Era giovane vescovo di Vittorio Veneto, Albino Luciani, quando nel 1962 iniziò il Concilio Vaticano II a Roma. Nell’assemblea ecumenica che impose per sempre una svolta storica nella vita della Chiesa universale, il futuro Beato Papa Giovanni Paolo I sarebbe diventato uno dei partecipanti più significativi e ancora oggi particolarmente studiati e ricordati.
Proprio la sua attività come vescovo conciliare è stata analizzata dal professor don Davide Fiocco, sacerdote della diocesi di Belluno – Feltre, docente all’Istituto teologico Interdiocesano “Giuseppe Toniolo” di Treviso, durante il convegno di martedì 12 novembre “Giovanni Paolo I: dalla Lumen Gentium al post Concilio attraverso le carte d’archivio” organizzato dalla Fondazione vaticana Giovanni Paolo I in collaborazione con la Pontificia Università Gregoriana a Roma.
“L’azione di Luciani a Vittorio Veneto per la ricezione del Concilio – ha osservato don Fiocco – risiedeva soprattutto nella divulgazione in itinere del Concilio, che si svolse attraverso i mezzi di allora: stampa, incontri e conferenze con le persone, dando prova della sua indole catechistica. Luciani visse questo momento con vero entusiasmo, riportando fedelmente in diocesi quanto egli sperimentava in prima persona a Roma”.
“Cinque le linee principali seguite da Luciani – ha spiegato -: la riforma liturgica, la riscoperta della Bibbia, la libertà religiosa, tema spinoso che riuscì a spiegare in un’epoca in cui si faticava ad accoglierla, la struttura gerarchica della Chiesa, in un’ottica di protagonismo del laicato cattolico, e l’attività missionaria, che apriva la Chiesa a una dimensione universale”.
Don Fiocco ha tracciato il percorso del vescovo Luciani attraverso tutte le quattro sessioni del Concilio, cui partecipò partendo proprio da Vittorio Veneto, diocesi dove si era insediato nel gennaio 1959.
Tra gli appunti di Luciani sul Concilio si annovera il “Piccolo Diario”, composto da nove quaderni, dove egli riporta appunti puntuali sullo svolgimento delle diverse sessioni. Si possono trovare anche numerosi libri e opuscoli sul tema del Concilio, tra cui anche quelli redatti da Luciani sul tema conciliare e la sua applicazione nelle diocesi.
“L’11 ottobre 1962 – ha raccontato don Fiocco – Luciani annotava l’evento solenne di apertura del Concilio, manifestando l’impressione di trovarsi ‘come uno scolaretto’. Durante la prima sessione inviò ventisette lettere a seminaristi e fedeli, e al rientro a Vittorio Veneto diffuse una lettera al clero con una riflessione sul mistero della Chiesa”.
“Durante la seconda sessione – ha proseguito – Luciani operò come un cronista dall’aula conciliare e inviò le sue lettere più sentite a giovani, seminaristi e soci di Azione Cattolica”.
La terza sessione segnò l’avvio della riforma liturgica: “Luciani ne parlava con passione e convinzione ai fedeli – ha spiegato Fiocco -. Attraverso la metafora originale della trattoria egli ricordava che ‘occorre la comunità, il senso della famiglia parrocchiale, il gusto del pasto consumato insieme’, e analizzava il posto del laico nella Chiesa, ‘propagandista della sua fede e suscitatore di nuovi propagandisti’”.
Alla chiusura del Concilio, nel 1965, “Luciani in una lettera individuava per sé e l’episcopato un ruolo di medietas tra i fautori di un riformismo radicale e i conservatori ad oltranza”: “Nei suoi interventi in pubblico e nel settimanale diocesano emerge sempre una chiarezza didascalica e, insieme, un sentimento di entusiasmo dell’esperienza conciliare, prendendo le distanze dalle posizioni di estremismo”.
“Possiamo dire – ha concluso don Fiocco – che Luciani è un custode del Concilio e che questo fu per lui, e per tutti noi, un importante percorso personale ed episcopale”.
Anche il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede e presidente della Fondazione vaticana Giovanni Paolo I, nel suo messaggio letto all’inizio del convegno ha sottolineato la rilevanza ecclesiale di Luciani nel contesto del Concilio e ha definito il giovane vescovo di Vittorio Veneto un “padre conciliare”.
(Autore: da Roma Beatrice Zabotti)
(Foto e video: Beatrice Zabotti)
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