La Tecnosystemi di Vittorio Veneto (San Giacomo di Veglia), che si occupa di accessori per condizionamento, ricambio dell’aria e ventilazione, è stata la prima azienda del territorio a ottenere il certificato di società Benefit, uno status ancora poco conosciuto (e spesso frainteso in Italia). La società è stata quotata in Borsa nel 2006, raccogliendo circa 130 dipendenti e più di sei mila prodotti a listino.
La governance dell’azienda è suddivisa in due sezioni: da una parte c’è la direzione dell’operatività, gestita da Anna Munari, dall’altra c’è l’area commerciale, guidata dal fondatore dell’azienda Giorgio Rigoni. All’interno degli spaziosi stabilimenti, che hanno da poco visto un’importante opera di ristrutturazione, la produzione si divide tra l’area di prodotti in serie e un laboratorio dedicato alla personalizzazione degli articoli.
In magazzino si può osservare un sistema in pieno 4.0 di logistica integrata che ben descrive la scelta dell’azienda di investire in tecnologia, con l’obiettivo di consentire alle risorse umane di investire più tempo in formazione. Al microfono con Qdpnews.it, l’amministratrice delegata Anna Munari racconta l’equilibrio tra due obiettivi primari, la produttività da una parte e gli obiettivi legati alla sostenibilità, in senso ambientale ma anche etico e verso la società, dall’altra.
Che cos’è una società Benefit e qual è stato il percorso per ottenere questa certificazione?
Siamo diventati società benefit con un atto del notaio il 28 giugno del 2021: per noi è stato un atto di responsabilità. Diciamo che completava un percorso iniziato dall’azienda molti anni prima verso la sostenibilità, un percorso però poco dichiarato che necessitava di potersi ufficializzare. L’ottica è quella dell’agenda 2030, che dovremmo seguire tutti. Il termine è spesso frainteso e sconosciuto a chi non è del settore: significa avere la possibilità, il desiderio e la responsabilità di realizzare il proprio business aziendale in una dimensione che sia attenta al territorio, al sociale, alla natura. Quest’anno abbiamo redatto la nostra prima relazione di impatto e il nostro primo bilancio sociale, che vengono calcolati sulla base di alcuni parametri ESG.
Questa certificazione, quindi, non esclude dalle priorità il raggiungimento degli obiettivi di fatturato, anzi gli stakeholders sono attratti da questo status. Come mai?
A differenza del mercato italiano, dove bisogna investire ancora molto in termini di comunicazione, il mercato estero riconosce particolarmente questo valore. Noi stiamo ottenendo grandi soddisfazioni da questo certificato. Questo soprattutto nei mercati del Nord Europa, dove abbiamo già delle posizioni tra i player commerciali importanti. Nella visione europea, la società benefit è quella “in grado di garantire un futuro al mondo”, quindi capace di dare garanzia di serie A. Speriamo che molte altre aziende si pongano almeno alcuni di questi obiettivi.
Vivete anche voi un momento di tensione nella ricerca del personale? Qual è il vostro punto di vista? E perché la formazione del personale è così importante per voi?
Allora le devo dire che influiscono su questo tema che lei mi sottopone molti fattori, purtroppo dettati anche da una politica – quella del reddito di cittadinanza – che non sta sicuramente creando senso di responsabilità e di motivazione nei nostri giovani. Noi abbiamo bisogno di molte competenze diverse e questo arciere ci consente di superare alcune delle problematiche nell’assunzione di nuove risorse. Se posso usare un’espressione un po’ forte, dico che c’è un certo degrado sul senso di responsabilità sulle giovani generazioni, questo sì. Io credo molto nei giovani: noi siamo un’azienda giovane e tendiamo sempre a dare spazio ai giovani, purtroppo esiste una fetta di giovani che si fatica a motivare perché o per loro base culturale, o per la mancanza di studi, o per situazioni che vivono non riescono a cogliere le opportunità del mercato.
Il vostro settore è protagonista dell’apporto tecnologico alla sostenibilità ambientale. A che punto siete da questo punto di vista?
In questi ultimi anni, dal 2016 in poi, abbiamo fatto un salto epocale con l’introduzione del DMS in azienda, con l’automazione 4.0 che oggi insiste nella nostra azienda. Non avevamo in mente, come qualcuno può credere, di sostituire all’uomo la macchina: la verità è che l’automazione consente di togliere la persona delle attività manuali, sterili, per accompagnare invece la risorsa a svolgere attività più gratificanti dal lato formativo. All’inizio, l’automazione era vista come qualcosa che poteva creare il timore di perdere posti di lavoro, oggi invece viene vista come un’integrazione utile a poter valorizzare le proprie competenze. Per noi è molto importante la formazione e, proprio per questo, abbiamo al nostro interno un’academy.
C’è chi dice che tra i valori della sostenibilità, dev’esserci anche l’ottimizzazione del tempo. Lei è d’accordo?
Sì: una volta che la macchina consente di ridurre la manualità, il tempo può essere utilizzato per la formazione in aula, come di fatto avviene per la formazione sui terminali che in Tecnosystemi utilizziamo ormai per gestire praticamente tutto. Nessuna delle nostre risorse utilizza più carta e penna: sono tutti abilitati ad utilizzare il terminale. Questo significa aver acquisito competenze informatiche e proprietà di linguaggio: penso che questo sia veramente il valore aggiunto su cui l’imprenditoria veneta dovrebbe lavorare.
Permetta un’ultima domanda, lei crede che i suoi dipendenti siano consapevoli e interessati agli obiettivi dell’azienda?
Io penso che dalle risorse venga percepito. A noi piace parlarne con loro nei momenti in cui ci si ritrova. Coinvolgerle implica metà della fatica.
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