L’osteria veneta al centro di contrasti e misteri: “Anatolia” è il nuovo libro della scrittrice vittoriese Annarosa Tonin

La scrittrice Annarosa Maria Tonin di Vittorio Veneto a novembre pubblica il suo nono libro, “Anatolia” (Digressioni Editore), con l’introduzione di Michele Saran.

Il romanzo mette in luce tre figure femminili – Nina, Angelina, Sofia – la cui esistenza, dagli anni ’40 fino agli ’80 del Novecento, è legata all’osteria “Ai tre venti”, identificabile con le tante vecchie osterie, caratteristiche dei piccoli paesi nella pedemontana trevigiana.

L’autrice ha rinunciato alla professione di insegnante di materie letterarie e storia dell’arte per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura narrativa e saggistica, nonchè all’organizzazione di eventi culturali per la promozione della lettura (vedi “Tralerighe” a Conegliano). La sua raccolte di racconti Vento d’autunno (2011) si è classificata al terzo posto al Premio Kafka Italia 2012.

Annarosa Tonin collabora con la rivista di cultura “Digressioni”, pubblicata dalla giovane casa editrice fondata da Davide De Lucca, sostenuta da un team di autori che ha come raggio d’azione le province di Treviso, Padova e Udine.

La stesura di “Anatolia” è durata due anni e si è conclusa a gennaio, prima dell’inizio del lockdown. Visto che l’uscita del libro cade nuovamente in una fase di restrizioni anti Covid-19, le prime presentazioni si terranno on-line con le dirette Facebook, in attesa di poter tornare agli incontri in presenza nelle librerie, dove “Anatolia” sarà distribuito, in tutta Italia, entro la fine di novembre.

Annarosa, quando è stato concepito questo nono “figlio” letterario?

“Anatolia”riprende ed espande un racconto che avevo già pubblicato in un blog. Narravo la storia di una festa di compleanno , quella della protagonista, che si svolgeva all’osteria “Ai tre venti”. Poi ho capito che nella storia dovevano entrare altre figure e altri luoghi evocativi. Quindi, per dilatare la vicenda l’ho sviluppata fino alla fine della giornata, ho cercato altre ambientazioni e ho inventato un paesino, Santa Brigida, entro cui faccio ruotare altri personaggi, dagli anni ’40 fino agli anni ’80. Molte storie che mi hanno ispirato per questo libro mi sono state raccontate da altre persone. Santa Brigida è come qualsiasi paese, con l’osteria, l’asilo, l’oratorio, il torrente, il convento. Un luogo riconoscibile come tanti della nostra provincia”.

La vicenda viene narrata in prima persona dalle tre donne protagoniste e a un certo punto prende l’andamento di un thriller.

Nina, Angelina e Sofia sono le tre proprietarie dell’osteria, che si succedono negli anni. È l’osteria quasi la vera protagonista al centro di una storia di forti contrasti, in cui si intrecciano più misteri, perciò è vero che a un certo punto assume l’andamento di un thriller. Ma c’è un finale compiuto, non aperto. Per me l’elemento misterioso è legato ai luoghi del passato che racconto nei miei libri. Qui l’ho strutturato in un modo più completo. La narrazione in prima persona è il modo che mi viene più naturale di pensare e scrivere”.

Come sceglie le sue ambientazioni letterarie?

“Io sono una cacciatrice di luoghi. Le mie storie partono da questo e poi vi faccio entrare i personaggi. “Anatolia” ha quasi un impianto teatrale, le persone entrano, escono, si muovono continuamenmte come in una scena o su un palcoscenico”.

Ha già pubblicato nove scritti, tenendo conto di romanzi, racconti e saggistica. C’è ancora qualche altro lavoro in gestazione?

“Durante il primo lockdown ho scritto tanto. Sto raccogliendo il materiela per preparare il seguito de “L’uomo nell’ombra”, i miei saggi d’arte che hanno un taglio molto particolare in cui si compenetrano storia, arte, società, personaggi, aneddotica, per non annoiare il lettore e coinvolgere un pubblico più vasto, soprattutto quello della scuola”.

(Fonte: Cristiana Sparvoli © Qdpnews.it).
(Foto: Per concessione di Annarosa Maria Tonin).
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