Vittorio Veneto, area ex Carnielli l’allarme degli ambientalisti: “È inquinata, non basta mettere un tappo”

Dopo la presentazione del progetto di recupero dell’area ex Carnielli da parte del gruppo Alì, alza le antenne il movimento ambientalista veneto, mettendo in evidenza che “Il grave inquinamento da cromo esavalente nell’area della Carnielli è un problema noto da molti anni, oltre 30, ed erano in molti a saperlo, ma si è fatto sempre finta di niente; il mondo industriale e produttivo, ovviamente importantissimo per la ricchezza creata e per il lavoro, ha sempre avuto una grande responsabilità nell’inquinamento, nei disastri ambientali e anche nei risvolti sociali ed umani”.

Per Michele Boato e Toio de Savorgnani dell’Ecoistituto del veneto Alex Langer “Dell’inquinamento del cromo che la Carnielli ha sversato per anni in falda, si è parlato troppo poco. Si tratta invece di uno dei più importanti inquinamenti industriali del Veneto, come aveva fatto rilevare un ricerca universitaria di parecchi anni fa. Ricerca che noi verdi, allora presenti in consiglio comunale a Vittorio Veneto come opposizione, abbiamo divulgato, ma è sempre stata volutamente ignorata”.

Secondo gli ambientalisti l’inquinamento più importante dell’area Carnielli non è quella dell’amianto dei tetti, costoso ma facile da eliminare, mentre l’inquinamento da cromo è sotterraneo, non visibile: “Ma molto più grave – affermano – , sarebbe un grave errore ignorarlo. Infatti il cromo esavalente è una sostanza riconosciuta come cancerogena per l’uomo”.

Nessuna colpa viene mossa agli attuali amministratori di Vittorio Veneto che si sono trovati di fronte a questo grosso problema: “È stato sottovalutato e rimosso da tutte le giunte degli ultimi 40 anni – dicono De Savorgnani e Boato – ma non è giusto metterci un tappo sopra, costruendo un nuovo supermercato e “arredando” l’area in modo che di cromo non si parli più”.

Ci sono troppi punti da chiarire ancora – spiegano -, ad esempio come mai a volte i valori di inquinamento, pur dopo tanto anni, aumentano ancora invece di diminuire? Che cosa c’è in quell’area e nel sottosuolo che non conosciamo ancora? Fino a dove è arrivato l’inquinamento? Mettere un tappo di cemento non è risolvere il problema ma solo fingere che non esista più”.

(Fonte: Ecoistituto Veneto Alex Langer).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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