Crush, cringe, no cap, flexare: come i social cambiano la lingua secondo Edoardo Maccarrone

Edoardo Maccarrone

Si può dire che esiste un cosiddetto “linguaggio dei social”? Parole che, complice l’influsso della lingua inglese, stanno prendendo sempre più spazio su Facebook, Instagram e Tik Tok? A rispondere affermativamente alla domanda, facendo anche degli esempi, è stato Edoardo Maccarrone, 26enne di Cappella Maggiore.

Laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna, ora concilia la scrittura della tesi magistrale con il lavoro di video content manager all’interno di Marketing Espresso, agenzia di comunicazione specializzata nel mondo social e marketing, con sede nella capitale e presto con una seconda collocazione anche a Milano.

Una passione, quella per la comunicazione, che accompagna da sempre Edoardo il quale, con la sua agenzia di comunicazione, ha realizzato un video proprio in tema di nuovi linguaggi sui social.

“Da gamer sono sempre rimasto affascinato dai termini inglesi usati: il mondo online mi ha sempre interessato – la sua premessa -. Amo molto la lingua italiana, però, sicuramente, sui social vengono usate delle parole che escono direttamente dal mondo internet e del gaming, che subiscono l’influenza della lingua inglese“.

“C’è da chiarire che queste parole sono conosciute da una parte dei miei coetanei (la cosiddetta generazione Z, nata tra la seconda metà degli anni Novanta e il 2010, ndr), poi ci sono anche giovani che non le conoscono, perché dipende molto dalla singola persona, dai suoi interessi e dall’ambito lavorativo da cui proviene. Se sei una persona che lavora con i social, è ovvio che è il tuo pane quotidiano – ha chiarito -. Le persone più grandi le conoscono meno e, di conseguenza, non le capiscono. Secondo dei microdati che abbiamo, le persone over 40 e over 50 (non tutte ovviamente) vedono questa cosa come una sorta di ‘profanazione della lingua italiana’. Io credo invece che sia un fenomeno interessante e da tenere in considerazione”.

E quali sono alcune di queste parole utilizzate sui social?

“Frequente sono ‘crush’, che indica una cotta che si prende per una persona, e ‘cringe’, che è sinonimo di ‘imbarazzante’ – ha spiegato Edoardo -. Poi viene usato anche il verbo ‘flexare’, nel senso di ‘ostentare’: si dice ad esempio ‘Io flexo la macchina’”.

Quali sono altre parole meno frequenti?

“Un esempio è ‘slay’: se letteralmente in inglese significa ‘uccidere’, nello slang americano e sui social assume invece una connotazione positiva, perché si intende ‘essere bravi in qualcosa’, essere una persona che sa il fatto suo e che in un determinato campo si è particolarmente distinta – ha proseguito -. Poi da ricordare è ‘no cap’ (che spesso viene scritto con ‘no + l’emoji del cappello’): ‘Non sto cappando’ vuol dire ‘non sto dicendo bugie, ma sto raccontando la verità'”.

“Una parola che non viene usata molto, ma che mi ha affascinato perché inizialmente non la capivo, è ‘lowkey’: si trova in qualche video americano (non viene tradotta e italianizzata) e vuol dire ‘provare qualcosa segretamente’ per qualcuno – ha proseguito -. ‘Tryhardare’ significa ‘impegnarsi al massimo in qualcosa’ e proviene invece dal mondo del gaming, dove si dicono frasi come ‘Adesso tryhardo tanto e lo batto’. Nell’ambiente musicale dei rapper si sente anche ‘snitchare’, da intendere nel senso di ‘fare la spia’”.

Quale sarà il futuro di queste parole?

“Ci saranno persone che faranno uscire questi termini dal contesto internet ma, secondo una statistica, su 10 parole poi una esce effettivamente dal mondo del web – ha affermato -. Credo, quindi, che in futuro nel mondo social e del web questi termini saranno sempre più diffusi e, con le giovani generazioni, vedremo in misura maggiore il mischiarsi tra inglese e italiano. Però una minima parte di queste parole uscirà di fatto dal mondo internet”.

“Da come la vedo io, questa cosa non è né giusta né sbagliata, ma è un naturale evolversi delle cose – ha aggiunto -. Io amo la lingua italiana, che ritengo essere tra le migliori anche come melodia, ma non ci vedo nulla di male nel voler usare anche altri termini”.

Alla luce di questo scenario, quali saranno i progetti per il futuro di Edoardo con l’agenzia per cui lavora?

“Sicuramente faremo degli altri video su questo tema, per spiegare queste parole a chi usa meno i social. Un dizionario sul linguaggio dei social? Potrebbe essere un’idea”.

(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: per gentile concessione di Edoardo Maccarrone)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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