Il settore avicolo è tra quelli più colpiti dall’impennata dei costi di produzione. Pesano sul comparto non solo i rincari energetici ma anche quelli delle materie prime destinate all’alimentazione animale.
Secondo l’indice Ismea dei mezzi correnti di produzione, nei primi 3 mesi del 2022 sono stati registrati complessivamente aumenti degli input produttivi del +21,1% per la carne avicola e del 50% per le uova.
La razione animale è la voce di costo che pesa di più sui bilanci aziendali (circa il 60% del totale dei costi che gravano sugli allevamenti di polli e galline ovaiole), e che sta registrando gli aumenti più significativi con un +33% nel primo trimestre di quest’anno e un ulteriore balzo del 40% ad aprile su base annua, a causa delle perduranti tensioni sui listini internazionali di mais, soia orzo.
Mentre per il segmento delle carni l’inasprimento dei costi di produzione si sta gradualmente trasferendo sui prezzi di vendita lungo le varie fasi della filiera sino al consumo finale, grazie a una domanda comunque dinamica e interessata, appare al momento più delicata la situazione delle uova, i cui acquisti dopo i brillanti risultati ottenuti durante il lockdown della prima ondata pandemica, stanno vivendo una fase di stallo, in presenza di prezzi insufficienti a garantire un’adeguata marginalità.
Più nel dettaglio, le carni avicole hanno beneficiato negli ultimi 5 anni di un aumento degli acquisti del 9% in quantità e del 19% in valore, mostrando una dinamica molto più favorevole rispetto al comparto delle carni nel loro complesso e un crescente orientamento verso prodotti a maggior valore aggiunto. Nel primo trimestre dell’anno, in risposta all’evidente incremento dei prezzi medi (+15% rispetto al 2021, +19% rispetto al 2019), la domanda al consumo ha mostrato i primi segnali di cedimento, riallenandosi ai volumi pre-pandemia, in presenza di una spesa più alta del 4% rispetto ai primi 3 mesi del 2021.
Gli acquisti di uova, dopo un quinquennio molto positivo con una crescita della spesa di quasi il 20% e un maggiore orientamento dell’offerta e della domanda verso le tipologie bio e allevate a terra, hanno accusato nel 2021 una battuta d’arresto perdendo circa il 10% sia a volume che a valore. Una tendenza flessiva che sta proseguendo anche nei primi 3 mesi dell’anno in corso (-9% in volume e -6,8% in valore).
Autore: Sistema Ratio Centro Studi Castelli