Cinema Verdi, Vittorio Veneto, ore 22.15 di giovedì sera, in sala 3 un solo spettatore per “Un divano a Tunisi”, che racconta con ironia le avventure di Selma, una giovane psicanalista alle prese con una società piena di contraddizioni.
Ero arrivato con un certo anticipo e quando ho visto la hall vuota ho pensato “Troppo presto”. Poi però un dubbio si è insinuato tra una sinapsi e l’altra: “Vuoi vedere che..no …impossibile”. Con una certa esitazione chiedo al cassiere: “C’è ancora posto per Un divano a Tunisi”.
Protetto dalla mascherina e dalla barriera di vetro sorride e dice: “Lo vuole al centro?”. E aggiunge: “Non c’è nessuno”. “Arriveranno…Speriamo” diciamo quasi insieme”.
“I centotrentadue posti della sala sono vuoti. Mi siedo comodo, al centro, nella fila quella che ha più spazio per distendere le gambe, devo confessare con una certa soddisfazione: mai avuto un cinema – io amo il cinema – tutto per me. Riprendo la scena con il telefonino e la invio ad amici e parenti che commentano: “Mi raccomando mantieni le distanze hahaha…”.
Silenzio perfetto, niente rumori di popcorn sgranocchiati, cigolii di cartine e caramelle, brusiose chiacchiere di siore e boce, coff coff, trombonate nasali, puzzette, ruttini.
Viene in mente la scena di Nuovo Cinema Paradiso, quella dove il protagonista guarda gli spezzoni censurati di appassionati baci, e viene in mente che la gente è rimasta a casa per il terrore del contagio.
“Se va avanti così fra qualche giorno chiuderanno di nuovo tutto, chiese, cinema, palestre, biblioteche, supermercati… No scusate, lapsus, i supermercati quelli non chiudono mai. Nella hall in penombra l’anziana maschera con la mascherina mi aspetta sonnacchiosa distesa sulla poltrona e biascica uno svogliato “Buonanotte”. Mi guardo intorno per vedere se per caso ci sia qualche altro spettatore solitario. Nessuno.
Titoli di coda: “Andate al cinema, magari in due la prossima volta, perché al momento l’unico contagio possibile è quello della fantasia”.
(Fonte: Mario Anton Orefice per Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Mario Anton Orefice).
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