Un parco in una zona residenziale a pochi passi dal centro di Varago: è li che ieri pomeriggio è stato ucciso Aymen Adda Benameur. La sua vita spezzata a soli 17 anni da un’unica coltellata all’addome. I Carabinieri dopo aver sentito nel pomeriggio tre giovani, due minorenni e uno appena maggiorenne, in serata hanno fermato il più grande accusato di essere l’omicida.
Le urla di dolore della mamma e degli amici hanno rotto il silenzio di quello che doveva essere un tranquillo giovedì di pioggia nel Comune di Maserada sul Piave. Sono in molti – in seguito ad un giro di telefonate per avvisare della tragedia – ad essere accorsi in via Primo Maggio vicino a dove è allestito il tendone per la sagra paesana e a quel campetto in cui Aymen era solito trascorrere i propri pomeriggi con gli amici.
Il cordone dei Carabinieri fatica a tenere lontani i conoscenti: solo i genitori e qualche parente stretto si sono potuti avvicinare al corpo del giovane. Sono rimasti lì a piangerlo fino a sera quando, ormai nell’oscurità, il corpo è stato trasferito all’obitorio dove è a disposizione dell’autorità giudiziaria. Sicuramente nei prossimi giorni verrà disposta l’autopsia per accertare la morte, che secondo il primo esame del medico legale Alberto Furlanetto svolto nel luogo del delitto, è stata causata da un’unica pugnalata in pancia.
“Era un bravo ragazzo, bello e buono. Ci eravamo lasciati tre mesi fa – spiega l’ex fidanzata -. Quando stavamo assieme era appassionato di sport. Ora lo vedevo spesso in giro”. La giovane vuole oltrepassare il nastro posto dai Carabinieri per delimitare la zona dell’omicidio: “Voglio vederlo, voglio salutarlo per l’ultima volta” urla la ragazza in lacrime.
Aymen frequentava il terzo anno all’Istituto Besta di Treviso dove alcuni insegnanti lo ricordano come un bravo ragazzo e con degli ottimi voti.
“Aveva tanti sogni – spiega un amico – come tutti noi che veniamo dalle popolari e che abbiamo la fame negli occhi e la voglia di emergere”.
Il giovane abitava poco lontano dalla zona dove è stato ucciso, si era trasferito a Varago assieme ai genitori (il papà lavora da Contarina) e ai suoi tre fratelli due anni fa. Prima viveva a Spresiano, dove, appassionato di sport aveva praticato nuoto e ciclismo.
Increduli e scossi dalla tragedia, gli amici si abbracciano: “Siamo stati in classe assieme: per me era come un fratello – spiega uno di loro –. Non ci posso ancora credere. Era un ragazzo tranquillo e buono non riesco a spiegarmi cosa sia successo”.
Tra gli amici c’è chi aveva visto Aymen una settimana fa e chi solo qualche ora prima della tragedia: “Siamo tutti sconvolti – aggiungono – ci siamo visti nel primo pomeriggio e ci siamo salutati come lo si fa quando si ha la certezza di vedersi il giorno dopo. Ma questo non accadrà perché lo hanno ucciso. Ora chi l’ha fatto deve pagare“.
Secondo alcuni amici: “Non solo a Maserada ma in tutta la zona ci sono dei gruppetti di giovani violenti. C’è stata qualche rissa soprattutto nei bar ma mai pensavamo che si potesse arrivare a un omicidio. Troppa violenza, ci sono alcuni ragazzini che non hanno più controllo”.
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