“Vogliamo continuare nella prosecuzione dell’eredità del Concilio Vaticano II, le cui norme sapienti devono tuttora essere guidate a compimento, vegliando a che una spinta, generosa forse ma improvvida, non ne travisi i contenuti e il senso, e vegliando altrettanto a che forze frenanti e pavide non ne rallentino l’impulso di rinnovamento e di vita”.
Parlava così Papa Giovanni Paolo I – Albino Luciani al messaggio Urbi et Orbi all’indomani della sua elezione al soglio di Pietro, il 27 agosto 1978, esponendo nei sei “vogliamo” il suo programma di pontificato.
Un convegno per il primo dei sei “vogliamo”
Si è concentrato proprio sul primo dei sei volumus, dedicato al Concilio Vaticano II – cui Luciani partecipò da giovane vescovo di Vittorio Veneto, dove si era insediato nel 1959 – e la sua eredità, il convegno di studi martedì 12 novembre a Roma promosso dalla Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I in collaborazione con la Pontifica Università Gregoriana, intitolato “Giovanni Paolo I: dalla Lumen Gentium al post Concilio attraverso le carte d’archivio”.
L’evento ha rappresentato un momento importante dell’attività scientifica e di ricerca della Fondazione, che ora si sta appunto concentrando sui sei “vogliamo” di Papa Luciani, dopo le prime due giornate di studio nella stessa sede romana dedicate alle fonti del Magistero di Giovanni Paolo I – la prima sulle carte del suo Archivio privato, il 13 maggio 2022, e la seconda sulla Biblioteca personale, il 24 novembre 2023.
L’incontro, moderato da padre Federico Lombardi, è cominciato con la recita della nuova preghiera per la canonizzazione e per l’intercessione del Beato Giovanni Paolo I, ed è stato introdotto dai saluti di un rappresentante della Pontificia Università Gregoriana – dove Luciani studiò e conseguì la licenza nel 1942 e successivamente il dottorato –, di padre Rocco Ronzani, prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano, e di don Mauro Mantovani, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana.
Stefania Falasca, vice presidente della Fondazione Vaticana Paolo I e postulatrice della causa di canonizzazione, ha sottolineato come il tema del convegno metta in luce “l’attualità del messaggio e del magistero di Luciani, che non finisce con il suo tempo storico”.
Parolin: “Contribuì alla riuscita del Concilio”
Falasca ha letto il messaggio del presidente della Fondazione card. Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, a Baku per impegni diplomatici: “Il pontificato di Giovanni Paolo I iniziava a soli tredici anni dalla chiusura del Concilio quale evento decisivo per il cammino della Chiesa – ha scritto Parolin -. È perciò significativo che il primo dei “sei vogliamo” del Papa di origini venete che ne costituiscono il programma del pontificato riguardi il Concilio”.
“Nel discorso programmatico Urbi et Orbi – ha ricordato – Giovanni Paolo I cita diversi brani della costituzione dogmatica Lumen Gentium, ed emerge che egli fu padre conciliare, in quanto vescovo di Vittorio Veneto. Seppure grande enfasi è stata data ad alcuni protagonisti, la partecipazione dei singoli vescovi mostra tuttavia come nell’aula conciliare fossero presenti figure ecclesialmente rilevanti, che hanno contribuito alla riuscita del Concilio e tra queste, senza dubbio, si annovera il vescovo di Vittorio Veneto, uno tra i più giovani padri presenti in aula”.
Luciani è assurto agli onori degli altari il 4 settembre 2022 – postulatore il cardinale pievigino Beniamino Stella – e da subito è iniziato il nuovo lavoro, guidato da Falasca, per la sua proclamazione come santo. “In questi due anni dalla beatificazione – ha detto la postulatrice a margine dell’evento – sono emersi degli elementi che fanno pensare a uno sviluppo verso la canonizzazione. Quando ci saranno dei casi che si presenteranno con elementi idonei, si valuterà l’eventuale straordinarietà delle guarigioni”. La postulazione ha di recente pubblicato la preghiera e le reliquie ex indumentis per l’intercessione.
Al convegno era presente anche una rappresentanza dell’Istituto diocesano “Beato Toniolo Le vie dei Santi”, mentre altri diocesani hanno seguito la diretta streaming, come il rettore del Seminario vescovile, don Paolo Astolfo.
Presto pubblicati i testi degli interventi del convegno
Maria Grazia Zunelli, religiosa e dottoranda alla Gregoriana, ha analizzato l’attività di Luciani nel periodo episcopale preconciliare, quando la visione della Chiesa più universalmente percepita era quella giuridica”: “Nel suo ministero episcopale preconciliare, egli integrò il suo magistero con le intuizioni dei nuovi fermenti del tempo” ha osservato.
Dario Vitali, docente alla Gregoriana, si è invece soffermato sulla presenza al Concilio Vaticano II di Luciani: “Il suo contributo negli atti è costituito solo da un intervento sulla collegialità episcopale, uno studio sulla potestà nel rapporto tra pontefice e vescovi. Attraverso le note e i quaderni dove Luciani annotava e commentava gli interventi, è però possibile ricostruire una partecipazione molto vivace”.
La ricezione del Concilio a Vittorio Veneto, con Luciani vescovo, è stata al centro dell’intervento di don Davide Fiocco, bellunese, docente all’Istituto teologico Interdiocesano “Giuseppe Toniolo” di Treviso: “Egli partecipò alle quattro sessioni conciliari, informando i fedeli e il clero della diocesi vittoriese su quanto stava avvenendo in Vaticano – ha ricordato -: la divulgazione in itinere è la chiave del concilio a Vittorio Veneto, dove Luciani si pronunciava con lettere aperte, conferenze, incontri con il clero e l’Azione Cattolica, messaggi sul bollettino. In tutti emerge la sua indole catechistica nel parlare del Concilio al ‘popolo di Dio’”
Giovanni Vian, docente dell’Università Ca’ Foscari Venezia, ha illustrato il contributo di Luciani nel lavoro dei vescovi del Triveneto al Concilio Vaticano II”: “L’episcopato triveneto, come quello lombardo, ebbe un ruolo di primo piano nell’orientare le posizioni dell’intero episcopato italiano. Nelle discussioni tra i vescovi guidati dall’allora patriarca di Venezia, Urbani, Luciani si distinse per il suo stile dialogico e volto all’unità, sempre pronto a mitigare le divergenze”.
Il professor Mauro Velati ha approfondito il periodo post conciliare a Venezia del Patriarca Luciani: “Mentre alcuni vescovi italiani promossero le novità del Concilio con un progetto di riforma, Luciani a Venezia affidò il magistero a vari tipi di comunicazione: messaggi brevi alla diocesi in coincidenza con le ricorrenze del calendario liturgico, e interventi pubblici, probabilmente ispirati allo stile di San Francesco di Sales, in sedi diversi, anche esterne alla Chiesa. A questo si associa la sua originale attività di giornalista, che durante il periodo veneziano si realizzò in quotidiani e settimanali e si rivela particolarmente importante”.
Infine, il professor Gilfredo Marengo, durante il suo intervento su “L’anno della Fede e il Giubileo del 1975”, ha ricordato la posizione di “centrismo conciliare” assunta da Luciani: “Il concilio ha alimentato un movimento di crisi dottrinale, nel senso della fatica della Chiesa di allora ma anche di oggi a praticare il paradigma della storia” ha osservato, auspicando l’avvio di una nuova riflessione su fede, Chiesa e storia alle soglie del sessantesimo anniversario dal quel Giubileo del 1975.
(Autore: Beatrice Zabotti)
(Foto e video: Beatrice Zabotti)
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