Il feretro dello “sceriffo”, infine, è uscito dal Tempio di San Nicolò, salutato dal lungo applauso di tutti i presenti. E dopo gli onori tributati dagli Alpini, il suo cappello e la fascia di “sindaco per sempre” sono stati consegnati alla vedova, la signora Maria. Ora l’ultimo viaggio, lungo quel Put di cui proprio Gentilini era stato il principale artefice. Fino all’arrivo al cimitero di Santa Bona per la cremazione.
Si è chiuso così il lungo tributo che il capoluogo della Marca ha riservato al suo ex sindaco di lungo corso Giancarlo Gentilini, e che Qdpnews.it – Quotidiano del Piave vi ha raccontato passo passo, con parole e immagini.
“Gentilini amava Treviso. E oggi la città di Treviso ha ricambiato quell’amore presenziando in massa le esequie del Sindaco – le parole del leghista Alberto Villanova – L’ultimo saluto della sua città resterà per sempre nella memoria di tutti: le polemiche e gli insulti di pochi non possono nulla contro l’amore dei molti verso un uomo che ha lasciato un segno indelebile a Treviso”.
“Con profondo dolore rinnovo le condoglianze per la scomparsa di Giancarlo Gentilini, da parte mia, del Consiglio Provinciale e di tutti i cittadini e le cittadine della Provincia di Treviso, oggi presenti in migliaia per il suo funerale – le parole di Stefano Marcon, presidente della Provincia di Treviso – La sua idea di Pubblica Amministrazione, sempre a diretto contatto con la comunità e spesso senza mezze misure, pensando fino alla fine al bene ultimo dei suoi cittadini, ha segnato indelebilmente la storia della politica, non solo nella Marca Trevigiana. L’intuito e la visione volta a custodire e valorizzare la sua Città lo ha reso un punto di riferimento, per la politica e per i trevigiani. Anche in questo ultimo viaggio, non mancherà di lasciarci un suo monito, perché la sua forza di spirito e senso delle istituzioni in qualità di amministratore ci accompagneranno sempre”.


