1917-1918: quando occupazione militare significava obbedienza al nemico per salvarsi la pelle

Obbedire, obbedire e ancora obbedire al “striaco” o al “todesco”. Questa fu la parola d’ordine durante l’an de la fan 1917-1918 per i profughi della sinistra Piave. O così o la fucilazione, nessuna alternativa.

Ad un mese dall’inizio dell’occupazione il messaggio era già forte e chiaro, scritto a caratteri cubitali ed affisso ai muri delle case o degli edifici pubblici. La valdobbiadenese Caterina Arrigoni lunedì 3 dicembre 1917 ne trascrive uno:

“Colla seguente notificazione sono sequestrati i seguenti viveri e oggetti: derrate alimentari di ogni genere, foraggi di ogni genere, specialmente cereali, materie prime di ogni genere come grano, colza, olio, grasso, lana, seta, cotone, ma anche cavalli, bestiame da tiro e da macello, tutti i mezzi di comunicazione, materiale ferroviario e teleferico, automobili e biciclette, materiale telegrafico e telefonico.

Villa Pampanini COZZUOLO

Ogni proprietario di tali oggetti sotto sequestro è obbligato a denunziare per iscritto la quantità al comandante comunale entro tre giorni dalla pubblicazione della presente notificazione. Chi tralascia tale denunzia sarà punito con una multa di 2 mila corone oppure con la prigione fino a 6 mesi. Chi dispone arbitrariamente degli oggetti sequestrati per recare danno all’amministrazione militare è punito secondo il giudizio statutario come reo di crimine contro la forza militare dello Stato”.

Simili ordinanze furono affisse nella futura Vittorio Veneto. Un altro esempio viene riprodotto sempre da Arrigoni pochi giorni dopo, visto che si è trasferita a Cozzuolo:

“Sono proibite le riunioni e fermarsi per strada, tutti gli uomini da 16 ai 60 anni devono presentarsi in municipio, chi sarà trovato fuori casa dal calar al levar del sole sarà fucilato, chiunque conserverà oggetti di cui non possa provare la proprietà sarà fucilato, chi dà alloggio ai soldati italiani sarà fucilato”.

 profughi

L’obiettivo degli occupanti era creare un clima di terrore basato sulla violenza e sulla pubblica gogna per chiunque violasse le regole: qualcosa di molto simile a quanto fu fatto, seppur con metodi più repressivi, tra il 1944 e il 1945 da nazisti e fascisti in Italia. Occupazione doveva significare sottomissione e paura, solo in questo modo i comandi tedeschi, prima, austro-ungarici, poi, pensavano di far valere la loro autorità sulle popolazioni venete e friulane.

Nel febbraio 1918, di fronte alla scarsità di generi alimentari, aumentarono sempre più le ordinanze agricole:

Tutti gli orti e i campi devono essere coltivati, come pure le viti e gli alberi fruttiferi. A questo scopo ogni possidente contadino ha da cominciare i lavori necessari, tutti quelli che non possiedono terreni hanno da chiedere l’assegnamento di un campo abbandonato. L’imperial regio comando d’armata procurerà la protezione della coltura con la distribuzione di semi, animali da lavoro e stallatico. Agli agricoltori come compenso è assicurata una data parte del raccolto. Il comando proibirà severamente le requisizioni senza permesso ed ogni danneggiamento alla coltivazione. Ogni contravvenzione a questa ordinanza sarà punita con l’arresto fino a un mese o con una multa fino a 500 corone”.

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In realtà, le cose non andarono affatto così perché, nei mesi seguenti, la fame crebbe costantemente tra i profughi, i soldati e gli animali. I raccolti non arrivavano nemmeno a maturazione perché i cavalli degli occupanti distruggevano ogni cosa anzitempo, rovinando le piante, non solo i frutti, le patate e gli altri ortaggi venivano raccolti e mangiati crudi da tanti piccoli ladruncoli affamati, figli dei profughi, gli stessi contadini raccoglievano tutto in anticipo per paura di rimanere a mani vuote; per non parlare delle nuove ordinanze sempre più stringenti. Caterina Arrigoni, infatti, il 24 maggio 1918 scrive:

Sentite quali sono i nuovi patti per il fieno, tali e quali li ho sentiti sia a Cozzuolo sia a Colle Umberto: primo taglio al governo, secondo taglio metà ai contadini e metà al governo se i padroni sono passati in Italia, se sono qui metà fieno ai contadini e ai padroni un buono, terzo taglio si deciderà”.

Ai primi del luglio 1918 la situazione era decisamente peggiorata: “L’imperial e regio comando d’armata ha ordinato il sequestro totale di tutte le specie di cereali, riso, fagioli, lenticchie, patate, castagne, fieno pratense o trifoglio e tutte le specie di paglia. La trebbiatura e la macinazione dei cereali devono essere fatte soltanto nei posti di trebbiatura nei mulini ad uopo destinati. La vendita o compera arbitraria di cereali, come pure la distribuzione arbitraria degli stessi, la trebbiatura clandestina e il nascondere i cereali saranno puniti con le più gravi pene d’arresto, contemporaneamente anche con la confisca di tutta la provvista trovata”.

(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Luca Nardi)
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