Parlare di una chiesa come quella di Sant’Andrea in Bigonzo a Vittorio Veneto non è cosa semplice. La più antica delle chiese della città infatti conserva al suo interno una quantità di affreschi di grande pregio e qualità, traghettati fino ai nostri giorni in maniera leggibile e fruibile al visitatore grazie ai vari interventi di restauro che nei secoli ne hanno conservato la freschezza e la leggibilità.
Le mani sono molteplici, gli autori diversi, tutti comunque compresi tra il XV e il XVI secolo. Impossibile non citare due pievani, perché di pieve si tratta, che hanno fortemente sostenuto nel XV secolo la realizzazione di molte delle opere presenti. Benedetto Cesana e il suo successore Santo Libano.
Costui, sembra, per commemorare il suo predecessore abbia fatto realizzare i due affreschi che si trovano immediatamente a destra del visitatore che entra dalla porta principale. La Messa di San Gregorio e San Michele Arcangelo rispondono ad una devozione e al suffragio dei defunti. La Messa di San Gregorio sfugge all’interpretazione usuale che viene data dell’episodio che vide il Papa protagonista, durante la Messa di un fenomeno miracoloso.
L’inedita interpretazione in questa pieve lo rappresenta inginocchiato sull’altare dove sono deposti pane e vino, evoca la deposizione di Cristo nel sepolcro, forse per dare all’affresco una collocazione che lo distingue da tutte le altre.
Maria e San Giovanni sorreggono il Corpo di Cristo che emerge dal sarcofago. Il volto di San Giovanni è riproposto in quello di San Michele Arcangelo e la data è quella del 1487 . San Gerolamo viene poi rappresentato in due episodi, sempre sulla parete destra , in cui in uno viene dipinto nelle vesti di Padre della Chiesa, accompagnato da S. Sebastiano, nell’altro si “trasforma” in un eremita penitente che si percuote con un enorme sasso il petto ai piedi della Croce, mentre sulla destra, S. Brigida si versa della cera ardente sul petto, a simulare forse la sofferenza delle piaghe del costato di Cristo.
Sulla parete sinistra possiamo osservare un affresco raffigurante la Madonna col Bambino in trono. San Rocco(con il cane) Giovanni Battista alla destra della Vergine. Alla Sua sinistra Sant’Andrea e San Bernardino da Siena.
La Veneranda Scuola dei Battuti di Serravalle chiamò Antonio Zago nei primi anni del Cinquecento a decorare la loro cappella, posta a sinistra del presbiterio. L’intervento incluse le pareti perimetrali, le vele della crociera e le arcate sui due fronti.
La cappella è dedicata a Sant’Andrea e ripercorre tutte le tappe della Sua vita fino al martirio in Croce: la storia si svolge dall’alto verso il basso in tre momenti ben distinti. La scena più ampia in basso all’altezza di chi guarda ci mostra Sant’Andrea legato e trascinato nella piazza dai suoi carnefici: il Santo appare rigido come una colonna di marmo ma dal suo volto traspare una serenità che contrasta con le feroci espressioni dei suoi aguzzini per i quali chiede perdono.
Uno degli affreschi che piace molto ai visitatori e per la sua vivacità di colori e il significato che trasmette è senz’altro uno dei più apprezzati è sulla parete destra. Tre Santi: al centro Giobbe che con la sua nudità contrasta con gli altri due Santi al suo fianco pesantemente vestiti.
Sant’Antonio Abate con il fuoco in mano che rimanda al herpes zoster comunemente conosciuta come il “Fuoco di Sant’Antonio” e San Rocco che mostra il bubbone contratto durante la sua dedizione agli appestati, dal quale guarì miracolosamente.
Si raccomanda una visita a questa pieve che carica di spunti meditativi offre a chi si avvicina per conoscerla dei momenti di arte difficilmente dimenticabili: è un’altra scoperta, una perla nel tesoro delle chiese, grandi e piccole, pievi e oratori che costellano il nostro territorio.
Veri scrigni di tesori dell’Arte Sacra che vanno aperti e riscoperti, valorizzati e tutelati per il grande messaggio che ci portano dal passato e ci danno degli spunti per rinnovare la fede nelle nostre profonde radici cristiane attraverso un linguaggio visivo comprensibile a tutti e che a tutti è rivolto con grande semplicità grazie alle abili mani dei grandi artisti del passato.
(Fonte e e foto: Pio Dal Cin © Qdpnews.it).
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