“Patrizia Armellin temeva di perdere le polizze e per questo avrebbe deciso di uccidere Paolo Vaj. Angelica Cormaci, completamente succube dell’amica, l’avrebbe aiutata”. Al termine del processo per l’omicidio del 56enne morto la notte del 18 luglio 2019 nella casa di via Cal dei Romani a Vittorio Veneto, sono queste le conclusioni del pubblico ministero Davide Romanelli, che ha chiesto per la Armellin la condanna all’ergastolo. Per l’amica ha chiesto 14 anni di reclusione, riconoscendole le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. Entrambe sono accusate di omicidio volontario premeditato.
In sei ore di requisitoria, il pubblico ministero ha ricostruito l’ambiente nel quale è maturato l’omicidio di Vaj, attribuendo alle due imputate ruoli diversi. Il movente del delitto, secondo l’accusa, sarebbero state le tre polizze assicurative del valore di oltre 400 mila euro che Paolo Vaj aveva intestato a Patrizia. La donna si sarebbe convinta che lui fosse pronto a eliminarla dai beneficiari. Per questo, sempre secondo la ricostruzione del Pm, Patrizia avrebbe convinto Angelica che Vaj era un violento e andava eliminato.
Ancora prima che la giovane siciliana si trasferisse a vivere con loro a Vittorio Veneto, nelle intense conversazioni che le due avevano tramite WhatsApp e Messenger, Patrizia avrebbe raccontato all’amica anni di presunti abusi. Sarebbe stata proprio la 54enne, secondo l’accusa, l’ideatrice del delitto e la dominatrice nel rapporto tra le due donne. Angelica, nella requisitoria viene descritta come una persona fragilissima, con un passato di abbandono, totalmente succube di Patrizia e preda di allucinazioni.
Nel suo mondo infatti, coesistevano con le persone reali anche personaggi immaginari che lei chiamava per nome. Profili che emergerebbero chiaramente dai messaggi che le due si scambiavano nella chat di Telegram anche mentre erano in casa, insieme a Paolo.
“L’omino te lo faccio fuori, quel bastardo lo ammazzo anche a costo di finire in galera” avrebbe scritto Angelica più volte a Patrizia. Fino a quella tragica notte, quando il proposito di Patrizia sarebbe diventato realtà.
Angelica avrebbe anche tentato di farla desistere: “Non farlo, non puoi finire in galera, Alex non vuole” le scrive la 25enne riferendosi a uno dei suoi personaggi immaginari. Ma Patrizia sarebbe stata determinata: “La storia finisce questa sera. Ho passato vent’anni d’inferno, mi prendo i soldi delle polizze”. Non si sa perché Paolo avrebbe deciso di cambiare i beneficiari delle polizze, quello che secondo l’accusa è certo è che Patrizia temeva che, di lì a poco, il 56enne l’avrebbe fatto. Per questo le due lo avrebbero aggredito, picchiandolo.
Lui, ubriaco, sarebbe riuscito a rifugiarsi in un’altra stanza, dove le due però lo avrebbero raggiunto e, dopo essere salite su di lui, lo avrebbero soffocato con un cuscino provocandone la morte per schiacciamento toracico. Una ricostruzione sposata in pieno dalla parte civile, l’avvocato Nicodemo Gentile che rappresenta Roberta Bencini, la moglie di Vaj, che ha anche chiesto un risarcimento di 400 mila euro.
“E’ stata un’udienza molto importante – spiega l’avvocato -, nella quale il pubblico ministero ha dimostrato in modo analitico e attento che questo è stato un omicidio premeditato per motivi economici. Paolo doveva essere eliminato perché era arrivato il momento di incassare le polizze. E su questo omicidio c’è una prova regina, un dna del delitto che sono i messaggi che le due si sono scambiate dal gennaio 2019 fino alla notte del delitto. Frasi e parole inequivocabili, che descrivono il percorso che ha portato a un movente imponente che difficilmente potrà essere smontato”.
Secondo l’avvocato Gentile, quello di Patrizia e Angelica sarebbe stato “un progetto di morte che è stato anticipato dalle due quando hanno capito che Paolo avrebbe cambiato l’intestatario delle polizze”. La parte civile è soddisfatta delle richieste di condanna dell’accusa anche se su Angelica tiene a precisare: “Dopo il delitto ha scritto lettere nelle quali a Paolo sono riservate solo offese, senza mostrare neppure un po’ di pietà”.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 11 febbraio, giorno in cui sono in programma le arringhe delle difese.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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