La sospensione o la revoca della patente possono comportare il licenziamento del lavoratore? La risposta è positiva, ma i motivi devono essere individuati in base al singolo contesto lavorativo e nel rispetto della contrattazione collettiva, nazionale o aziendale.
Questo è ciò che emerge dalla sentenza della Corte di Cassazione 26.09.2024 n. 25724, attraverso cui la Suprema Corte analizza il caso di un lavoratore, addetto alla consegna della posta, che aveva omesso di comunicare al datore di lavoro la revoca della patente.
Il tema, già affrontato dalla Corte di Cassazione, è spesso trattato anche dalla contrattazione collettiva nazionale, che tipizza le contestazioni disciplinari applicabili al lavoratore che omette di comunicare al datore di lavoro di aver subito una sospensione o la revoca della patente di guida.
La recente revisione del Codice della Strada, operata dalla L. 177/2024, comporta la necessità di rivedere i contenuti dei Ccnl sul tema e di aggiornare, eventualmente, la regolamentazione aziendale, operata attraverso un codice disciplinare aziendale o, in maniera più ampia, da una car policy aziendale.
Indipendentemente dai contenuti del nuovo Codice della Strada, che prevedono una stretta (fra le altre disposizioni) in termini di guida in stato di ebrezza, utilizzo del cellulare alla guida e violazioni del Codice della strada, il tema che emerge dall’analisi della contrattazione collettiva nazionale è che “la condotta omissiva della comunicazione del provvedimento di sospensione (o revoca) deve essere valutata sotto il profilo soggettivo, potendo ipotizzarsi la ricorrenza di un elemento volitivo qualificabile come dolo o un semplice comportamento ascrivibile alla fattispecie della colpa” (P. Dui, Guida con patente sospesa e valutazioni soggettive del comportamento del lavoratore, 2024).
Pertanto, la sospensione o la revoca della patente non è una motivazione sufficiente al licenziamento del lavoratore, ancorché la patente di guida risulti essere un requisito fondamentale per lo svolgimento della mansione. Il datore di lavoro, infatti, prima di confermare la necessità di procedere con la cessazione del rapporto, avrà la necessità di verificare soluzioni alternative di reimpiego del lavoratore (anche in funzione della durata di sospensione dalla possibilità di guida) e solo in assenza di alternative sarà possibile procedere.
Diversamente, qualora il lavoratore ometta di dare comunicazione dell’avvenuta sospensione/revoca del titolo di guida, tale comportamento potrebbe configurare un danno nei confronti dell’impresa ed il venir meno del vincolo fiduciario fra le parti, motivo di licenziamento per giusta causa.
Nel caso di specie, citato nella parte iniziale del presente commento, Poste Italiane ha operato la decisione di adottare il provvedimento espulsivo per giusta causa, a fronte di una potenziale e verosimile esposizione della stessa ad un pregiudizio di immagine, a cui si sommano i disservizi cui l’eliminazione del lavoratore ha portato (vuoto di copertura del servizio di consegna, soprattutto in un ambito di riguardo ad un servizio fondamentale ed essenziale quale quello di competenza istituzionale di Poste Italiane).
Tali considerazioni, contestualizzate nel caso affrontato dalla sentenza del settembre 2024, assumono una valenza generale, a cui ogni datore di lavoro (ed ogni regolamentazione aziendale) deve fare riferimento.
(Autore: Barbara Garbelli – Sistema Ratio)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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