La conferma ufficiale è arrivata ieri, direttamente dal Ministero dell’Interno: l’avvocato vittoriese Bruno Barel è ora il primo procuratore di San Marco.
La Procuratoria è un ente a cui compete la tutela, manutenzione e restauro della Basilica di San Marco (occupandosi anche del campanile e dei fabbricati attorno), garantendo la sicurezza di quei 3 milioni di visitatori che si registrano ogni anno.
La Basilica di San Marco, infatti, oltre a essere uno dei simboli della città lagunare, è inoltre uno scrigno di tesori artistici, come ad esempio il complesso statuario dei quattro cavalli giunti a Venezia direttamente da Costantinopoli.
In Italia sono circa 16 le Procuratorie che agiscono in direzione della tutela dei beni storici del nostro Paese: si pensi, ad esempio, a Milano per il Duomo o a Pisa per la Torre. Quella di San Marco, intanto, è tra le quattro Procuratorie più grandi in Italia.
La Procuratoria di San Marco si compone di sette persone, due nominate dal patriarca di Venezia e le altre cinque dal ministro dell’Interno, dopo aver sentito il parere dello stesso patriarca: per questo si tratta di un ente al confine tra Stato e Chiesa.
Si tratta quindi di un ente di diritto privato, riconosciuto come una fondazione privata, con un controllo misto da parte di Chiesa e Stato.
Nel 2021 l’avvocato Barel venne nominato tra i sette componenti della Procuratoria di San Marco, direttamente dal ministro dell’Interno, mentre la carica di primo procuratore era al tempo rivestita da Carlo Alberto Tesserin, che ha portato avanti tale compito per nove anni, fino al 2024, con “l’investitura” dell’avvocato vittoriese.
Il compito viene conferito su votazione dei componenti stessi della Procuratoria, con successivo decreto di nomina da parte del ministro dell’Interno.
“Sono stato nominato dagli altri sei componenti, all’unanimità: il mio ruolo è un incarico onorario, gratuito e di servizio pubblico – ha riferito Barel – La Procuratoria è un ente che propone i vari progetti, per farli attuare in maniera collegiale. Abbiamo poi altre 60 persone fisse, che lavorano come guardiani, carpentieri e operai specializzati anche nel trattamento dei mosaici”.
“Posso dire che è un’avventura sia intellettuale che morale“, ha aggiunto.
La Procuratoria di San Marco vede al suo interno, oltre a Barel, le figure dell’architetto Alberto Torsello, dell’ex ministro Renato Brunetta, del notaio Paolo Chiaruttini, della commercialista Chiara Boldrin, di Renato Poletti (già presidente della Fondazione Giustiniani Bandini) e Angelo Pagan, vicario della diocesi di Venezia.
“Ora stiamo cercando dei giovani da affiancare agli esperti che già lavorano per noi, per un ricambio generazionale e per formarli sul campo, dando così continuità al lavoro. Stiamo pensando anche a una scuola di restauratori – ha spiegato il legale – Tutto questo perché siamo custodi di quello che è un bene di tutti, perciò diamo il massimo in quello che facciamo, trattandosi di un bene dell’umanità”.
“Il complesso della Basilica è un bene che va presidiato tutti i giorni, una macchina da tenere sotto controllo”, ha ribadito.
E a proposito di conservazione di un patrimonio culturale, sicuramente parlando della Basilica di San Marco sorge spontaneo pensare a quel 12 novembre 2019, quando l’acqua alta a Venezia toccò i 187 centimetri, mettendo a repentaglio la sicurezza della città stessa.
Un fenomeno chiamato “Aqua Granda”, che minacciò il patrimonio storico-artistico della Basilica stessa.
“L’acqua danneggiò seriamente il nartece (la parte più bassa della Basilica), entrando nella cripta: la salinità impregnò marmi e mosaici – ha raccontato Barel – Abbiamo quindi portato avanti una sfida, per salvare il patrimonio artistico: una sfida che, a distanza di cinque anni, stiamo per vincere”.
Grazie a un appalto della cifra pari a 3 milioni e 300 mila euro, la Procuratoria si è quindi concentrata su un’azione di risanamento del nartece: lavoro che dovrebbe concludersi il prossimo anno.
“Finiremo di sistemare il nartece e l’altare – ha evidenziato Barel, mentre a gennaio partirà un altro cantiere, stavolta incentrato sulla sistemazione del tetto della Basilica, che inizierà il prossimo 7 gennaio – Il risultato sarà un rinnovo interno e e della copertura del complesso della Basilica. Altri 700 mila euro serviranno ai lavori sul retro dell’edificio, dove l’acqua era entrata nella cripta”.
“Il nostro è quindi un impegno di stile e di attenzione a quello che è il biglietto da visita della città – ha proseguito – Finora abbiamo portato avanti l’obiettivo di rimediare i danni fatti da Aqua Granda, seguito da una riflessione su quello che si potrà fare per il futuro in fatto di progetti, per proteggere e valorizzare quella che è una bellezza democratica”.
“Per i prossimi tre anni abbiamo molti sogni nel cassetto: vogliamo formare del personale e cercare di rendere visibili i tesori nascosti della Basilica. Intendiamo inoltre digitalizzare tutte le vecchie foto in pellicola che ci sono, sempre per un obiettivo di conservazione – ha continuato – Pensiamo poi a rinnovare l’impianto di illuminazione e questa sarà una grande sfida”.
“Abbiamo inoltre pensato a un protocollo di intesa con l’Istituto italiano di tecnologia situato a Mestre, con 35 ricercatori, per un’attività di protezione del patrimonio artistico, anche grazie alle nuove tecnologie”, ha concluso.
(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: Matteo De Noni e per gentile concessione dell’avvocato Barel)
(Video: Matteo De Noni)
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