Restano anche per il 2025 le regole per accedere alle varie forme di uscita pensionistica; lo si apprende dal comunicato del Governo dopo l’approvazione del DPB.
Nel Documento programmatico di bilancio vengono innanzitutto prorogati per il 2025 gli interventi di flessibilità previsti dalla scorsa legge di Bilancio: Quota 103, Ape sociale e Opzione donna.
Quota 103 prevede la possibilità di andare in pensione in anticipo con 62 anni di età e 41 anni di contributi versati, imponendo però il calcolo contributivo della pensione. Si riconosce agli iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria e alle forme esclusive e sostitutive della medesima, gestite dall’Inps, nonché alla Gestione Separata, il diritto alla pensione anticipata flessibile al raggiungimento di un’età di almeno 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 41 anni. In maniera specifica, la pensione sarà determinata secondo le regole di calcolo del sistema contributivo previste dal D.Lgs. 180/1997; potrà essere erogata entro il tetto di un importo lordo mensile non superiore a 4 volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente per le mensilità di anticipo del pensionamento rispetto ai requisiti ordinari previsti per la pensione di vecchiaia dalla “legge Fornero” (L. 214/2011).
Viene prorogata l’Ape Sociale anche per il prossimo anno, ovvero l’indennità a carico dello Stato corrisposta fino al conseguimento dei requisiti pensionistici per la pensione di vecchiaia, a favore di soggetti che si trovino nelle condizioni normativamente previste (disoccupati, invalidi, caregivers, mansioni gravose), al compimento dei 63 anni e 5 mesi, con 30/36 anni di anzianità contributiva.
Poi abbiamo Opzione donna, che consente alle lavoratrici un pensionamento anticipato, ma solo a fronte di 35 anni di contributi e 61 anni di età (ridotti di 1 anno per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni). Il ricorso a tale strumento di uscita pensionistica prevede il trattamento anticipato con l’opzione al sistema di calcolo contributivo e che potrà essere riconosciuto alle donne con un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica pari o superiore a 59 anni (per le lavoratrici con almeno 2 figli), a 60 anni (per le lavoratrici con 1 figlio), o a 61 anni (per le lavoratrici senza figli) che si trovino nelle condizioni normativamente previste (invalide, caregiver, licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per crisi aziendale, per le quali il requisito di età è pari a 59 anni).
Si ricorda che vi sono le finestre mobili di 12 mesi per le lavoratici dipendenti e di 18 mesi per le lavoratrici autonome.
Inoltre, la prossima Manovra introdurrà “un innovativo meccanismo di incentivazione alla permanenza in servizio su base volontaria” con “un incentivo significativo sul fronte fiscale” (si parla di una detassazione del 9,19% di contribuzione a carico del lavoratore), come annunciato dal Ministro dell’Economia nella conferenza stampa di presentazione delle misure. Resta da vedere quali saranno i dettagli operativi. Il Ministero dell’Economia e Finanza anticipa che saranno “potenziate” le misure “destinate ai lavoratori pubblici e privati che raggiungono l’età della pensione ma restano a lavoro”.
Autore: Aldo Forte – Sistema Ratio Centro Studi Castelli
Foto: archivio Qdpnews.it
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