di essere competitivi anche sull’intelligenza artificiale come lo siamo stati in moda, cibo, gastronomie, macchine. Questo è il mio grande sogno: far sì che la nostra scuola possa creare dei cervelli straordinari che rimangano nelle nostre aziende e che possano farci evolvere in questa tecnologia che è assolutamente amica dell’uomo se utilizzata in maniera intelligente”.
(Autore: Alessandro Lanza)
(Video e foto: Simone Masetto)
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