Cos’è la paura, a cosa serve e come superarla? Nella serata di ieri martedì, durante un incontro della rassegna “Educhiamoci”, la docente di Psicologia dell’Educazione e dello Sviluppo all’Università degli Studi di Padova e presidente della spin-off Mind4Children Daniela Lucangeli ha dato una nuova luce a una delle sette emozioni primarie: la paura.
“I disturbi del neurosviluppo, i disturbi di personalità, le patologie neuro psichiatriche maggiori, le malattie neurodegenerative (tutti in drammatico aumento nel nord del pianeta) sono caratterizzati da una disorganizzazione emotivo-affettiva che ha le sue radici nelle prime fasi della vita e in particolare in esperienze traumatiche che si traducono in alterazioni epigenetiche e disregolazione dei circuiti ancestrali che mettono tra loro in relazione numerose aree del cervello, il sistema endocrino e il sistema neurovegetativo. Se non interveniamo con consapevolezza nei periodi di massima plasticità del neurosviluppo, come risultato avremo in molti soggetti una ipo-reattività del sistema che si esprimerà in forma di emotività carente/bloccata o una iper-reattività che si esprimerà in comportamenti affettivo/emotivi e pulsionali eccessivi e sregolati” si legge nella presentazione della serata, che ha visto i saluti istituzionali del vicepresidente di Banca Prealpi SanBiagio e presidente di NoixNoi Flavio Salvador, il quale ha fatto i suoi “complimenti per aver organizzato questa terza edizione. Abbiamo deciso di essere presenti perché i temi trattati rivestono una grande importanza per il presente e il futuro del nostro territorio. Valori come coraggio, solidarietà, relazione sono gli stessi che noi come credito cooperativo abbiamo”.
Cos’è la paura e a cosa serve
“La paura è un segnale forte, uno dei primi segnali di specie che dialoga con il cervello: il sistema limbico sente qualcosa e avverte le cortecce associative. Le cortecce associano poi il segnale a quello che sta accadendo – ha affermato la dottoressa Lucangeli -. La paura è una delle sette emozioni primarie con cui nasciamo con memoria di specie, è una competenza innata. Se la paura arriva a me come segnale ha uno scopo, quale? La paura è il più potente segnale che ci viene da dentro e ci dice ‘proteggiti’, è un segnale di autoprotezione, per evolversi: ti stressi (eustress) per un breve periodo con l’obiettivo di risolvere la situazione”.
La paura e l’ansia: due emozioni distinte
“La paura è momentanea e rara, se si percepisce invece un boato continuo di ‘proteggiti’ è ansia o angoscia: una condizione costante, un consumo dei processi di equilibrio che toglie energia mentale e salute. La paura ha un picco che determina un’azione (scappa, proteggiti) mentre l’ansia è un roaming costante, rimane sotto soglia. Sei perennemente stressato (distress), vampirizzando le funzioni di autoregolazione delle emozioni. La paura ti può bloccare, allontanando dal pericolo o lanciare al di là, non subendo l’ostacolo; l’ansia può solo bloccare, inibisce rendendoci prigionieri.
Al giorno d’oggi cresciamo i nostri piccoli con troppi segnali disturbanti (‘attento’, ‘non si fa’, ‘hai visto’). Al bambino, sentendo queste parole, vengono dei picchi di paura ‘non ho fatto bene, ho sbagliato. La mamma o maestra si è arrabbiata’. Il piccolo, se cresciuto con queste frasi ripetute e stabilizzate nel sistema educativo, ha informazioni costanti di allerta e di rischio. Verrà così generato un campo minato del processo di crescita, i segnali di rischio saranno fissati nella memoria e manderanno in cortocircuito le emozioni.
È un problema di salute? Certo: ogni 11 minuti si suicida un preadolescente nell’occidente del mondo; l’autolesionismo è all’ordine del giorno, circa un ragazzo su 5 si taglia; alterazione dell’alimentazione, dei sistemi di desiderio e dipendenza. L’esaurimento della gestione delle allerte continue finisce in preadolescenza, rendendo precoci i distributori dell’umore”.
Le emozioni viaggiano da persona a persona
“Siamo in un tempo di altissima allerta costante, non riusciamo più a prevedere ciò che ci mette in sicurezza. Nessuno è immune, sapere la differenza e come funzionano la paura e l’ansia non le elimineranno ma sapremmo gestirle. Dobbiamo iniziare a pensare che non siamo una specie singoli ma sociali: se hai paura tu, io sento la tua paura e mi metto in allerta. Un meccanismo che si amplifica all’interno di noi e l’uno con l’altro”.
Come superare la paura
“Le emozioni hanno bisogno di emozioni per ritrovare l’equilibrio: da un lato hai paura e dall’altro devi avere il suo antagonista, il coraggio. Puoi anche far tacere la paura con solidarietà, vicinanza, tenerezza ma risolvono del tutto la forza della paura? No, devi aumentare il coraggio trovandolo dentro di te o chiedendo aiuto all’altro. I nostri figli devono crescere in ambienti con pochi indicatori di paura e tanti di coraggio, poco di confronto e tanto di relazioni, poco di rabbia e tanto di pace. Fondamentale in educazione aumentare gli incoraggiamenti sia a noi stessi e sia ai nostri figli.
Cosa può fare la scuola nel processo educativo? Non possiamo educare alle emozioni se non siamo educate alle nostre. Basta pillole blu, la paura non si vince con l’anti depressivo ma con un salto educativo di autoregolazione della propria esistenza interiore.
La tensione costante, il giudizio, l’io giudice è un’esperienza di non salute: bloccano la relazione e non educano alle emozioni, entrando così in un sistema logorante. Quando respiriamo mettiamo l’organismo nella condizione di buttare fuori la tensione ed essere più disponibile in un processo di regolazione consapevole. L’autoregolazione del respiro e il movimento aiutano nello scarico delle tensioni. Anche il battito del cuore è importante: risintonizza la pace, le emozioni. Mettendosi “cuore a cuore”, vicini si può placare l’ansia dell’altro.
Le emozioni dicono la verità. Finché non avrò l’antagonista, il coraggio, non andrà mai via la paura. Meno provo a risolverla e più continuerà ad urlare dentro, sarai sempre in allerta. Le paure che rimangono come allerte, rimarranno lì finché non verranno ascoltate. Prima le diamo in mano l’antagonista e prima l’allarme cesserà: ’Mi devo fare coraggio’ oppure ‘mi aiuti per favore?’.
Cosa c’è oltre la paura? Il coraggio, la gioia, la tristezza, la felicità, l’amore… vogliamo una vita nel segnale della paura? Cosa vuoi esplorare adesso?”.
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