Onda rosa

Successo per la prima edizione della “Pieve in Rosa”


La speranza di tutti è che le cose cambino davvero, in meglio, e che le tante iniziative organizzate ovunque per la Giornata della Donna 2025 possano contribuire veramente al famoso “cambio di mentalità” tanto auspicato e atteso.

Reduci da un fine settimana che ha visto il mondo femminile parlare al suo interno e verso l’intera comunità con grande forza ed entusiasmo, ci troviamo a ribadire, ancora una volta,  che l’8 marzo non può essere una celebrazione semplicemente doverosa, un omaggio sentito ma isolato durante l’anno, e che lo sguardo delle donne deve diventare stabilmente e definitivamente una componente riconosciuta, stimata, difesa e paritaria nel panorama della società moderna. L’immagine e la sostanza di “Pieve in Rosa”, ad esempio – manifestazione di domenica che ha attraversato come un grande fiume in piena, composto di duemila persone in cammino, il territorio comunale della città del Quartier del Piave – ci restituisce la voglia di partecipazione e la presenza generosa di un mondo proiettato verso il futuro, con età e generazioni che si danno la mano con la gentilezza e la solidarietà proprie delle donne.

Un silenzio “rumoroso”, una gioia contagiosa, un’esperienza vitale e condivisa che ha rinnovato le felici attività “in rosa” già consolidate in altre città della provincia di Treviso , e che ha offerto un segnale molto importante all’opinione pubblica, anche rispetto ai temi della salute, della sua tutela e dell’impegno del volontariato in questo ambito. E non poteva essere diversamente, perché le donne sono “respiro, anima e cuore delle vite dell’intera umanità”, come si è letto in uno dei moltissimi post che hanno celebrato la speciale giornata, resa ancora più bella in Alta Marca da questa “onda” pievigina, colorata e festosa, capace di mobilitare le coscienze e il coinvolgimento di un gran numero di cittadine e cittadini. Certo, il mare dei temi irrisolti, delle situazioni negative, delle insensibilità diffuse, dei pregiudizi duri a morire è ancora vasto e complicato, e le singole onde a volte possono apparire poco efficaci di fronte all’entità delle problematiche culturali, sociali ed economiche che affliggono ancora, ai giorni nostri, la vicenda dell’effettiva parità del mondo femminile. Ma non bisogna essere a tutti i costi negativi e pessimisti.

Lo ha messo bene in evidenza il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia ufficiale al Quirinale per la Festa dell’8 marzo, dedicata alla presenza femminile nell’arte. “La rivoluzione silenziosa continua anche ai nostri giorniha affermato il Capo dello Stato –  con tanti esempi positivi: sono sempre di più le donne scrittrici che scalano le classifiche di diffusione o che lavorano al vertice delle case editrici. nelle arti figurative, nell’architettura, nel design. Non esistono più settori, campi, recinti, barriere che limitino la creatività delle donne e la loro libera capacità di scelta. Anche nell’arte e nel campo musicale sono in via di superamento le categorie che assegnavano ruoli o strumenti a seconda del genere, con validissime direttrici di orchestra e musiciste che suonano strumenti un tempo abitualmente riservati ai loro colleghi di genere maschile. Così nel cinema e nel teatro aumenta il numero di registe e di produttrici, che firmano film o spettacoli”. Si tratta di una nuova primavera, che dobbiamo accogliere con soddisfazione, senza però dimenticare i tanti ostacoli che tuttora esistono, di natura materiale e culturale, per il raggiungimento di una effettiva piena parità” – ha  rimarcato il presidente Mattarella – perché “permangono pregiudizi e stereotipi sulle donne che tuttora riaffiorano anche nelle società che si ritengono più avanzate, senza ignorare che sono ancora frequenti, inaccettabili molestie, pressioni illecite nel mondo del lavoro, discriminazioni». 

E ha aggiunto: “Come non ricordare le vittime nei tanti femminicidi, anche in giorni recenti? Come non ricordare, per tutte, Giulia Cecchettin, la cui tragedia ha coinvolto nell’orrore e nel dolore l’intera Italia?», sottolineando, come già altre volte, il lavoro culturale che occorre  proseguire, a tutti i livelli, per riportare sui binari giusti del rispetto e dell’amore reciproco il rapporto uomo-donna. Proprio qui si manifesta l’impegno più grande, la prospettiva più urgente per la vera uguaglianza delle persone e la vera  coesione sociale, nella convinzione che vita buona sarà per tutti, dentro la visione di un nuovo umanesimo, se sapremo affrontare e vincere insieme, con l’educazione, il rispetto e le politiche concrete, la grande sfida della parità tra uomini e donne. Non c’è alternativa: in tanti campi finora riservati, quasi in esclusiva, all’impronta e allo stile del genere maschile, occorre spalancare porte e finestre  alla presenza e all’apporto femminile, consapevoli che da qui sono già arrivate, ormai da molti anni, dimostrazioni costanti e altissime di istruzione, cultura, professionalità e sensibilità.

Si tratta solo di prendere atto, non di mettere alla prova, superando concezioni e atteggiamenti per cui alla donna si vorrebbero quasi imporre «obblighi ulteriori” per “superare continuamente esami e giudizi più rigorosi”, come ha osservato ancora il presidente Mattarella. Le capacità e l’umanità delle donne servono oggi, più che mai, a questo mondo inquieto, preoccupato, martoriato dalle guerre, diviso e segnato ancora in tante parti del pianeta da vessazioni, limitazioni della libertà, ingiustizie e sopraffazioni delle parti più deboli. La questione femminile si impone proprio dentro questa drammatica attualità, e i grandi temi  della vita e della pace, ad esempio,  potranno trovare nuove sintesi di civiltà e di modernità solo dentro questa dimensione.

A noi resta il grande ed esaltante compito quotidiano di tradurre tutto questo nelle scelte  dell’esistenza, nelle buone relazioni, nelle apparenti piccole cose, generative di bene comune, nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, nella socialità: sarà fonte di speranza e di progresso autentico per l’intera comunità operare in concreto perché la reciprocità uomo – donna diventi questione essenziale di cultura e di civiltà per il nostro tempo.

(Autore: redazione di Qdpnews.it)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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