La millenaria relazione tra Venezia e la sua laguna rappresenta un esempio unico al mondo di come l’uomo abbia saputo modellare l’ambiente naturale creando un ecosistema di straordinario valore, tanto che l’UNESCO nel 1987 ha riconosciuto questo binomio inscindibile come Patrimonio dell’Umanità. In questo contesto, l’attività venatoria tradizionale nelle valli da pesca ha contribuito nei secoli a plasmare e preservare gli habitat lagunari, diventando essa stessa parte integrante di quel delicato equilibrio tra natura e cultura marinara e mercantile che caratterizza questo territorio unico.
Recenti episodi di cronaca, come l’operazione dei Carabinieri “Delta del Po 2021” – condotta dal SOARDA (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali, un’unità specializzata dell’Arma dei Carabinieri) – e alcuni casi di presunte irregolarità nell’esercizio venatorio, hanno evidenziato la necessità di rafforzare l’integrazione tra attività venatoria e gestione faunistica nella laguna veneziana.
La gestione di un ecosistema complesso come quello lagunare, che gode di molteplici forme di tutela, tra tutte Patrimonio UNESCO, SIC (Sito di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zona di Protezione Speciale), richiede un approccio coordinato che ad oggi presenta ancora significative opportunità di miglioramento. Nonostante l’esistenza di strumenti amministrativi quali piani di gestione, atlanti faunistici e piani d’azione, la loro piena implementazione rappresenta ancora una sfida da affrontare.
L’evoluzione tecnologica e le moderne pratiche gestionali delle valli da caccia hanno profondamente modificato l’approccio all’attività venatoria rispetto alla tradizione. Questo cambiamento offre l’opportunità di ripensare il rapporto tra caccia e conservazione, integrando innovazione e sostenibilità nel rispetto del patrimonio culturale lagunare.
La biologia della conservazione mette a disposizione numerosi strumenti per il monitoraggio delle popolazioni, la valutazione degli habitat e la determinazione di prelievi sostenibili. L’implementazione sistematica di questi strumenti scientifici potrebbe contribuire significativamente al miglioramento della gestione faunistica in laguna.
Il patrimonio di conoscenze contenuto nei numerosi documenti tecnici prodotti negli ultimi cinquant’anni costituisce una solida base da cui partire per sviluppare una gestione più efficace. La sfida attuale consiste nel tradurre queste indicazioni in azioni concrete sul territorio, coinvolgendo tutti gli stakeholder in un processo partecipativo.
La situazione attuale della laguna di Venezia rappresenta quindi un’importante opportunità per sviluppare un modello innovativo di gestione, che sappia coniugare tutela ambientale, attività venatoria sostenibile e valorizzazione del patrimonio culturale. Il raggiungimento di questo obiettivo richiede l’impegno coordinato di tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni ai cacciatori, dal mondo scientifico alle comunità locali.
La ‘S’ di UNESCO, che sta per Scienza, può e deve guidare questo processo di rinnovamento, fornendo gli strumenti metodologici per una gestione venatoria veramente integrata nella più ampia gestione faunistica. Solo attraverso un approccio scientificamente fondato sarà possibile garantire la conservazione di questo straordinario patrimonio per le generazioni future.
I recenti fatti di cronaca potrebbero rappresentare il punto di svolta necessario per superare quella visione meramente estetico-paesaggistica che ha dominato finora la percezione e la gestione della laguna veneziana. È tempo di arricchire il nostro patrimonio culturale abbracciando un approccio conservativo basato sulla comprensione funzionale degli ecosistemi. Solo attraverso questa evoluzione culturale potremo effettivamente contrastare il bracconaggio e sviluppare una gestione venatoria che non si limiti al rispetto formale delle norme, ma che integri profondamente i principi della conservazione.
La vera sfida non è preservare l’immagine della laguna, ma comprenderne e tutelarne i complessi equilibri ecologici, all’interno dei quali anche l’attività venatoria può trovare una sua dimensione sostenibile.
(Autrice: Paola Peresin)
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