Si tratta di una impresa con la P maiuscola quella compiuta dal follinese Roberto De Osti, che lo scorso week-end si è laureato campione europeo “wembo single speed” a Penafiel in Portogallo. Si tratta di una particolare specialità, che unisce l’endurance (gara ciclistica di lunga durata) in questo caso 24 ore filate, con lo “single speed” cioè l’uso di un singolo rapporto da spingere per tutta la gara, il “34-20” nel caso dell’alfiere delle Nova Virtus Cycling Team di Follina.
Roberto ha pedalato per ben 22 ore su 24 rimanendo in testa alla corsa per ben 13 ore. I momenti di stanchezza non sono mancati, in un continuo ed estenuante testa a testa con il campione mondiale Andrew Hovett, superato da De Osti nell’ultima salita. E poi finalmente l’urlo liberatorio sul traguardo passato a braccia alzate, con il resto del team ad accoglierlo con il tricolore.
Ma come ci è arrivato Roberto De Osti all’endurance, specialità massacrante della mountain bike? È lui stesso a spiegarlo: “Mi sono avvicinato allo sport all’età di 25 anni ed ho iniziato a pedalare nelle fila dello storico Miane Bike Team per poi crescere con le distanze. Al vero endurance sono approdato solo nel 2011 con la 24h di Stevená”, le 24h di mountain bike sono eventi dove si percorre un circuito dai 5 ai 20 chilometri più volte nelle 24 ore di gara e vince chi fa più chilometri. La gestione di mente e fisico è fondamentale”.
Roberto prosegue “Dopo anni di 24 ore, sono passato alle ultracycling su strada, specialità nella quale nel 2016 ho vinto il campionato italiano nella categoria under 40. Ma il mio grade orgoglio rimane l’impresa compiuta sempre nello stesso anno, con la prima edizione dì “ltracyclingxilsociale” sul percorso non stop Wipfeld Follina, dove abbiamo raccolto i soldi per donare un defibrillatore e i corsi di formazione di primo soccorso per i docenti dell’Istituto Comprensivo di Follina e Tarzo”.
“Ma le distanze non mi bastano mai – afferma il biker – così nel 2018 ho partecipato alla Race Across France, una gara di 2mila 600 chilometri non stop, con un dislivello di 40mila metri, senza nessun supporto esterno. Quegli otto 8 giorni di solitudine in gara mi hanno cambiato la visione di molte cose e mi hanno dato la consapevolezza che se vuoi puoi”.
Una domanda sorge spontanea: cosa spinge Roberto verso il ciclismo estremo? La risposta non si fa attendere: “La ricerca continua di voler portare un poco oltre fisico, mente e cuore, unita alla voglia di migliorarmi prima come persona e poi come atleta. Ognuno di noi dentro ha i propri fantasmi, e rimanere ore e giorni sotto sforzo senza dormire, in competizione con altri e soprattutto con noi stessi fa uscire il meglio e il peggio di noi”.
Ma Roberto De Osti ha un grande sogno nel cassetto: “Nel 2020 vorrei fare la Capo Nord-Tarifa, la gara più lunga d’Europa, ben 7mila 500 chilometri per 21 giorni di gara”.
(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
(Foto: Iron Brain).
#Qdpnews.it