È fra il terzo e il quarto secolo che si snoda la vita del patrono di Bergamo. Alessandro, raffigurato tradizionalmente in veste di soldato romano, appartiene alla legione Tebea ed è un comandante di centuria. Quando la legione viene spostata in Occidente, riceve l’ordine di ricercare i cristiani contro i quali era stata scatenata una persecuzione. I legionari, anche loro cristiani, si rifiutano di eseguire l’ordine e vengono sterminati. Alessandro è uno dei pochi superstiti. Dopo essere arrivato a Milano, viene riconosciuto e incarcerato. Viene condannato a morte per decapitazione ma riesce a fuggire e raggiunge Bergamo. Inizia a predicare e a convertire molte persone. Viene nuovamente catturato. E subisce il martirio: la decapitazione viene eseguita pubblicamente il 26 agosto del 303 nel luogo dove oggi, a Bergamo, sorge la chiesa di Sant’Alessandro in Colonna.
La città di Bergamo ricorda proprio il 26 agosto il suo patrono Sant’Alessandro. La cattedrale di Bergamo custodisce diverse opere d’arte dedicate al Santo patrono, tra cui la Grande Pala posta al centro dell’abside che raffigura il “Martirio di Sant’Alessandro”. La vicenda di questo Santo riportata nel dipinto, eseguito nel 1694 dal pittore napoletano Nicola Malinconico, offre diversi spunti.
La fede di Alessandro è totale, non si lascia scalfire nemmeno in prossimità della morte. Ad Alessandro, soldato della legione Tebea, è ordinato di perseguitare i cristiani ma egli rifiuta, consapevole di rischiare la propria vita per risparmiare quella di altri. Nel dipinto incastonato nella cattedrale di Bergamo attorno al Santo, oltre ai suoi assassini, sono raffigurati molti volti, uomini e donne, molti dei quali grazie a lui si sono convertiti alla fede cristiana.
(Foto: web).
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