Recitata ora la preghiera dell’Alpino. Silenzio e commozione in chiesa nell’ascoltare il coro delle Penne nere. Poi gli interventi con i ricordi dell’amico storico Giuseppe Basso, a nome della famiglia, dell’attuale sindaco Mario Conte, “erede” della Treviso di Gentilini, e del presidente della Regione, Luca Zaia, visibilmente commosso. Parole accolte dai presenti con un caloroso e sentito applauso.
“Intervengo, non nego, con un po’ di emozione in questo momento. Innanzitutto vorrei portare le mie condoglianze alla signora Maria, ai figli Antonio, Stefano e alle loro famiglie, insomma a tutti coloro che hanno voluto bene a Giancarlo. Io l’ho conosciuto nel 1993, avevo 25 anni e lui ne aveva 65 e mai avrei pensato di dover parlare davanti alla sua bare – il commiato del presidente Zaia – Devo dire che abbiamo letto un sacco di cose in questi giorni e per chi lo conosceva non erano delle novità. Noi che l’abbiamo conosciuto sappiamo quanto grande sia stato Giancarlo. Però se dovessimo fare una sintesi, c’è stato un tempo prima di Gentilini e un tempo dopo Gentilini”.
“Gentilini eredita la pubblica amministrazione, entra nel pubblico a seguito di un brutto periodo storico di questo paese. Crolla la Prima repubblica, c’è disaffezione nei confronti degli amministratori, grandi o piccoli che fossero. I sindaci non andavano più neanche a inaugurare le sagre, non frequentavano neanche più il pubblico e arriva questo ciclone nella pubblica amministrazione che si chiama Gentilini, uno sconosciuto”.
“Lui va in strada da subito, parla con i cittadini, incontra i cittadini e fa quello che nessuno ha mai avuto il coraggio di fare, far diventare attore protagonista il cittadino nella pubblica amministrazione. Chi non se lo ricorda con il taccuino nella tasca destra, più che taccuino aveva un foglio che trovava ovunque e la penna nel taschino. Quante volte l’abbiamo visto annotarsi segnalazioni da quelle più visionarie di qualche cittadino a quelle della quotidianità? Quante volte l’abbiamo sentito urlare Banderali, il suo fido capo di gabinetto il quale seguiva ogni sua indicazione? Ma lui ha indicato la via, ha dato modo a tutti noi di avere una nuova formazione”.
“Tutti noi siamo figli di Gentilini. Il giornalista in questi giorni mi ha spesso chiesto cosa significa non avere più Gentilini. Significa che se ne va una parte della nostra vita, della nostra esperienza di vita. Però significa anche che noi, lo diceva anche prima il sindaco, dobbiamo continuare sulla via che lui ha segnato. Gentilini è stato un coraggioso, diciamolo fino in fondo, Gentilini è stato un coraggioso e visionario. Forse anche a volte alimentato dalla follia di fare delle scelte controcorrente, ma che alla fine la storia ha giudicato come positive”.
“Il giorno dell’avvio del nuovo piano del traffico che noi oggi tutti amiamo, se qualche cittadino avesse trovato in giro qualcuno della giunta non so cosa avrebbe fatto. E ancora la volontà di dire che quelle mura non possono essere in quelle condizioni. Il recupero di tutte le mura di Treviso. E poi anche iniziative più mediatiche, ma sicuramente con un senso profondo, che sono state quelle che so, magari che qualcuno ha definito come una banalità, ma che sono state oggetto di grande discussione, i teschi sulle strade e gli incroci pericolosi. Ma lui esordì con una grande iniziativa, ricordiamolo, le panchine. Qualcuno la voglia descrivere come un atto scellerato di mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini, ma lui ne aveva fin troppo rispetto nei confronti dei cittadini”.
“Lui immaginava già una Treviso che fosse veramente un giardino fiorito e così l’ha riconsegnata alla sua comunità. E’ stato un coraggioso, io ricordo sempre le sue frasi, no? Gli artigli del leone, bisogna sempre avere gli artigli del leone. E anche coerente, quando mi diceva, mi chiamava a sinistra Piave perché noi entrambi eravamo della sinistra Piave, mi diceva, ricordati sempre, comandante della scialuppa ma mai mozzo di una nave”.
“Ed è stato coerente fino in fondo quando ha rinunciato in più occasioni di poter lasciare Treviso, magari per cariche molto più importanti o ritenute importanti a livello nazionale, sempre la sua Treviso. Ha insegnato a tutti noi il concetto di legalità. Quante volte abbiamo sentito dire il comune, il palazzo deve essere come un palazzo di vetro, di cristallo, deve essere trasparente. L’efficienza, la laboriosità, queste erano tutte le cifre, le caratteristiche di Giancarlo Gentilini. Gentilini ha veramente scritto più pagine di storia. Di solito quando se ne va un personaggio famoso si dice una pagina di storia della città”.
“Lui alla città, eccellenza Monsignor Vescovo, lei prima parlava dell’efficienza amministrativa, della macchina amministrativa. Ecco, Gentilini è la macchina amministrativa. Nel senso che io penso che lei abbia accolto nel profondo il suo essere. Gentilini ha sempre amato questa città. Pensate che, faccio una citazione, Adriano nelle sue memorie dice che il vero luogo nativo è quel luogo dove l’uomo pone lo sguardo per la prima volta su se stesso. E lui della Sinistra Piave da Vittorio Veneto però il suo luogo nativo è diventato assolutamente Treviso”.
“Lui l’amava Treviso. Io mi ricordo quanto ne parlasse di questa città. E le lettere? Quanti abbiamo ricevuto lettere da Gentilini? I giornalisti mi hanno chiesto, ma lei ha mai ricevuto lettere? E ho risposto, chi non l’ha ricevuta non contava nulla. Perché lui aveva assolutamente, era un grafomane, però in ogni sua considerazione, anche quelle più dure e spigolose, sapeva puntare all’essenza. L’obiettivo finale era quello di risolvere i problemi. E questo lo dobbiamo ricordare. Come lo penso adesso? Penso che intanto in paradiso avranno qualche problema. Perché comunque immagino che non abbia abbandonato la sua penna, la sua carta nella tasca della giacca, che ancora una volta si troverà ad affrontare le nuove sfide. Qualcuno diceva Gentilini è morto, qualcun altro secondo me maldestramente diceva ma ha una bella età”.
Tanto Gentilini non aveva età, questo lo dobbiamo dire. Perché chi l’ha conosciuto diceva sempre che Gentilini non aveva età. E dall’altro voglio dire che con i suoi tanti anni ha sempre vissuto la grande e ha vissuto molte vite. Perché si è veramente prodigato, impegnato nella pubblica amministrazione. E quello che fece poi prima della pubblica amministrazione, perché prima era l’ufficio legale di cassa marca. Però per tutto questo io penso che sia fondamentale dire che chi fa cose grandi nella vita si garantisce l’immortalità”.
“E quindi non lo vedremo più fisicamente, ma lo carpiremo, lo percepiremo in ogni angolo di questa città, in ogni angolo del vento. Perché poi lui era anche, vi ricordate, il sindaco per esportazione. Per cui andava anche nelle amministrazioni non di Treviso a portare avanti l’idea della buona amministrazione. Io lo saluto con il saluto che ci facevamo sempre. Ciao Sinistra Piave“.
L’omelia del vescovo Tomasi


