È il “turno dell’annata no” per Tapa Olearia e per i suoi produttori, che contano – secondo i dati dei due frantoi a Cavaso del Tomba e a Vittorio Veneto – poche olive e di conseguenza un rendimento non soddisfacente: mentre l’olio della Pedemontana veneta si attesta scientificamente tra i migliori, per bassa acidità e ricchezza di polifenoli, continua l’andamento altalenante descritto dai risultati degli anni prima.
L’anno scorso il bilancio era stato il migliore di sempre, 9600 quintali, chiedendo i doppi turni alla cooperativa: quest’anno si lavora un giorno sì e uno no, per mezza giornata. I quintali erano stati 6500 nel 2016, 1250 nel 2017, 8500 nel 2018 e appena 350 nel 2019.
Lino Talamini, presidente di Tapa Olearia, spiega che avere una lieve oscillazione è piuttosto normale per l’ulivo, ma il fatto che in questa zona sia così marcata può risultare anche allarmante: “Quel freddo e quelle gelate notturne ad aprile hanno fatto soffrire le piante: gli ulivi non erano preparati al colpo di coda dell’inverno. La fioritura è slittata ai primi di giugno, quando le temperature erano alte e il clima asciutto. Le olive hanno così cominciato a ingrossarsi, seccarsi e cadere”.
Talamini suggerisce di intervenire “con coraggio e lungimiranza” per provare non tanto a risolvere il problema, che pare legato anche ad altri fattori climatici, quanto tentare di ristabilire un equilibrio nella produzione: “L’anno scorso le piante d’olivo erano troppo cariche. Durante l’annata buona “vanno in stress” e non si preparano per l’anno successivo, ritrovandosi indebolite in primavera – continua, – La potatura è l’unico modo per cercare di ristabilire una regolarità rallentando l’alternanza di produzione: il produttore dovrebbe, quindi, cercare di potare di più nell’anno più produttivo, per far sì che l’olivo si carichi meno”.
Nella pratica, Tapa Olearia, che offre il proprio servizio a 570 associati in tutta la zona pedemontana, suggerisce di rinunciare in primavera a un po’ di prodotto, aumentando la potatura nelle annate buone, per riuscire a permettere alla pianta di regolarsi anche gli anni seguenti. “Il 2017 era stato l’anno del cancro rameale e non l’abbiamo più visto – ricorda Talamini, – Per rallentare l’alternanza di produzione bisogna scontrarsi anche con un fattore psicologico dei produttori, perché negli anni in cui ci sono olive spesso preferiscono approfittarne”.
Nessun dubbio, invece, sul fatto che l’olio della Pedemontana piaccia parecchio: agli olivicoltori di Vittorio Veneto, di Maser, di Cavaso e di Asolo sono già arrivate varie richieste da privati e dalle attività ristorative. “Qualitativamente il nostro olio è eccellente in termini di acidità e di polifenoli: se per essere extravergine deve avere un parametro dello 0,8, e per essere d.o.p. lo 0,5, noi siamo allo 0.2 di acidità. Spesso, inoltre, ci qualifichiamo tra i primi posti nei concorsi nazionali”. Forse per questo c’è anche chi afferma che, assaggiato l’olio locale, si fatica a tollerare quello commerciale.
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