Procediamo nel nostro viaggio di ricostruzione delle appassionanti e originali Biografie del Cenedese dal secolo VI al XXI, in collaborazione con l’associazione Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche, con l’intervista a Franco Giuseppe Gobbato www.gobbatofranco.it, scrittore e storico per passione.
“Senza paradossi si può dire che Caporetto ci ha fatto bene e Vittorio Veneto del male; che Caporetto ci ha innalzati e Vittorio Veneto ci ha abbassati, perché ci si fa grandi resistendo ad una sventura ed espiando le proprie colpe, e si diventa invece piccoli gonfiandosi con le menzogne e facendo risorgere i cattivi istinti per il fatto di vincere”, scriveva Giuseppe Prezzolini, capitano del Regio Esercito riflettendo sugli eventi della Grande Guerra.
Eppure c’è una suora, una di quelle suore piccoline, esili, con gli occhiali e il passo veloce, che a Vittorio Veneto, proprio nel 1917, fa qualcosa di grande. Giuditta Cappellozza nasce nel 1885 a Piacenza d’Adige, figlia di un barcaiolo.
Un giorno, non ha ancora finto le medie, accompagna la nonna in ospedale e capisce che la sua vocazione è assistere gli infermi. Prende i voti nel 1905 con il nome di suor Pasqua al convento di Nostra Signora della Misericordia di Verona.
Poi nel 1907 diventa infermiera strumentista all’ospedale di Vittorio Veneto. È precisa, scrupolosa, attenta, ma soprattutto ha una grande memoria visiva e nella mente memorizza come in un film le sequenze delle operazioni, i gesti del chirurgo, il professor Coletti, gli imprevisti e le loro soluzioni.
Nel 1917 la macelleria di Caporetto riversa un fiume di moribondi e feriti in città. Coletti è chiamato a seguire la ritirata e a gestire gli ospedali da campo.
Suor Pasqua rimane sola ma non si perde d’animo, mette ordine e fa quello che è giusto fare con l’aiuto di Dio, come amava dire. Entra in sala operatoria, tocca a lei il camice da chirurgo, incide, amputa, sutura. Narrano le cronache che riesce anche in un difficile intervento di ricostruzione di una mandibola fratturata dall’esplosione di un colpo di mortaio.
Quando Coletti rientra in ospedale resta sbalordito e la candida a ricevere la medaglia d’oro per i benemeriti della Sanità Pubblica che le sarà consegnata da Benito Mussolini. Ma la storia va sempre avanti e nel 1944 Suor Pasqua sarà vicina ai partigiani feriti.
Una donna eccezionale che anche il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat in visita a Vittorio Veneto nel 1968 vuole conoscere e che la città fino ai giorni nostri non ha dimenticato.
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