“Quando senza polenta si moriva di fame”: viaggio tra le pagine dei diari di Caterina Arrigoni

Nell’anno del Centenario della Grande Guerra sono numerose le iniziative che si susseguono per celebrare la fine di un conflitto che ha segnato non solo il territorio nazionale, ma anche quello locale.

In questo clima di riscoperta e valorizzazione del passato, spunta il diario di Caterina Arrigoni (nella foto in alto), figlia di Renato Arrigoni, notaio di Valdobbiadene, la quale decide di annotare giornalmente i fatti dell’epoca dal 31 ottobre del 1917 sino al 10 novembre del 1918.

A riesumare il prezioso diario, sono stati Luca Nardi – storico e corrispondente di Qdpnews.it – insieme a Giancarlo Follador – ricercatore di storia locale e giornalista -, i quali hanno dato vita al volume “Quando senza polenta si moriva di fame”, pubblicato dalle Edizioni Dbs nel giugno del 2016 con il contributo di un regionale dell’ottobre 2015 e dei fondi comunali.

Valdobbiadene diario Caterina arrigoni

La ricostruzione delle pagine di Caterina rappresenta un prezioso capitolo di storia locale, valorizzato dalla messa in rilievo dei passi più significativi del diario, dove fame, disagio abitativo, lontananza dai propri affetti e difficoltà di sopravvivenza sono l’altra faccia di un conflitto che ha piegato la popolazione locale.

E a raccontare tutto ciò è la figlia del notaio di Valdobbiadene, proveniente da una famiglia che godeva di grande considerazione e fiducia: è proprio Caterina a restituire il ritratto degli austriaci, gli invasori descritti nella loro barbarie e arretratezza. Ma tra loro esistono anche coloro che scelgono di dividere il proprio cibo con i civili italiani, condividendo le difficoltà dei tempi bui della guerra.

L’autrice dei diari, quindi, non si limita a fare una cronaca dei fatti, ma le pagine accolgono svariate digressioni e spiegazioni d’ambito storico, consacrando lo scritto quale preziosa testimonianza locale.

L’incubo inizia nel 1917, dopo l’occupazione militare del 10 novembre e l’ordinanza di abbandono di Valdobbiadene del 5 dicembre: palazzo Arrigoni viene colpito da una bomba e inizia l’esperienza da profughi. Essere profughi non comportava solamente svariate difficoltà di tipo abitativo, ma diveniva la condizione per trovarsi al centro di accuse e recriminazioni: una fra tutte, quella dell’aumento del prezzo del cibo.

Valdobbiadene famiglia arrigoni
(Nella foto da sinistra a destra, Caterina Arrigoni, il padre Renato e la sorella Adelia).

Se Valdobbiadene era ormai terra di esodo dilaniata dai bombardamenti, Refrontolo diviene terra di spionaggio: in questo scenario di violenza, di fame e di stupri, Caterina parte alla ricerca di cibo con i soldi che ancora conserva e che ha grazie al suo titolo nobiliare. E in questi viaggi, assiste ai coprifuochi, alle ordinanze di consegna dei metalli – come le campane paesane, poi fuse per costruire dei cannoni -, vive in prima persona lo stato di occupazione.

I primi a cadere esausti da questo conflitto interminabile sono i bambini, privi di cibo e medicine. Sono scene ricche di pathos, dolore e sofferenza, che Caterina, nonostante le emozioni provate, decide di annotare sul proprio diario, senza dimenticare alcun particolare, quasi fosse una sceneggiatrice, vista l’elevata potenza descrittiva della sua penna.

Non meno amaro sarà il ritorno a Valdobbiadene: l’edificio che si trova di fronte al municipio è stato colpito dai bombardamenti e lì si trovava anche palazzo Arrigoni. Ben 484 persone erano morte di fame e 100 per cause legate alla guerra.

Solo nel 1925 Valdobbiadene vedrà parte della propria rinascita, con il recupero del municipio, del duomo e dei palazzi dei cittadini più agiati. Nascono le banche di risparmio, grazie alle donazioni delle persone benestanti.

In tutto ciò, Caterina continuerà a cercare particolari adatti da aggiungere al racconto di quei giorni oscuri, per poter riannodare tutti i fili della storia.

Nardi e Follador, pertanto, con il loro volume hanno riaperto le tragiche pagine della nostra storia locale e riportato alla memoria chi, come Caterina Arrigoni, nonostante il dolore provocato dalla guerra, decise di non perdere mai la speranza e di tracciare quanto vissuto, per non dimenticare mai.

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
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