“Cari fratelli e sorelle, siamo qui riuniti oggi per dare il nostro ultimo saluto nella fede al fratello Giancarlo Gentilini. La città, le istituzioni, i rappresentanti della vita politica e tanti cittadini hanno tributato e stanno tributando ancora un ampio omaggio alla figura umana e soprattutto politica dell’ex sindaco di Treviso, ne mettono in rilievo l’importanza per la vita della nostra città, e tratteggiano il profilo di un uomo che nella sua lunga vita ha svolto un ruolo di rilievo per il bene di tutta la comunità civile”.
“Non ho avuto modo di conoscerlo personalmente, e non ho nemmeno vissuto Treviso e il Veneto nei tempi delle sue responsabilità amministrative in città. Ma basta ascoltare solamente un poco delle reazioni alla sua scomparsa per rendersi conto della forza della sua personalità, della rilevanza della sua figura per Treviso e anche ben al di là dei confini cittadini, per tutto il panorama politico della Marca trevigiana e non solo”.


“Una personalità così forte da suscitare reazioni altrettanto forti, di vicinanza piena o di forte distacco. Colpisce però sia negli amici e compagni di visione politica, come da parte di numerosissimi cittadini che lo hanno sostenuto e che ne hanno condiviso le posizioni (e questo può quasi sembrare scontato), ma anche da parte di molti che ne sono stati avversari politici, l’unanime riconoscimento di una passione forte ed inesauribile, di un rapporto profondo e viscerale nei confronti della sua città e dei cittadini trevigiani, di una dimensione solida e generosa di servizio disinteressato per il bene comune”.


“In momenti di crisi profonda per la legittimazione del potere politico in Italia, egli ha saputo interpretare il ruolo dell’amministratore locale in un modo nuovo, vicino ai cittadini e alle loro esigenze. Non è stato soltanto gestore di una macchina amministrativa, ma prima ancora conoscitore dei bisogni e delle necessità, anche di quelle spicciole e apparentemente minori dei concittadini; ha messo mano direttamente alla soluzione delle questioni, ha avvicinato l’amministrazione alla vita quotidiana, mettendo così anche un “paletto” significativo di riferimento per l’opera delle successive generazioni di amministratori, indipendentemente, questo, anche dalla loro collocazione politica od ideologica”.


“Pensando a questo ampio riconoscimento mi è venuto alla mente un passaggio importante dell’enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti”, sulla “migliore politica”, sulla relazione tra l’attenzione alle grandi questioni e ai valori universali del genere umano con la necessità di essere radicati in una concreta esperienza locale, umana e culturale. In particolare papa Francesco ci ha insegnato che “come non c’è dialogo con l’altro senza identità personale, così non c’è apertura tra popoli se non a partire dall’amore alla terra, al popolo. Non mi incontro con l’altro se non possiedo un substrato nel quale sto saldo e radicato, perché su quella base posso accogliere il dono dell’altro e offrirgli qualcosa di autentico” (Fratelli tutti, 143). Conterà certo anche – d’altra parte – non arroccarci in atteggiamenti chiusi alle questioni e alle esigenze dell’umanità intera: le drammatiche vicende delle guerre e degli odi tra i popoli stanno a ricordarci che nessuno si può salvare da solo”.


