C’è una bellezza “domestica” che ci sta accanto, fissa ed immutabile, splendida e affascinante e con la quale in tanti vivono un rapporto di ordinaria consuetudine, di confidenza abituale, a volte di ingenerose prassi abitudinarie. In pratica, esiste un patrimonio straordinario di storia, arte, cultura, specialmente in alcuni luoghi privilegiati, che rappresentano una formidabile realtà di identità e di promozione del territorio, che non bisognerebbe dare mai per scontata, cercando invece di mettere in atto tutte le strategie e le sinergie necessarie per la sua conoscenza diffusa e la sua valorizzazione.
A volte serve uno sguardo altro, una visione da fuori, un’attenzione speciale da chi non è consueto nell’incrociare queste meraviglie donate a tutti.
Parla in questo senso l’esemplare vicenda vissuta pochi giorni scorsi nell’Abbazia di Santa Maria di Follina, decima tappa di “Giubileo 2025 – In cammino – Abbazie d’Europa”, l’importante rassegna ideata e promossa da Livia Pomodoro che dal 2023 al 2025, anno del Giubileo, attraverserà l’Europa toccando sette nazioni – Inghilterra, Francia, Germania, Olanda, Belgio, Svizzera Italia – e alcune tra le più prestigiose Abbazie del continente, molte delle quali patrimonio UNESCO. Ebbene, il pregevole edificio sacro, dal 1915 e fino a oggi custodito dai Servi di Maria, è stato al centro di una giornata intera di eventi, incontri e spettacoli nel segno della parola “Intrecci”.
Che cosa è emerso, alla luce della nostra riflessione iniziale? Sicuramente, lo stupore di chi per la prima volta varcava l’ingresso del chiostro della basilica follinese, datato 1268, per lo splendore di un monumento nazionale che lascia letteralmente senza fiato, per la maestosità delle volte, per l’equilibrio delle forme, per la preziosità degli elementi architettonici, delle opere d’arte, degli spazi abbaziali e monastici. Nel tempo estivo, in particolare, per chi giungeva da fuori e mai prima di allora aveva conosciuto direttamente Follina, sono risaltati il silenzio, la quiete, il suono dell’acqua, la dimensione spirituale percepita intensamente da uomini e donne di buona volontà di ogni credo, alla ricerca di interiorità e di fraternità al tempo stesso.
A detta proprio dei visitatori, è come se risuonasse nell’intero complesso un invito pressante a fermarsi, a sostare, a cedere il passo alla meditazione e all’ascolto, gustando la bellezza di tutto quello che compone questo simbolo di eccellenza delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, area territoriale da cinque anni dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
In ogni passaggio, in ogni angolo, in ogni frammento di scoperta della millenaria Abbazia, da sempre “intrecciata” con le vicende della comunità follinese, ci si accorge della mirabile consegna di fede e devozione mariana, e nel contempo di un contesto storico e artistico in cui abbondano i simboli, è amica fedele la musica, fanno tappa le visite di pellegrini, gruppi e comitive che giungono da ogni dove, si realizza l’accoglienza negli ambienti essenziali della Foresteria Santa Maria. Ecco, tutto questo si è dispiegato gioiosamente agli occhi degli ospiti di un giorno, che hanno ritrasmesso ai locali il loro sguardo nuovo e rapito, entusiasta e grato su questo autentico gioiello, con lo stupore di chi non si abitua mai alla grandezza dello splendore. “Follina è una cittadina che ha conservato intatto il fascino della storia – ha dichiarato Livia Pomodoro, presidente dello Spazio Teatro No’hma di Milano – Qui, tra il verde delle colline e dei filari delle vigne, l’Abbazia di Santa Maria ha rappresentato nei secoli un faro di maestosità e di bellezza, divenendo meta per i tanti pellegrini che, ieri come oggi, si mettono in cammino lontano dal frastuono del quotidiano, alla ricerca di silenzio e di speranza”.
E proprio a questo formidabile “intreccio” di storia, fede e arte, a questo luogo della memoria e del cuore, sono dedicati i ricordi felici di chi è stato qui da bambino, di chi si è sposato, di chi ha vissuto indimenticabili concerti, convegni e incontri culturali, di chi ha assistito un tempo ai colloqui in Abbazia di due grandi protagonisti del nostro tempo, Padre David Maria Turoldo e Andrea Zanzotto. Ecco, la bellezza della cultura in un luogo iconico della bellezza costruita dall’uomo, da quegli antichi monaci che si fecero interpreti di una storia e seppero condurre principi e visioni sulle vie dell’umanesimo capace di parlare a tutti. Anche a quel visitatore avanti nell’età, mai stato prima di allora nella Basilica di Follina, che al suo risveglio dopo aver pernottato in Foresteria, ammirando dalla finestra della sua stanza il chiostro alle prime luci dell’alba e ascoltando in solitudine la meravigliosa musica dell’acque della fontana centrale, decise “per la prima volta nella sua vita” – a suo dire – di rifarsi il letto, perché in quella circostanza un letto sfatto sarebbe stato per lui – che comunque aveva girato il mondo e aveva visto bellezza ovunque – una cosa riprovevole, un attentato all’armonia, una sorta di “vulnus” di fronte a un incomparabile splendore. Ecco lo stupore, lo sguardo da fuori, la gioia dell’incanto, che ogni volta esprime gratitudine per il privilegio della bellezza donata e cerca in ogni modo di amare la vita gustando l’essenziale e ciò che nobilita autenticamente l’uomo del nostro tempo: egli, qui, può trovare risposte alle domande di senso dell’esistenza e di convivialità delle relazioni.
(Autore: Redazione Qdpnews.it)
(Foto: per gentile concessione di un lettore)
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