Siamo più bravi noi o l’intelligenza artificiale?

Intelligenza artificiale
Intelligenza artificiale

Le risposte sono state illuminanti. L’intelligenza artificiale (O1) ha dichiarato la sua superiorità in attività quali: tradurre, scrivere in italiano e comprenderne le regole anche di composizione (scrivere un racconto romantico, un giallo e persino un horror ma non umoristico), eseguire calcoli matematici di qualsiasi difficoltà, dimostrazioni geometriche e calcoli di reazioni chimiche, disegnare, fare ricerche sul web, scrivere codice e creare formule Excel e DAX e riscrivere un post per aumentare le interazioni. Mi hanno lasciato un po’ perplesso le ammissioni di superiorità in riconoscere un sintomo di una malattia, scrivere una poesia e una canzone e inventare una ricetta.

L’AI, per il momento, riconosce la sua inferiorità in molte attività creative, nella comprensione e nel suscitare emozioni e nelle attività specialistiche professionali quali interpretare e scrivere una norma, fare una diagnosi medica o di crisi di impresa, scrivere un business plan e analizzare le vendite.

Il discorso però andrebbe ampliato, come ha suggerito Claude, molto più introspettivo e “autocosciente” del rivale di Open AI Posso, introducendo una scala che rifletta meglio la realtà delle capacità:

– AI (l’IA è decisamente più efficace);

– AI+ (l’IA è più efficace ma beneficia dell’input umano);

– H+A (Collaborazione ottimale tra umano e IA);

– H+ (L’umano è più efficace ma può beneficiare del supporto IA);

– H (L’attività richiede essenzialmente capacità umane);

– N/A (Non appropriato/Non applicabile per ragioni etiche).

Il tentativo è quello di andare oltre un semplice elenco di “chi fa cosa meglio”. La vera scoperta riguarda la sinergia tra l’intelligenza artificiale e l’ingegno umano, una combinazione che apre prospettive affascinanti sul futuro della collaborazione.

L’intelligenza artificiale (IA) eccelle in compiti che richiedono velocità e precisione, come la traduzione e i calcoli complessi, mentre l’essere umano è insostituibile in ambiti creativi ed empatici. La collaborazione tra IA e umani, soprattutto nelle zone grigie, può produrre risultati eccezionali. Il futuro della collaborazione uomo-IA non riguarda la competizione, ma la complementarità, dove le macchine potenziano le capacità umane.

La prossima volta che ci chiederemo se un’IA possa fare meglio di noi in qualcosa, forse dovremmo riformulare la domanda: come possiamo lavorare insieme per ottenere risultati che nessuno dei due potrebbe raggiungere da solo?

(Autore: Alessandro Mattavelli – Sistema Ratio)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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