Il sindaco Gentilini ha potuto sicuramente aggiungere ad una caratteristica della storia culturale, politica e sociale delle nostre terre, fatta di relazioni di solidarietà sociale e comunitaria profonda, fondate su principi umani e cristiani consolidata nelle comunità. In esse l’annuncio secolare del Vangelo di Cristo ha dato forma ad un radicamento locale che ha sempre saputo, nelle sue manifestazioni migliori, essere integrativo per molti e di sostegno della dignità della persona umana”.


Gli amministratori locali hanno continuato e continuano in questo solco, come hanno dimostrato in maniera eviden1ssima nei periodi difficili di completa dedizione al bene di tutti durante il periodo della pandemia, ma non solo. E scopriamo ogni giorno di nuovo, davanti alle tante nuove sfide, di essere chiamati tutti a dare motivi soprattutto ai giovani di partecipazione alla buona politica, in una democrazia luogo di ascolto, di dialogo, spazio di parole di pace per decisioni condivise”.


“La città, gli amici, tanti compagni di impegno politico, l’amministrazione, molte associazioni – cito in particolare quella degli Alpini in congedo – commemorano il compagno di strada, condividono i ricordi dell’amico, e anche molti avversari – lo abbiamo ricordato – rendono merito al suo valore. Qui, ora, in questa celebrazione eucaristica, affidiamo nella fede il fratello battezzato Giancarlo all’accoglienza misericordiosa del Padre. Lo facciamo nel giorno in cui celebriamo la festa di Santa Caterina da Siena, patrona d’Europa e l’Italia, dottore della Chiesa. È lei che ci ha consegnato la Parola di Dio che abbiamo sentito proclamare. Lei che nelle sue lettere infuocate ed appassionate ha richiamato persino i papi del suo tempo alla necessità della conversione della vita al Vangelo di Cristo, e ha esortato i responsabili della collettività del suo tempo a raggiungere le vette di una dedizione umile e capace di sacrificio personale, in vista del bene della collettività”.
Il feretro è appena arrivato nella chiesa di San Nicolò, dove ad attenderlo ci sono migliaia di persone. Oltre 2.500 quelle presenti.
La bara, accompagnata da un lungo applauso, è stata portata all’interno dagli Alpini per l’inizio della cerimonia funebre, celebrata dal vescovo di Treviso, Michele Tomasi.




Il corteo sta per arrivare in Piazza Vittoria, per giungere poi in chiesa.


Arrivati anche Matteo Salvini e il presidente della Regione, Luca Zaia. Questo il loro personale ricordo dello “sceriffo”.
Lutto cittadino a Treviso oggi, martedì, per l’ultimo saluto a Giancarlo Gentilini, il “sindaco” per antonomasia, scomparso giovedì scorso all’età di 95 anni.
Nella mattinata, dalle 10, è stata allestita la camera ardente nella sede Municipale di Ca’ Sugana, ai piedi dello scalone che conduce al piano nobile, con ingresso da via del Municipio.








Poco dopo le ore 14.30, il feretro ha lasciato il Municipio, accompagnato da una rappresentanza degli Alpini e dai tantissimi, amministratori pubblici e semplici cittadini, che si sono uniti al corteo commemorativo.




Il percorso, scandito da lunghi applausi, ha seguito via del Municipio (in senso contrario), proseguendo poi per Piazza San Vito, Piazza Indipendenza e Piazza dei Signori, dove si sono uditi i rintocchi della campana della Torre Civica.
Il corteo ha poi continuato lungo Calmaggiore, Piazza Duomo, via D’Annunzio, Piazza Pio X e Piazza Vittoria, per poi percorrere via San Nicolò, nel senso di marcia, fino a raggiungere il Tempio di San Nicolò, dove dalle 15.30 si svolgeranno le esequie.
I ricordi prima del funerale
I primi ricordi dalla camera ardente allestita a Ca’ Sugana. Ecco le parole di Alessio Trentin, vicesindaco di Arcade e imitatore di Gentilini.
E dell’ex allenatore del Treviso calcio, il trevigiano Alberto Cavasin.
(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto e video: Simone Masetto)
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