L’arrivo della “Festa della donna” ogni anno, a marzo, fa tirare le somme sulle conquiste finora ottenute dalla sfera femminile in materia di diritti e, allo stesso tempo, su quanto c’è ancora da fare per ottenere una piena parità sia sul piano personale che professionale. Ma è anche l’occasione per volgere lo sguardo al passato, verso profili di donna che sono riusciti a segnare un cambiamento in epoche più complesse della nostra, scardinando le regole imposte dalla società.
È il caso di Elena Lucrezia Cornaro (cognome italianizzato di Corner) Piscopia, la quale viene ricordata come la prima donna al mondo in grado di laurearsi, ottenendo nel 1678 – proprio il 25 giugno, quindi esattamente 346 anni fa – il prestigioso titolo in Filosofia all’Università di Padova.
Nata a Venezia nel 1646, Elena Cornaro era figlia di un nobile procuratore di San Marco e di una popolana, oltre che la quinta di sette figli. Il suo trisavolo, Alvise Cornaro, oltre a essere un noto umanista, era stato anche mecenate e sostenitore dell’attività del drammaturgo Angelo Beolco, più noto come Ruzzante.
Fin da piccola Elena dimostrò di avere una spiccata intelligenza, un fatto che, al tempo, destava non poco stupore, considerato come certe doti dell’intelletto venivano considerate un appannaggio esclusivo degli uomini. Il padre riconobbe immediatamente le doti della figlia e decise di enfatizzarle, con l’obiettivo di rendere la sua intelligenza un motivo di prestigio per la propria famiglia che, dal Cinquecento, era rimasta esclusa dai ruoli di potere della Repubblica di Venezia.
Per tal motivo, grazie a insegnanti e precettori, Elena Cornaro studiò teologia, latino, greco, ebraico, spagnolo, francese, arabo, aramaico, assieme a musica, eloquenza, dialettica e filosofia. Allo stesso tempo, coltivò la propria vocazione religiosa, diventando un’oblata benedettina all’età di 19 anni.
Nel 1677, tramite il padre, fece domanda per ottenere un Dottorato in Teologia, una richiesta che ottenne soltanto il rifiuto da parte del cardinale Gregorio Barbarigo (cancelliere dello studio padovano), il quale motivò il proprio rifiuto con il fatto che sarebbe stato uno sproposito dare questo titolo a una donna. Inoltre, a suo dire, non era il caso di mettersi in posizione di ridicolo di fronte agli occhi del mondo.
Soltanto grazie alla mediazione di Carlo Rinaldini, professore all’Università di Padova e amico del padre, Elena riuscì a laurearsi in Filosofia (anziché in Teologia, come avrebbe invece voluto) il 25 giugno 1678, all’età di 32 anni, suscitando la curiosità da parte della società del tempo. Fece parte anche della prestigiosa Accademia dei Ricovrati a Padova, oggi nota come “Accademia galileiana di Scienze, lettere e arti”. Dopo aver studiato a Venezia, una volta laureatasi, Elena Cornaro si trasferì a Padova, stabilendosi vicino alla Basilica del Santo. Morirà di tubercolosi qualche anno dopo, nel 1684, per essere poi sepolta nella chiesa di Santa Giustina a Padova.
Nonostante il risultato encomiabile raggiunto nella sua epoca, a Elena Cornaro vennero precluse le porte per l’insegnamento e ogni altra possibilità di realizzazione nel campo intellettuale (riservato solo alla sfera maschile) e si dovrà attendere soltanto il 1732 per incontrare una seconda laureata in Italia, ovvero la bolognese Laura Bassi, che ottenne l’ambito titolo in Fisica.
Nel 1773, intanto, Caterina Dolfin donerà una statua che la raffigurava all’ateneo patavino, ora posta nel Cortile Antico di Palazzo Bo, mentre un suo busto è situato all’interno della Basilica di Sant’Antonio, sempre a Padova. Ma la sua storia viene ricordata anche all’estero, dove il nome di questa veneziana rivive in diverse altre intitolazioni.
Il suo nome conobbe lunghi periodi di oblio, per poi ritrovare la meritata ribalta: una dinamica capitata ad altre figure femminili del passato. Anche se, all’epoca, la strada verso i diritti della donna era ancora tutta in salita e la sua laurea non smosse i pregiudizi del tempo, è pur vero che la sua figura è da interpretare come un simbolo di emancipazione femminile o, comunque, come un esempio di una donna che perseguì con tenacia i propri obiettivi, non soffermandosi di fronte ai possibili ostacoli e impedimenti incontrati.
E forse è proprio questo l’insegnamento principale che, inconsapevolmente, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia ha lasciato e che deve essere sempre ricordato. Non solo il giorno della Festa della donna, ma in ogni momento dell’anno.
(Foto: Università di Padova)
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